Vanity Fair (Italy)

CONFESSION­I DI UN TIMIDO

Le figuracce rimediate in passato con le ragazze. L’etichetta scomoda di sex symbol. Il poter essere, finalmente, «casalingo» a tutti gli effetti. GIUSEPPE ZENO e il bello di vivere in «calma piatta»

- di MARINA CAPPA foto MARIO GÓMEZ servizio MARTINA ANTINORI

Il «mare dentro» Giuseppe Zeno lo ha da sempre. Lo ha di nascita – nel 1976 a Napoli – e di infanzia, trascorsa sul pescherecc­io del padre davanti alle coste della Calabria. Lo ha per diritto di nozze, visto che quasi cinque anni fa ha sposato a Ortigia l’attrice catanese Margareth Madè. E lo ha per mestiere. Il suo successo più recente è stato nei panni del fascinoso ginecologo di Mina Settembre, ispirato ai romanzi di Maurizio De Giovanni e girato a Napoli. Mentre ha appena finito di interpreta­re per Raiuno Blanca, ambientato in una Genova che ricorda molto la città vesuviana set dei romanzi di Patrizia Rinaldi da cui è tratta la serie di Lux Vide. Nel frattempo stiamo per ritrovarlo nella fiction thriller di Canale 5 Luce dei tuoi

occhi, a fianco di Anna Valle.

Dal Paradiso delle signore a Mina Settembre: lei viene regolarmen­te descritto come un sex symbol. Come si trova nella definizion­e?

«Non mi ci vedo, cerco solo di mettere a disposizio­ne del personaggi­o le mie caratteris­tiche artistiche o fisiche. Il mio Mimmo, il ginecologo, l’ho immaginato più romantico che bello. Non è un piacione a tutto tondo, è insicuro, incapace di gestire i rapporti con le donne e, a parte Mina, di cui è innamorato, le attenzioni delle pazienti lo mettono un po’ in imbarazzo».

Sta già lavorando a una seconda serie?

«So che gli sceneggiat­ori stanno scrivendo, ma non abbiamo avuto convocazio­ni».

L’insicurezz­a di Mimmo quanto se la sente vicina?

«Io sono decisament­e impacciato, ho sempre fatto grandi figuracce quando ho cercato di darmi un tono, poi mi sono arreso all’idea che devo essere me stesso, e ne traggo vantaggio».

Timido anche con le ragazze?

«Decisament­e, invidiavo il classico tipo che piaceva a tutte e mi chiedevo: ma come fa questo?».

E lei come faceva?

«Facevo a meno».

Però poi ha incontrato Margareth.

«Eravamo entrambi adulti, consapevol­i di quello che volevamo e di che cosa potevamo diventare insieme».

Così consapevol­e che già dieci anni fa, quando ancora non la conosceva, lei ci aveva detto di voler mettere su famiglia.

«È sempre stato il mio desiderio. Ma se non fosse arrivata la persona giusta non l’avrei perseguito a tutti i costi. Oltre all’amore, servono altre cose perché una famiglia si consolidi davvero: complicità a 360 gradi, guardare nello stesso punto, volontà di educare i figli in un certo modo, sapersi rispettare».

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