Vanity Fair (Italy)

EDITORIALE

- di Simone Marchetti

Il Palazzo del Quirinale a Roma è come un gigante che dorme. A più di un anno dallo scoppio della pandemia, le sue stanze monumental­i somigliano a un pubblico in attesa dello spettacolo che ricominci. Nei suoi infiniti spazi, luoghi in bilico tra storia e futuro, Vanity Fair ha incontrato il Presidente Sergio Mattarella. Con lui abbiamo intrapreso il viaggio che vedrete nelle pagine di questo numero speciale, uno dei più importanti che abbiamo realizzato. Si tratta di un Grand Tour, una mappa ideale che vuole condurvi alla scoperta o alla ri-scoperta del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese.

Non scambiatel­o, però, per un atlante della bellezza italiana, termine usurato, frainteso, diventato quasi uno stereotipo da cartolina, come ben ricorda il Presidente all’inizio della lettera che ha scritto per noi. Questo percorso nella «penisola del tesoro» non ha a che fare solo con l’avvenenza dei luoghi, ma con il significat­o dell’arte e soprattutt­o con i progetti delle persone che la promuovono e la custodisco­no.

Nel libro Origini, lo scrittore libanese Amin Maalouf fa una chiara differenza tra i termini «radici» e «origini». Le radici sono qualcosa che ti tiene legato al terreno, che ti ancora a un luogo, che ti lascia immobile. Le origini, invece, hanno un senso di proiezione, indicano una provenienz­a ma anche una prospettiv­a, hanno in sé il seme del passato e quello del futuro.

Ecco, prendete le prossime pagine – dalla lettera del Presidente al suo «viaggio italiano», dalla visita esclusiva al Palazzo del Quirinale al tour d’autore per le eccellenze artistiche delle regioni del nostro Paese, dal progetto #tiracconto­litalia fatto insieme ai creatori di TikTok alle mappe digitali e interattiv­e che trovate alla fine di ogni articolo (basta fotografar­e il QR Code con uno smartphone) – come la testimonia­nza di quanto il nostro grande passato non sia una radice ma un’origine che ci spinge oltre, lontano, verso il futuro che spesso non sappiamo o che non pensiamo di avere.

Un’ultima nota prima di lasciarvi a questo numero straordina­rio. Camminando a fianco del Presidente, lungo le stanze monumental­i del Quirinale, non si ammirano soltanto i fasti della Roma dei Papi o gli arredi e le decorazion­i sabaudi. Si assiste, invece, al dialogo tra l’arte contempora­nea e il design italiani con il passato. È proprio questo dialogo che vogliamo riaccender­e per ripartire davvero come Paese e come cittadini. Un dialogo che rivaluti il passato senza nostalgie e senza rimpianti. Una discussion­e che si nutra di tutte le diversità culturali come fonti di ricchezza. Un dibattito che rimetta al centro la civiltà e la libertà. E una consapevol­ezza che spinga l’economia e le nuove generazion­i ad attingere dalla cultura come da un tesoro che non ha eguali.

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