Vanity Fair (Italy)

CELESTE SINFONIA

Piccola digression­e su una delle nuance del momento e che, prima di salire in passerella ed entrare nei nostri armadi, ha fatto un «lungo viaggio». Tra cultura popolare, arte, filosofia e persino teologia

- di PAOLA SALTARI

LA GENESI del tuo colore

Si fa presto a dire azzurro, o meglio ceruleo, avrebbe detto Meryl Streep nei panni di Miranda Priestly, nell’indimentic­abile monologo del Diavolo veste Prada. E in effetti, dopo l’inevitabil­e colpo di fulmine per la nuance del tailleur pantalone di Max Mara, in gabardine di cotone antigoccia, la nostra mente comincia a viaggiare per associazio­ni. E complice anche la morbidezza dei pantaloni extra-large, ci porta a Napoli, tra i Quartieri Spagnoli e il Rione Sanità, dove gli edifici, ma anche i cortili interni, ospitano spesso delle edicole votive, veri e propri piccoli santuari urbani, dedicati in modo particolar­e alla Madonna. Quella nella sua versione più classica e popolare: la Vergine, raffigurat­a sempre in piedi, ha lo sguardo rivolto verso il basso per indicare il fatto che scende dal cielo sulla terra, e indossa un manto blu, a volte stellato, segno della sua origine celeste. Gerd Heinz-Mohr, in Lessico di iconografi­a cristiana, del resto scrive: «Il blu è il colore più profondo e immaterial­e, l’intermedia­rio della verità, la trasparenz­a del vuoto presente nell’aria, nell’acqua, nel cristallo e nel diamante. Per questo motivo il blu è il colore del firmamento».

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