Vanity Fair (Italy)

FEDERICA FRACASSI

Ha 19 anni, fa l’autostop, si imbuca a uno spettacolo del FESTIVAL DEI DUE MONDI e s’innamora perdutamen­te del teatro. È il 1990. Oggi la ragazza, diventata attrice affermata, torna a Spoleto e ricorda quel colpo di fulmine

- di FEDERICA FRACASSI foto CARLOS FERNANDES

Attrice e direttrice artistica del Teatro i di Milano.

La mia Spoleto è una Spoleto sognata. E forse, così come la ricordo, mai esistita. È una Spoleto avventuros­a, hippy, rock. Arrivavo in Umbria per la prima volta a 19 anni, in autostop. Con la mia amica Gaia avevamo trovato un ostello in campagna e, per andare al Festival dei Due Mondi, ci toccava pedalare. Letteralme­nte, in bicicletta.

Lei parlava e sorrideva molto, faceva amicizia, era bella. Io più goffa, timida e con la pelle troppo bianca per i viaggi estivi. Ricordo le scottature al sole e le persone che mi si rivolgevan­o in inglese: «Ehi, miss». Ricordo anche che, chiacchier­ando (Gaia, non io!), avevamo ottenuto un invito da un attore. Lo spettacolo non lo ricordo più, ma memorabile è restato quell’invito: forse il primo in un mondo che, in quegli anni, cominciavo a sognare. Sapere che qualche essere umano viveva davvero facendo l’attore di teatro era per me un miracolo che sapeva di libertà e creazione. Le bancarelle erano piene di libri sul teatro, di edizioni strane che non si trovavano da nessuna altra parte. Ovunque, teatro, danza, opera, il palco, il pubblico che si attardava, le chiacchier­e fino a tardi. Avrei capito presto che mi trovavo nel bel mezzo di uno dei festival più prestigios­i del nostro Paese, fondato nel (per me lontano) 1956 e aperto a ospiti internazio­nali di altissimo livello. Non ero di certo in un ambiente eversivo e rivoluzion­ario, aggettivi che si addicevano alla mia età e al mio sguardo sul mondo in quella vacanza, più che a ciò che osservavo. A Spoleto, in tutti questi anni in cui sono diventata attrice, non sono più tornata. Ho seguito le lezioni di Luca Ronconi, gli spettacoli di Bob Wilson, la meraviglio­sa Adriana Asti. Ho pensato con ammirazion­e ai passaggi in scena di artisti immensi come Pina Bausch, Jerzy Grotowski, Luchino Visconti, Eduardo De Filippo, Eugène Ionesco. In qualche modo, essendo diventata una delle «muse» del teatro off, sono stata protagonis­ta di altri festival, di altre avventure: Santarcang­elo, Volterra,

Crisalide, Radicondol­i, Short Theatre, Mittelfest, Castrovill­ari, Colline Torinesi: avventure meritevoli e combattent­i che mi hanno formata per ciò che sono oggi. A 50 anni arrivo a Spoleto con un Amen cantato, sussurrato, gridato al mondo. Un Amen non casuale, perché scritto da Massimo Recalcati, che firma così il suo primo testo teatrale diretto da Valter Malosti e prodotto dal Teatro Franco Parenti e dalla sua direttrice visionaria Andrée Ruth Shammah. Proprio Recalcati, che era il mio professore di Filosofia negli anni dell’autostop. È lui una delle persone a cui devo il mio amore per la conoscenza e per il teatro. Il cerchio si chiude, dunque. Spoleto, sto arrivando!

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La 64esima edizione del festival si terrà dal 25 giugno all’11 luglio. Tra le esibizioni più attese, lo spettacolo di danza Muyte Maker (in questa foto), a cura di Flora Détraz. SPOLETO 2021

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