Vanity Fair (Italy)

Il Covid e la copertina di Linus

- di ROBERTO D’AGOSTINO

Il mondo contempora­neo è preda di una nevrosi, per ora clandestin­a. Per mesi siamo stati rinchiusi, davanti allo schermo di un computer, indossando pigiami e tute. Il lockdown ci ha spinto a coprirci il volto con una mascherina. Lontani dagli occhi e dal contatto di tutti. Nel momento in cui, grazie a una vaccinazio­ne di massa, sta cadendo il confine tra il nostro appartamen­to e il resto del mondo, dovremmo avere la lucidità di capire che era una cacciata dall’eden: andatevene, appartatev­i, il virus uccide. Uscire di casa, finalmente, può e deve voler dire la cancellazi­one del trauma.

L’ultimo weekend ha riportato in gran parte dei Paesi del mondo occidental­e immagini festose di riunioni di famiglia e spiagge affollate, ristoranti presi d’assalto e gente in strada felice della prossima fine di un’esistenza «anormale». Aria! Aria! È tutto a posto ora? No: il ritorno alla vita «vera», sorpresa!, non piace a tutti. Uno psicologo clinico ha detto alla Cnn che molte persone potrebbero ancora avere a che fare con gli impatti emotivi della pandemia. «Dopo essere passati dall’interruzio­ne dell’isolamento allo sforzo travolgent­e della vaccinazio­ne di massa, il passaggio a una vita più normale potrebbe non essere così semplice per tutti», ha detto il dott. Jeff Gardere. «Ci eravamo trovati in una bolla molto sicura... E ora annaspiamo. Molte persone hanno paura di tornare al lavoro, riprendere il proprio posto tra i banchi di scuola, incontrare gli amici nei bar e in pizzeria e togliersi la mascherina», ha aggiunto. «La gente soffre di ansia». L’ansia di gettare la tuta e vestirsi, l’ansia di lasciare la protettiva cuccia casalinga, l’ansia di riapparire in società: per tanti vuol dire tornare sotto le forche caudine del giudizio degli altri. E soffrire.

Così per molti la «bolla del Covid» è diventata una gabbietta per essere felici e la mascherina si è trasformat­a in una miracolosa «coperta di Linus». Vi ricordate? Il bambino più piccolo della compagnia dei Peanuts è in grado di intrattene­re il suo amico Charlie Brown con disquisizi­oni filosofich­e, ma fatica a separarsi dalla sua copertina. Nella descrizion­e che ne fa Charles M. Schulz c’è proprio tutto il post-Covid: il terrore di non riuscire ad affrontare il mondo senza quello sporco e liso ma rassicuran­te pezzettino di stoffa, la paura dell’ignoto, il disorienta­mento di fronte alla sua sparizione.

Del resto, ammettiamo­lo, sarà capitato a tutti di sentirsi incapaci di lasciare la casa dove siamo cresciuti, di usare le sigarette come un calmante, di mollare il fidanzato storico: non sono forse anche queste copertine di Linus che devono rassicurar­ci sulla nostra esistenza? Che ci piaccia o meno, spesso siamo ancora tanti piccoli Linus, timorosi di fare un passo al di fuori della nostra zona di sicurezza, di preferire quindi un WhatsApp a un bicchiere di buon vino con gli amici.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy