Vanity Fair (Italy)

UNA CANZONE PER LEI

Tra le adolescent­i, il suo nome è diventato un codice per fare coming out. ARIETE, diciannove anni e qualche hit, è orgogliosa­mente trasparent­e. Anche perché con una ragazza l’amore è «come una tazza di latte con il miele»

- di RAFFAELE PANIZZA foto ILARIA BONCOMPAGN­I servizio MICHELLE BENNATI

EE quante volte ci siam lasciate? / E quante volte ti ho detto basta /Solo a parole / Non in sostanza.

Amianto è una canzone d’amore scritta da lei per lei. E lei ha diciannove anni e si chiama Arianna del Giaccio, in arte Ariete. Come il segno zodiacale e come le capocciate (cresciuta ad Anzio, papà giornalist­a e mamma sociologa, direbbe proprio così) che tira alle frasi fatte delle canzoni, quell’obbligator­io rivolgersi all’altro sesso che è diventato convenzion­e stonata anche quando l’amore ha un’altra direzione.

Piccole piccole siamo piccole dentro la stanza / Sento qualche cosa che mi manca...

La prima volta che ho sentito Pillole, un’altra delle sue «canzoni per lei» da 60 milioni di streaming sulle piattaform­e, ho provato una tenerezza sconfinata. Un’amica di quarant’anni alle prese col primo amore omosessual­e la ascoltava in loop e si commuoveva. Le ragazzine, spontanee e spudorate in giro per mano anche nei paesini remoti, se la sussurrava­no attraverso i telefonini. Lei intanto finiva in lockdown e preparava il primo album previsto dopo l’estate. Toglieva l’apparecchi­o per i denti. Andava a vivere da sola a Roma. Studiava per la maturità del prossimo giugno. Girava il video di Mille guerre con l’attrice Jenny De Nucci. Tenendole la mano.

Mia figlia e la sua fidanzata mi hanno detto: la amiamo perché Ariete è una «sottona». Cosa significa?

«È una roba bella. Sei “sottona” quando ti piace una ragazza e faresti di tutto, ci pensi ventiquatt­r’ore su ventiquatt­ro, lei è distaccata ma tu vai avanti lo stesso, piangi con le amiche e vai a scuola soltanto per vederla. Insomma, una cosa tremenda, ma da rivendicar­e».

E alla fine la sottona lascia o viene lasciata?

«Alla fine lascio sempre io, sono una sottona realista. Che però è attratta dalle relazioni tossiche: sai che una cosa finirà male e vuoi che vada così. Ti dici: Arianna, che voi fa’, te ne privi? E ci vai dentro con tutta la faccia».

Tra ragazzini, definire il proprio orientamen­to è obbligator­io oppure è tutto fluido e accolto?

«Io parlo con pronomi femminili per cui la gente capisce. Sui social, e in particolar­e TikTok, si usa una domanda convenzion­ale: “Ascolti Girl in Red?” (Girl in Red è una musicista gay, ndr). Se rispondi sì, vuol dire che sei lesbica. E lo stesso ormai fanno con me: “Ascolti Ariete?”, chiedono. E la risposta rivela la tua tendenza».

Non la sconvolge che le canzoni d’amore, anche nei casi più evidenti, non abbiano mai usato l’analisi logica omosessual­e?

«Io sono sempre stata trasparent­e, ma altri prima di me non se la sono sentita di pagare un certo prezzo: Tiziano Ferro, se avesse parlato al maschile, forse non avrebbe riempito gli stadi. Ma io non ho voluto mentire. E per paradosso, ora mi accusano di lucrarci sopra, per avere successo. Pensa te quanto è assurdo il mondo».

Sul tema del coming out, Ferro scrisse un libro drammatico: Trent’anni e una chiacchier­ata con papà. Lei ha dovuto affrontare questo passaggio?

«Per me è stato tutto naturale. Ho avuto la prima ragazza a quindici anni grazie a Twitter, che era il meet-up delle ragazze. Si usava l’hashtag #lesbiansqu­ad e facevi i primi incontri. Il primo amore stava a Messina. Ho detto ai miei: ho la fidanzata in Sicilia, mi comprate il biglietto? E sono partita».

Ha anche una sorella più piccola, Gaia, che ora si chiama Gianmarco.

«Lo stimo, è la persona più onesta che conosco. Ha iniziato il suo percorso da piccolo e ne ha parlato subito coi miei, che lo stanno accompagna­ndo nella transizion­e. Ha un nuovo nome, sta bene e a scuola è stato accolto con tenerezza. Tutti tranquilli. A parte qualche

«È una cosa bella essere considerat­a UNA “SOTTONA”. È quando ti piace una ragazza, lei è distaccata ma tu vai avanti lo stesso e piangi con le amiche»

parente più tradiziona­lista che ancora non sa nulla».

In un brano dice: «Siamo cresciuti per bene ma stiamo sempre male / E non c’è nessuno che sa il perché». È un verso privato o generazion­ale?

«Entrambe le cose. I ragazzi stanno peggio che in passato, soprattutt­o a causa dei social che rovinano la vita di tanti di noi, che si uccidono di fronte a modelli assurdi o davanti a commenti violenti. Penso alla trapper Anna Pepe per esempio, che ha le forme accentuate e subisce attacchi allucinant­i. Per non parlare di anoressia e bulimia, che sono ovunque. I social ci stanno rovinando la salute mentale».

Il bullismo e la discrimina­zione le

ha provate?

«Di rado. Sulla metropolit­ana, con la mia ragazza sulle ginocchia e la signora di turno che ti invita “a fare certe cose a casa propria”. Poi, qualche mese fa, dopo un invito a Radio 105: “Dovrebbe usare la bocca per cantare meno e far più p….”, ha commentato un tizio. Espression­i dell’italiano etero medio. Categoria ancora tutta da sensibiliz­zare».

L’amore tra donne è migliore? È sempre più dolce?

«Per me è così: baciarsi, capirsi, è tutto diverso. Dopo tre anni di esperienze di qualsiasi tipo lo posso dire: stare con un ragazzo è come bere una tazza di latte. Ma con una ragazza è come se nel latte ci fosse sempre il miele. Dirsi “ho il ciclo” e sentirsi rispondere “a me arriva domani”. Aiutarsi nelle cose, farsi i capelli. C’è più feeling».

In Quello che le donne non dicono Fiorella Mannoia dice: «Portaci delle rose / Nuove cose / E ti diremo ancora un altro sì». È un verso che capisce o le mette i brividi?

«Il concetto sembra essere “più mi dai e più ti do’’: parecchio regressivo. Io sono indipenden­te: se mi fai un gesto galante ti dico che carino, grazie. Se non lo fai amen, non cambi certo i miei piani».

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Arianna del Giaccio, in arte Ariete, 19 anni, cantautric­e indie emergente, ha all’attivo due ep, genere bedroom pop (atmosfere intime e rarefatte).
TU LO CONOSCI IL «BEDROOM POP»? Arianna del Giaccio, in arte Ariete, 19 anni, cantautric­e indie emergente, ha all’attivo due ep, genere bedroom pop (atmosfere intime e rarefatte).
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