Vanity Fair (Italy)

Mi fanno male i capelli

- di MICHELE MASNERI

Sarà che abbiamo smesso di guardarci allo specchio, ma di uno dei temi che più dilaniavan­o le coscienze maschili prima del Covid non si parla proprio più. Prima, tutti eravamo stati tentati, inutile far finta. C’era anche un enorme indotto turistico. La meta principale dei maschi in età da calvizie era la Turchia, e negli ultimi anni erano sorte migliaia di agenzie viaggi specializz­ate: due giorni a Istanbul, clinica con personale parlante italiano, hotel convenzion­ato. Poi te ne tornavi, e ti chiudevi in casa in una specie di quarantena, aspettando che quella specie di zolletta in testa ti ricrescess­e. Chi non andava in Turchia andava a Parigi, chi a Bruxelles, chi in India, a seconda dei budget. Adesso il trapianto di capelli è stato sostituito dal vaccino. Tra chi non vuole aspettare il fatidico sms regionale, tra sensi di colpa e crisi di coscienza, non è raro sentire amici e conoscenti che partono verso le località più disparate. Ecco Belgrado, dove si sceglie à la carte, tra AstraZenec­a, Pfizer e Johnson & Johnson; poi c’è Dubai, si sta al caldo e si va in spiaggia. Taluni puntano su Mauritius, che però impone di rimanere sei mesi.

I più sovranisti pensano alla Russia (ma per lo Sputnik, tra prima e seconda iniezione, servono tre settimane. Da ammazzarsi). In Qatar, invece, è disponibil­e solo il vaccino cinese. Anche qui, ci sono ormai agenzie apposite. Son scelte (intanto, i più scaltri, la sistematin­a ai capelli se l’erano data l’anno scorso, in cliniche romane e milanesi, approfitta­ndo del primo lockdown, e non se n’è accorto nessuno).

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