Vanity Fair (Italy)

Dopo dieci anni dal suo debutto da solista esce un nuovo album

- di VALENTINA COLOSIMO foto MATT CROCKETT

In certe videochiam­ate, si presta a fare il padre-rockstar per aiutare il figlio a far colpo sulle ragazze. Dieci anni dopo l’esordio da solista, NOEL GALLAGHER riflette sul potere della musica (in tutti i sensi)

Le origini degli High Flying Birds sono la tipica storia che ti puoi aspettare da Noel Gallagher: «Dopo che ho lasciato gli Oasis mi sono preso un anno di pausa, avevo un po’ di canzoni pronte per un nuovo disco ma ero rilassatis­simo, non avevo alcuna fretta di rimettermi al lavoro. Finché un giorno mia moglie mi ha intimato di darmi da fare, cosa tipica sua. Scusa, ma che pensi di fare?, mi ha chiesto. Forse potresti fare un album, che dici? E questo era chiarament­e il suo modo per dirmi: puoi uscire da questa fottuta casa perché mi dai fastidio? E così l’ho fatto. Non avevo scelta, capisce?».

Oggi Noel Gallagher ha da poco compiuto 54 anni, più della metà dei quali passati a fare la rockstar sfrontata e geniale a tempo pieno, prima negli Oasis in coppia con il fratello-coltello Liam (e questo meriterebb­e un approfondi­mento a parte, una relazione familiare basata sulla musica e sulla gara all’offesa più pungente, passatempo preferito dei Gallagher), poi dal 2011 da solista con il progetto Noel Gallagher’s High Flying Birds. Sono passati dieci anni e la ricorrenza Noel la festeggia con un album di greatest hits della band post-Oasis, che in realtà band non è. L’album, in uscita l’11 giugno, si intitola Back The Way We Came: Vol. 1 (2011-2021) e dentro ci sono 18 successi di questo decennio più due pezzi inediti. Il commento all’anniversar­io è sempre molto gallagheri­ano: «Dieci anni con gli High Flying Birds? Accidenti… pensi a tutte le cose che avrei potuto fare in questi anni».

Che cosa vuol dire il nome High Flying Birds?

«Be’, non vuol dire niente, è solo un nome cool. Sa, quando ho lasciato gli Oasis, penso che una parte di me non accettasse il fatto di essere diventato un artista solista, così questo nome suonava come quello di una band anche se ero solo io. Una sera passavo davanti a un club in cui suonava

qualcuno e il nome era scritto con le luci, ho cercato di visualizza­re Noel Gallagher scritto in quel modo e non ci sono riuscito. Così è spuntato questo High Flying Birds».

Pensavo che c’entrasse l’idea di libertà: uccelli che volano in alto nel cielo…

Ride. «No, non c’entra niente, però mi fa ridere questa interpreta­zione».

Volevo farle comunque una domanda sulla libertà. Si sente più libero senza Liam, senza gli Oasis?

«Sì, al mille per mille. Gli Oasis avevano una identità musicale fortissima, ed era bello, avevamo grande successo, ma solo dopo mi sono accorto di quante restrizion­i mi ingabbiava­no come autore di canzoni, parlo di quei limiti imposti dal genere che facevamo, il rock da stadio. Adesso invece posso fare ciò che voglio, ovviamente non riscuoto lo stesso successo ma da artista è molto più appagante così».

Davvero?

«Sì. Per esempio, quando ascolto Black Star Dancing alla radio, sono molto più orgoglioso di quando passano Wonderwall».

Wonderwall è la sua canzone preferita degli Oasis?

«No, è Supersonic. Perché è frutto di una specie di magia: l’abbiamo scritta, registrata e arrangiata tutta in una notte. È venuta così subito».

Due anni fa mi ha raccontato che voleva diventare una rockstar per avere soldi e fama. Ma perché fa musica dopo che ha raggiunto il suo scopo?

«Al mio posto un sacco di gente probabilme­nte si ritirerebb­e, ma la musica è la mia religione, amo quel che faccio, anche se non amo le mie canzoni tutte nello stesso modo. Mi piace soprattutt­o il processo di creare qualcosa che due giorni fa non esisteva, il fatto di creare dal nulla un pezzo che ascolteran­no milioni di persone, ognuna delle quali avrà la sua interpreta­zione, saper fare musica che entra nella vita della gente è un dono che non bisognereb­be mai dare per scontato».

È meno «affamato» di un tempo?

«In realtà no, cerco sempre di spingermi in avanti, e penso che se riesco a fare questa cosa chiamata musica devo continuare a farla, perché il mondo fa schifo in questo momento per via della pandemia, e i musicisti devono dare alla gente qualcosa in cui credere».

Come sta andando in Inghilterr­a?

«Stiamo tornando alla normalità e il fatto di essere fuori dall’Unione europea ci ha dato l’unico vantaggio possibile, cioè la velocità di azione, oltre al fatto di essere andati più veloci dei francesi e dei tedeschi, cosa che fa sempre piacere». Ride.

Dall’Inghilterr­a arrivano in continuazi­one notizie sulla famiglia reale.

«È morto anche il tipo della royal family».

Intende Filippo? Possiamo dire che Filippo era il Gallagher della famiglia reale inglese?

«Sì, possiamo dirlo (ride). Penso più che altro che non gliene fregasse un cazzo di niente, prendeva in giro tutti».

Le piaceva?

«In realtà non ho un’opinione sulla royal family: né la amo né la odio, è solo gente che vedo da sempre, che è lì da secoli, quindi boh. Mi piace soltanto quando c’è qualche scandalo, tipo Andrea e le minorenni».

Come ha passato i mesi di lockdown?

«A casa con la famiglia e i figli piccoli a fare la scuola a distanza, e in studio a fare musica, ho scritto canzoni fantastich­e che in un altro periodo non avrei saputo creare».

I suoi figli non c’erano quando lei era negli Oasis: come gli ha raccontato la sua storia?

«Non ce n’è mai stato bisogno perché vanno su Internet. Più che altro mio figlio Donovan, quello di 13 anni, usa la mia fama per far colpo sulle ragazze».

Racconti.

«Se le piace una le dice: vuoi parlare con mio papà? E poi, senza preavviso, me la passa e così io mi ritrovo in una videochiam­ata con una ragazzina tutta emozionata che urla: oh mio Dio, sei tu che hai scritto Wonderwall? Sì, l’ho scritta io».

Quindi lei sta al gioco.

«Certo, perché no? Quando sarà più grande andremo insieme a rimorchiar­e».

Quindi sono contenti di avere una rockstar per papà.

«Ma soprattutt­o – e purtroppo – sanno quanti soldi ho».

Suonano?

«Donovan è più interessat­o alle ragazze, ma non ha ancora capito che per avere successo con loro devi suonare la chitarra. Sonny, il fratello di 10 anni, invece la suona, al momento gli sto insegnando a suonare Smoke on the Water dei Deep Purple, con quel riff pazzesco. Anais, la maggiore di 21 anni, suonava il basso ma oggi è concentrat­a sulla fotografia».

Lei invece ha 54 anni. Da musicista ha mai subito discrimina­zioni in base all’età?

«Come osa? Sono giovane!». Ride.

C’è un problema legato all’età nell’industria musicale?

«Sì, e penso che sia discrimina­zione. Madonna ha più di 60 anni e in tanti le dicono di farsi da parte, ma perché dovrebbe? Non mi piace particolar­mente la sua musica, ma mi piace l’idea di Madonna, così come Paul McCartney, Neil Young, Bob Dylan. In ogni caso non si sono fatti da parte perché nessuno prenderà il loro posto, sono le poche leggende viventi rimaste, più a lungo resteranno in attività, più a lungo renderanno il mondo un posto migliore».

Bob Dylan ha compiuto 80 anni. Lo ha mai incontrato?

«Bob Dylan è un cazzo di matto… L’ho visto in concerto a Londra qualche anno fa: ha suonato per due ore e non ho riconosciu­to neanche una canzone. Non l’ho mai incontrato, ma non so neanche che cosa potrei dirgli. Forse uno può solo stare zitto di fronte a Bob Dylan».

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Noel Gallagher, 54 anni. L’11 giugno esce
Back The Way We Came: Vol. 1 (20112021), l’album che festeggia il decennale dei Noel Gallagher’s High Flying Birds, il progetto nato dopo l’abbandono degli Oasis.
DOPO GLI OASIS Noel Gallagher, 54 anni. L’11 giugno esce Back The Way We Came: Vol. 1 (20112021), l’album che festeggia il decennale dei Noel Gallagher’s High Flying Birds, il progetto nato dopo l’abbandono degli Oasis.
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La cover di Back The Way We Came: Vol. 1 (2011-2021).
GREATEST HITS La cover di Back The Way We Came: Vol. 1 (2011-2021).

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