SULL’ORLO DEL BARATRO
Il più acerrimo nemico del Ddl Zan, il leghista SIMONE PILLON, vede nella legge il primo passo di un esperimento di ingegneria sociale mirato a istituzionalizzare la cultura gender e a distruggere la famiglia tradizionale
Questo è l’inizio di un gigantesco esperimento di ingegneria sociale».
Chi lo condurrebbe, la famosa «lobby gay»?
«Se a voi giornalisti piace questo nome, usate questo».
A me non piace. Però l’ha lasciato intendere lei in diverse interviste.
«Preferisco parlare di alcune forze politiche “liberali” presenti in varie nazioni che, pur convinte di fare una cosa buona, vogliono abolire la famiglia naturale e l’identità sessuale».
Confesso: ho un debole per Pillon. Non per quel che dice né tantomeno per il come, ma per la tenacia con cui lo ripete. Mentre mezza Italia chiede l’approvazione del Ddl Zan, mentre le star si accodano promuovendo raccolte firme, lui sta incardinato là, a declamare i suoi concetti ogni volta come fosse la prima: con le frasi ben scandite, il sorriso sempre presente e il papillon in ordine.
Per gli oppositori, un troll a servizio dei più estremi conservatori.
Per i sostenitori, un baluardo contro i liberali estremi. Di sicuro, un combattente. Uno che anziché soffrire i tempi lunghi, su quelli si esprime al meglio, abbastanza abile anche da capitalizzarli politicamente con polemiche e opposizioni. Anche grazie a quelle, l’avvocato di origini bresciane, con specializzazione in diritto di famiglia, una moglie, tre figli e 50 anni a giugno, nel 2018 è diventato senatore della Lega. Oggi, è uno dei volti più famosi del partito su temi come famiglia e diritti civili. Tra le altre battaglie, quella contro l’utero in affitto («Pratica disumana»); contro l’insegnamento dell’«ideologia gender»; a favore dell’affido condiviso (il cosiddetto Ddl Pillon); e, da ultima, quella contro il Ddl sull’omotransfobia, misoginia e abilismo, ancora fermo in Senato per l’ostruzionismo della Lega. Il tormentone di Matteo Salvini è che in questo momento «dovremmo occuparci dell’epidemia e della ripartenza». Quello di Simone Pillon è che «le famiglie vogliono risposte su sanità, lavoro, economia e scuola». Altro che Ddl Zan. «Ci sono altre norme che dovrebbero avere la priorità».
Eppure, a guardare il calendario dei lavori degli ultimi mesi, il Senato si è occupato, tra le altre cose, dell’«abilitazione all’esercizio della professione di avvocato», della «riorganizzazione del Coni», della «Commissione d’inchiesta sui fatti accaduti alla Comunità del Forteto» e della «dichiarazione di monumento nazionale dell’ex campo di prigionia di Servigliano». Non proprio temi di
«Io non voglio che i miei figli si ritrovino a scuola le DRAG QUEEN che leggono loro fiabe in cui un principe sposa un altro principe»
strettissima attualità pandemica. «Quelli però sono testi condivisi da tutta la maggioranza. Il Ddl Zan no. Se ci spacchiamo su un tema come questo, creiamo un clima in cui è difficile lavorare».
Riformulo, il Ddl Zan non è prioritario per questo Parlamento...
«Noi della Lega stiamo evitando di presentare testi a cui teniamo, ma che sarebbero divisivi. Ci aspettiamo che gli altri facciano lo stesso. Non ha senso sprecare tempo a farci ostruzionismo».
A proposito di ostruzionismo, i suoi colleghi di Forza Italia hanno detto: «Votiamo questo testo, ognuno come vuole, ma non è liberale non analizzarlo nemmeno».
«Nel rispetto delle regole, faremo di tutto per bloccarlo, perché questo testo non vuole tanto tutelare le persone, quando chiuderci la bocca».
Prego?
«Il disegno di legge parte da un argomento condivisibile, proteggere le persone».
Ma?
«Mira a imporre un pensiero unico e punire chi la pensa diversamente».
Mi faccia un esempio.
«Se io dirò, come dirò, che la famiglia è composta da padre e madre e che l’utero in affitto è una barbarie, rischio di andare galera».
Eppure, lo stesso Alessandro Zan ha assicurato che potrebbe dirle, essendo opinioni e non istigazioni alla discriminazione.
«Il Ddl è molto vago su questo. Non specifica il concetto di istigazione alla discriminazione: si preoccupa più che altro di strumentalizzarlo».
Per quale fine?
«Per distruggere la famiglia naturale, attraverso un gigantesco esperimento di ingegneria sociale in quattro fasi».
Me lo descriva.
«Come prima cosa si chiude la bocca a chi la pensa diversamente».
E questo secondo lei sarebbe il compito del Ddl Zan.
«Esatto. Una volta fatto questo, si introdurrà il matrimonio gay, in modo da normalizzare l’unione tra due persone dello stesso sesso».
Poi?
«Si normalizzerà l’adozione e l’utero in affitto».
Infine?
«Si completerà l’indottrinamento gender nelle scuole. Si insegnerà che ognuno può sentirsi uomo o donna, o altro, in base a come si sveglia la mattina. E che tutto è famiglia: due uomini, tre donne, cinque uomini…».
In che modo la famiglia naturale verrà distrutta?
«Se tutto è famiglia, niente è più famiglia. Creeremo una società di individui soli, in cui i bambini nasceranno con gli uteri in affitto e cresceranno con il Genitore 1 e il Genitore 2».
Torniamo alla prima fase. È un dato di fatto che, nonostante i numerosi richiami degli organismi internazionali, l’Italia non abbia ancora istituito una normativa contro questo tipo di reati.
«Esiste già l’aggravante per i reati commessi per “motivi futili e abietti”. Noi della Lega siamo disposti addirittura ad aumentare le pene. Semplicemente, non vogliamo creare vittime più uguali degli altri.
E chi aggredisce gli anziani?
O le persone sovrappeso?».
Il Ddl Zan estende ai reati di omofobia la Legge Mancino, che dal 1993 punisce le discriminazioni per razza o religione. Eliminiamo anche quelle?
«Leviamo tutte le categorie e andiamo a sanzionare chiunque manchi di rispetto a una persona in quanto persona».
Le piace invece l’introduzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia?
«Preferirei un altro tipo di giornata».
Quale?
«La Giornata per il rispetto delle persone».
Un po’ generica.
«Se insegniamo che gli omosessuali si rispettano, ma si possono insultare quelli sovrappeso, non facciamo un buon servizio».
Nessuno insegna questo, infatti.
«Il Ddl prevede, nell’imminenza della Giornata, attività di sensibilizzazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Una scusa per portare avanti nelle scuole l’agenda Lgbt».
Ovvero?
«Io non voglio che i miei figli si ritrovino a scuola le drag queen che leggono loro fiabe in cui il principe azzurro sposa un altro principe, o la bella addormentata viene svegliata dal bacio di un’altra principessa. Se qualcun altro genitore lo vuole, ha tutto il mio rispetto. Ma su mio figlio devo poter decidere io».
Come risponde a chi la insulta definendola omofobo?
«È facile costruire l’altro come un mostro su internet. Più difficile conoscerne le ragioni. Se vuole le mando 70 pagine con gli insulti che ho ricevuto negli ultimi due giorni».
Sbagliati, ovviamente.
«Cristianamente, pregherò per chi me li ha inviati».
Come ha trovato la fede?
«La fede non è mai trovata, è un cammino in cui si sperimenta giorno per giorno la bellezza del sentirsi amati da Dio».
Da credente, considera l’omosessualità un peccato?
«Ognuno ha il sacrosanto diritto di vivere come vuole, ci mancherebbe. Da credente mi rimetto al catechismo della chiesa cattolica, secondo cui è peccato non l’omosessualità, ma ogni atto omosessuale».
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