IL PRINCIPE E LA PRESIDENTE
URSULA VON DER LEYEN
Martedì 6 aprile il belga Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e la tedesca Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, hanno incontrato, in Ankara, il presidente turco Erdogan. Senonché, nella poltrona vicina a Erdogan, cioè nel posto di maggior prestigio, s’è seduto il maschio Michel, mentre la femmina von der Leyen è rimasta interdetta in piedi, senza che, almeno in apparenza, vi fosse dove farla accomodare. Ursula ha mormorato un «ehm» di imbarazzo e s’è infine seduta su un divano distante tre metri dai due uomini. C’erano i cameramen, il video ha fatto il giro del mondo, ne è risultato uno scandalo enorme, che potrebbe anche costringere Michel alle dimissioni. Questioni: è l’ennesimo caso di maschilismo del presidente turco che non ha mosso un dito per evitare l’umiliazione della signora tedesca (senza contare l’imbambolamento di Michel)?, o è una trappola ordita dai responsabili del protocollo Ue, dato che le forme per questi incontri si stabiliscono in base ad accordi rigidissimi, messi per iscritto e controfirmati dalle parti?, oppure non è in realtà successo niente e se il presidente della Commissione europea fosse stato un uomo nessuno si sarebbe accorto dell’ipotetico sgarbo? Mentre la Rete battezzava il caso «sofagate», un diplomatico turco rimasto anonimo diceva al Sole 24 Ore: «Possiamo usare parole dure
nei confronti dei nostri interlocutori politici, ma certo non umiliamo i nostri ospiti».
MARIO DRAGHI
Mario Draghi resta per gli italiani il leader più apprezzato ed è il più apprezzato anche nel confronto con gli altri capi europei. Tuttavia la sua popolarità è scesa di un non insignificante 5,6%, dal 61% del 13 febbraio al 55,4% della settimana scorsa. Forse per recuperare consenso, giovedì 8 aprile il premier ha deciso di rompere un poco la sua celebre riservatezza, ha convocato all’improvviso una conferenza stampa e ha risposto, con estrema sintesi ed estrema chiarezza, a tutte le domande dei giornalisti. Una di queste domande ha riguardato proprio il caso Erdogan-Michel-von der Leyen. Draghi s’è detto dispiaciutissimo per «l’umiliazione» inflitta alla presidente della Commissione e ha poi definito Erdogan un «dittatore», precisando che comunque, con i dittatori, bisogna cooperare. Queste parole hanno avuto un’eco vastissima, tanto più che nessun leader europeo aveva pronunciato giudizi sull’episodio di Ankara e nessun leader europeo se l’è poi sentita di commentare il «dittatore» di Draghi. Il presidente turco ha replicato attraverso i suoi uomini, i quali, a proposito di dittatura, hanno rinfacciato all’Italia il ventennio fascista, e hanno ricordato che Erdogan è stato eletto dal popolo, mentre Draghi è stato solo «nominato» dal presidente della Repubblica. L’ambasciatore italiano ad Ankara è stato convocato dal loro ministro degli Esteri, il governo turco pretenderebbe scuse ufficiali, è stata anche sospesa la firma a un contratto con Leonardo per la fornitura di dieci elicotteri AW169 (valore: una settantina di milioni). Draghi finora non ha chiesto scusa, e sull’episodio non è più tornato. Fonti di Palazzo Chigi minimizzano e sostengono che la nostra diplomazia è all’opera per rasserenare le relazioni.
L’INTERSCAMBIO
Quello tra Italia e Turchia vale poco più di 13 miliardi. Esportiamo più di quanto importiamo.
DENISE PIPITONE
La russa Olesya Rostova non è Denise Pipitone, come si era sperato. I gruppi sanguigni non coincidono. Il mistero sulla bambina scomparsa da Mazara del Vallo nel 2004, all’età di quattro anni, non è ancora risolto.