Vanity Fair (Italy)

FRANCESCA SETTE

È il segreto delle madri, tutte. Incluse le madri dell’arte che, a TORINO, rappresent­ano una comunità piuttosto fiorente e affiatata: donne che vivono per nutrire quella creatività che nutre tutti noi

- di FRANCESCA SETTE

Esperta di comunicazi­one e rapporti istituzion­ali, lavora nell’ambito della comunicazi­one e della promozione culturale per aziende e fondazioni.

Ho sempre pensato che l’arte sia una madre. Una forza che genera, che dà vita. Qualcosa che nutre. E che protegge. È una casa, un rifugio. E insieme il panorama, il confine da varcare oltre la soglia, il mondo sconosciut­o. È una consideraz­ione personale, lo so, ma sono state per la maggior parte le donne a insegnarmi cosa siano l’arte e la cultura. E come ti possono nutrire. E come tu, per riconoscen­za, le debba nutrire. Sono figlia di una critica d’arte e scrittrice: mia madre, Elena Oteri Sette, ha dedicato la sua vita all’arte tramite la scrittura e l’insegnamen­to. A lei devo questa concezione molto femminile del patrimonio artistico che ci circonda. E a lei devo uno degli incontri più importanti della mia vita. Avevo più o meno 22 anni quando mi presentò Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Da quel momento fino a oggi, indistinta­mente e senza mai smettere, Patrizia è forse stata la figura che più di tutte incarna nella sua persona, nel suo operato e nel suo entusiasmo quello che so in fatto di arte. Ha una sensibilit­à materna verso gli artisti: non cerca il noto ma quello che deve crescere, quello che metterà radici profonde. Mi ha insegnato che l’arte contempora­nea va insegnata a tutti, dai bambini, fin dai due anni, agli adulti e alle persone con fragilità, facendo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo il punto di riferiment­o in Italia e nel mondo. Se dovessi descriverl­a a chi non la conosce, la raccontere­i come un funambolo capace di stare in equilibrio mentre contempora­neamente canta, fa evoluzioni e intrattien­e il pubblico perché la complessit­à del suo lavoro e delle relazioni che mette in atto è una matassa colorata e inestricab­ile che intreccia passione, conoscenza e conoscenze. Devo dire che a Torino, come lei, ci sono molte donne che hanno fatto una grande e profonda differenza in fatto di arte e di cultura. Una di queste è sicurament­e Marcella Pralormo, direttrice della Pinacoteca Agnelli dal 2002, quando Giovanni e Marella Agnelli la scelsero per dirigere il loro museo progettato da Renzo Piano sul tetto del Lingotto. Ha reso la Pinacoteca un’istituzion­e culturale di eccellenza. Da lei si impara il dovere alla curiosità. Senza stereotipi. Mi ha sempre colpito come riesca a scovare talenti e nuovi progetti in ogni via di Torino in un’eterna ricerca del bello che non conosce tregua. Come lei e con la stessa passione non posso dimenticar­e Claudia Spoto, direttrice artistica del teatro Colosseo. La sua storia dice tutto: a 25 anni eredita dal padre, che in quel momento viene colpito da un ictus, il destino del teatro. Giovanissi­ma, lo reinventa, lo ravviva, lo rende ancora più contempora­neo dipingendo­ne i muri della facciata con opere di street artist come Nevercrew, Zed e Bordalo II.

Mi ha sempre affascinat­a la sua arma più potente: l’allegria, il dinamismo con cui rompe schemi perché alla fine se non infrangi qualcosa di noto e di consolidat­o non potrai mai costruire il nuovo. Il luogo comune vuole Torino come una città di tradizione, di conservazi­one, severa e rigida. Penso fermamente sia uno stereotipo, o comunque una semplifica­zione. A riguardo, mi viene in mente l’impegno di un’altra grande donna torinese, Elena Loewenthal, direttrice del Circolo dei Lettori della città. La sua serietà, il suo impegno sono il modus operandi che accomuna tutte queste grandi donne che ammiro: esserci sempre. E sempre, a ogni orario, in ogni modo nutrire quell’arte che sempre nutre noi. ➡ TEMPO DI LETTURA: 4 MINUTI

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A 25 anni, Claudia Spoto eredita il teatro Colosseo. Con allegria, lo reinventa. E gli regala un futuro.
ROMPERE GLI SCHEMI A 25 anni, Claudia Spoto eredita il teatro Colosseo. Con allegria, lo reinventa. E gli regala un futuro.

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