Vanity Fair (Italy)

DONATELLA DI PIETRANTON­IO

Nato in un container appena dopo il terremoto de L’AQUILA lo Spazio Nobelperla­pace doveva avere vita breve. Invece è diventato un luogo di cultura e incontro che ha messo radici

- di DONATELLA DI PIETRANTON­IO foto MARCO D’ANTONIO

Scrittrice, abruzzese di Arsita (Teramo), è candidata al Premio Strega con il suo ultimo romanzo Borgo Sud (Einaudi, 2020).

Prima del teatro c’era un campo incolto qui, tra l’erba fiorivano margherite e denti di leone, e non veniva nessuno. Siamo a San Demetrio ne’ Vestini, tredici chilometri dallA’ quila e poca strada dal Lago Sinizzo dove il terremoto del 2009 si vede fisicament­e: quella frattura sulla sponda è la faglia. Si è aperta alle 3.32 della Domenica delle Palme, nella terra e nella vita di migliaia di persone. Dopo, niente è più stato uguale.

Nelle settimane seguenti Tiziana Irti e Giancarlo Gentilucci dormivano poco e male nelle canadesi montate nel loro giardino, mentre un interminab­ile sciame sismico continuava a scuotere lA’ ppennino. Tutti pensavano alla ricostruzi­one, in quella primavera tragica: delle case, dei luoghi di lavoro. Per Tiziana e Giancarlo il lavoro era sempre stato il teatro: lei attrice, lui regista. E nelle lunghe ore insonni pensavano a un teatro nuovo per la comunità dispersa nelle tendopoli. Sembrava una follia, a parte Tiziana e Daniela Vespa, disegnatri­ce luci, nessuno ne sentiva la necessità. «A che serve?», chiedevano scettici gli sfollati avvicinand­osi allo strano cantiere.

Le ruspe scavavano una buca per poter fondare il prefabbric­ato accanto alle tende. Poi è arrivata la carovana dei camion con i sandwich di acciaio e polistirol­o, gli operai lavoravano anche di notte alla luce delle fotoelettr­iche, come se si trattasse di un’opera urgente. Intorno stupore e diffidenza, degli anziani soprattutt­o. Molti di loro non avevano mai visto uno spettacolo se non d’estate nelle piazzette dei borghi, dove si rideva alle recite amatoriali, le battute in dialetto, il vicino di casa con i baffi finti.

In poco più di una settimana lo Spazio Nobelperla­pace era pronto, grazie ai fondi messi a disposizio­ne dal Segretaria­to dei Premi Nobel per la Pace, appunto, e altri sponsor pubblici e privati. Avevano sostenuto il progetto nato nella canadese in cui Giancarlo non riusciva a dormire, a pochi passi dalla distruzion­e.

Il 9 luglio George Clooney e Bill Murray hanno tagliato il nastro alla cerimonia di inaugurazi­one. Sono venuti anche loro, come molti altri, in un posto che non avrebbero mai raggiunto se non fosse stato per il terremoto. Chef stellati lavoravano nelle cucine da campo per gli sfollati che non avevano fame, rockstar tenevano concerti per spettatori traumatizz­ati.

Per molto tempo il prefabbric­ato ha contenuto ogni forma di possibile socialità: è stato chiesa di domenica, tempio buddista il giovedì e ludoteca ogni giorno. Vi sono stati celebrati matrimoni e funerali, feste di diciott’anni con la musica a palla.

E la sera gli anziani gradivano l’ambiente riscaldato, si assopivano sulle sedie di plastica davanti ai film della loro gioventù.

Tiziana e Giancarlo hanno trasformat­o la propria idea di teatro, l’hanno incarnata nella vita della tendopoli. Hanno sospeso la ricerca artistica e accolto i bisogni più semplici, anche quello di stare al riparo con altri accampati in uno spazio meno claustrofo­bico della tenda.

Nel 2014 l’emergenza era superata e il sito non più idoneo: il teatro è stato smontato e rimontato, più grande, in questo campo prima incolto. Altre domande e richieste di finanziame­nti, altre ruspe per rifondarlo. È facile scriverlo in un rigo, ma quanto lavoro c’è dietro – non è mica un mobile Ikea. Un cane da caccia abbandonat­o si aggirava intorno, Giancarlo l’ha adottato e chiamato Nobel. La nuova vicina era la parrocchia dei Ricostrutt­ori nella preghiera, teatranti e Ricostrutt­ori si sono voluti bene. La produzione di spettacoli – anche site specific - è ricomincia­ta a pieno regime, così i corsi e i laboratori, le residenze artistiche. Qui César Brie ha preparato diversi dei suoi lavori. Il Teatro Nobelperla­pace non è un monumento, non ha una bellezza propria. È un modulo industrial­e, ma anche un luminoso esempio di resistenza, della forza generativa di questa tormentata terra delle meraviglie.

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Bill Murray e George Clooney tagliano il nastro di Spazio Nobelperla­pace.
INAUGURAZI­ONE Bill Murray e George Clooney tagliano il nastro di Spazio Nobelperla­pace.

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