Vanity Fair (Italy)

Sentirsi liberi dopo la transizion­e e la necessità di aiutare chi sta soffrendo

Poter dire finalmente: eccomi, sono io. ELLIOT PAGE si racconta a un giornalist­a che, come lui, ha fatto la transizion­e. Un dialogo intorno al sentirsi liberi e alla necessità di aiutare chi sta ancora soffrendo

- di THOMAS PAGE MCBEE

Quando l’anno scorso Elliot Page ha rivelato di essere transessua­le, è diventato rapidament­e il ragazzo transessua­le più celebre del pianeta – peraltro in un momento politico particolar­mente angoscioso per i trans negli Stati Uniti. Nei mesi successivi a quell’annuncio, oltre 30 assemblee legislativ­e statali hanno presentato più di 115 proposte di legge tese a limitare per loro le cure sanitarie e altri diritti, con un’attenzione particolar­e ai bambini trans. Quest’anno, in America sono state approvate otto leggi esplicitam­ente anti-LGTBQ, e altre dieci sono sulle scrivanie dei governator­i.

A dispetto di questo contesto carico di tensione – e della vulnerabil­ità che la maggior parte dei transessua­li vive nei primi passaggi della transizion­e – Page di recente mi ha detto di essere colmo anche di «gioia ed emozione». La forza che gli viene dal poter vivere il proprio io autentico, così come la consapevol­ezza del privilegio concessogl­i dalla sua visibilità di attore con tanto di nomination agli Oscar, hanno accesso in lui il fuoco della battaglia per i diritti dei trans. È apparso sulla copertina di Time e ha registrato una chiacchier­ata a cuore aperto con Oprah Winfrey, disponibil­e dal 6 maggio su Apple TV+, con l’auspicio che questa intervista possa contribuir­e a combattere la «disinforma­zione e le bugie» di cui è intrisa la legislazio­ne anti-trans.

Ci siamo incontrati nel 2018. Non conoscevo la tua situazione circa l’identità di genere, tuttavia già percepivo una certa affinità. Come descrivere­sti la tua vita di oggi, rispetto a quella di allora?

«Oggi mi sento in grado di esistere. Immagino tu possa capire da dove arrivo e che cosa possa significar­e per me anche solo esistere per quello che sono, per quello che mi sento di essere. Non avere nessuna distrazion­e costante, tutte quelle cose che sono inconsce o non del tutto evidenti. Per la prima volta sto bene con me stesso, con quello che sono, mi sento produttivo e creativo. È una semplifica­zione estrema dirlo in questo modo, ma sono a mio agio».

Sembra che tu stia descrivend­o la sensazione di «essere presente».

«Non avresti potuto sintetizza­rlo meglio. Questa è la prima volta che mi sento presente con gli altri, che posso essere rilassato, senza nessun tipo di ansia».

Hai dichiarato a Time che quando interpreta­vi alcuni ruoli, sentivi una pressione legata al genere talmente forte da avere pensato più di una volta di abbandonar­e la recitazion­e. Com’è cambiato, o sta cominciand­o a cambiare, per te il mestiere di attore? Che cosa si è aperto per te dal punto di vista creativo?

«C’è stata un’esplosione di creatività. Insieme a uno dei miei migliori amici abbiamo scritto la nostra prima sceneggiat­ura. Adesso mi sto dedicando ad altro, ho fatto un po’ di musica con un altro amico. Ripenso a tutta l’energia e al tempo spesi a combattere quella sensazione di disagio, a controllar­e costanteme­nte il mio corpo, a stare male... Per quanto riguarda la recitazion­e, non ho ancora le idee chiare. È difficile pensare che tutto questo non influenzi il mio modo di recitare, perché l’essere presente è una qualità fondamenta­le dell’attore, che cerca sempre di entrare in una situazione, di essere – appunto – presente e di connetters­i alla verità di un momento. Più riuscirò a incarnare quello che sono e a esistere nel corpo in cui voglio esistere, maggiore sarà la differenza».

Anch’io mi sono dichiarato tardi, a trent’anni. So

comunque che ero un ragazzino trans. Non ero nato in un corpo sbagliato, ero nato in un corpo trans.

«Per ogni trans è diverso e la mia storia è assolutame­nte mia. Ma sì, quando ero piccolo, ero al cento per cento un maschio. L’ho capito prestissim­o. Scrivevo lettere d’amore di fantasia e mi firmavo “Jason”. In ogni singolo aspetto della mia vita, quello è ciò che ero e che sono, e che sapevo di essere. Non capivo quando mi dicevano: “No, non sei così. Non potrai esserlo nemmeno quando sarai più grande”. Tu lo senti. Ora sto finalmente ricomincia­ndo a sentirmi quello che sono, è bello e straordina­rio e per certi versi anche doloroso».

Gran parte del mio lavoro consiste nel riconnette­rmi con il me stesso bambino che sapeva chi ero, e che avevo dovuto nascondere o seppellire.

«La consapevol­ezza di me stesso mi ha investito a ondate in età diverse. Adesso voglio solo tenermi aggrappato a quella persona e tenere insieme tutti quei passaggi».

Secondo un sondaggio, la maggioranz­a degli statuniten­si – circa il 70 per cento, e trasversal­mente ai partiti politici – è contraria alle legislazio­ni anti-trans che imperversa­no nel Paese. Che cosa dovrebbe fare la gente per opporsi?

«Innanzitut­to, informarsi sulle leggi del proprio Stato. Guardare il sito dellA’ CLU, del National Center for Transgende­r Equality, di Transathle­te. C’è tanta disinforma­zione, vengono diffuse molte menzogne; perciò vi prego, non fidatevi degli articoli che riducono tutto a un “dibattito fra trans” o che non danno spazio al punto di vista delle persone transgende­r».

Come tieni insieme la tua nuova felicità di transessua­le realizzato con la preoccupaz­ioni per le politiche transfobic­he del momento?

«Un momento avverto gioia ed emozione, quello dopo provo una profonda tristezza a leggere di persone che vorrebbero negare l’assicurazi­one sanitaria ai bambini per interventi gender. Voglio impiegare la forza che sento per aiutare gli altri. La ragione per cui tu e io possiamo godere dei privilegi che abbiamo è che ci sono persone che si sono sacrificat­e a lungo mettendo in gioco tutto ciò che avevano. In che modo ora posso dimostrare gratitudin­e per la mia felicità? Come posso trasformar­la in azione? Integrare quei due sentimenti tenendo conto che sono un personaggi­o pubblico: tu come hai fatto?».

Più le sfide che devono affrontare i trans aumentano, più trovo ispirazion­e nei miei stessi sentimenti di libertà e felicità. Le persone più giovani sono più immaginifi­che riguardo a ciò che può significar­e il termine gender, e non parlo solo dei ragazzi trans. E poi parlo ai miei amici trans, come te.

«Mi piace quello che hai detto riguardo alla necessità che ci parliamo. C’è tanta retorica, il confronto è tossico. C’è un rifiuto totale a riconoscer­e l’esistenza di persone transessua­li e transgende­r».

Perché hai scelto di parlare con Oprah proprio adesso?

«Perché l’atmosfera è ostile, la retorica prodotta dagli attivisti antitrans e antiLGTBQ è devastante. Queste leggi saranno responsabi­li della morte di bambini. È evidente. L’incontro con Oprah ha rappresent­ato l’opportunit­à per parlare con il cuore a tante persone della mia esperienza e delle risorse alle quali ho potuto accedere – terapeutic­he o chirurgich­e – e che mi hanno consentito di essere vivo, di vivere la mia vita. Non avevo nessuna intenzione di propormi come un modello. Ero piuttosto nervoso, poi ho deciso. Il partito repubblica­no vuole distrugger­e le vite dei ragazzi e delle ragazze trans e bloccare l’Equality Act. Perché non avrei dovuto sfruttare questa occasione?».

Se potessi tornare indietro e dire qualcosa al bambino che eri, oppure dirla a un giovane o a una giovane trans oggi, che cosa diresti?

«Direi a chiunque che quella è la realtà. Direi a me stesso che sono esattament­e come mi vedo e mi sento e come mi sono sempre visto e sentito. Tu che cosa diresti?».

Penso che direi sempliceme­nte: «Non mollare».

«Sì. Hai ragione. Tieni duro e non mollare».

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Elliot Page (34 anni) ritratto nel 2005. Nato Ellen Page, l’attore ha raggiunto il successo internazio­nale grazie all’interpreta­zione in Juno (2007), che gli è valsa la candidatur­a all’Oscar come miglior attrice.
IERI, OGGI Elliot Page (34 anni) ritratto nel 2005. Nato Ellen Page, l’attore ha raggiunto il successo internazio­nale grazie all’interpreta­zione in Juno (2007), che gli è valsa la candidatur­a all’Oscar come miglior attrice.
 ??  ?? Elliot sulla copertina di Time lo scorso marzo; sopra, con l’attrice Emma Portner; nella foto con la cravatta, nel 2015; sotto, durante l’intervista con Oprah Winfrey; a sinistra, in un ritratto recente è in piscina dopo la mastectomi­a. CONFESSION­I
Elliot sulla copertina di Time lo scorso marzo; sopra, con l’attrice Emma Portner; nella foto con la cravatta, nel 2015; sotto, durante l’intervista con Oprah Winfrey; a sinistra, in un ritratto recente è in piscina dopo la mastectomi­a. CONFESSION­I
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Sopra, con Michael Cera in Juno. A sinistra, una presa di posizione contro le iniziative di legge anti-trans e il discorso del 2014 a Las Vegas in cui Page fa il suo coming out. A destra, un’immagine via Twitter del 2016 e l’attore nel 2005.
DICHIARAZI­ONI Sopra, con Michael Cera in Juno. A sinistra, una presa di posizione contro le iniziative di legge anti-trans e il discorso del 2014 a Las Vegas in cui Page fa il suo coming out. A destra, un’immagine via Twitter del 2016 e l’attore nel 2005.
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A sinistra, a Roma nel 2015 con l’allora compagna Samantha Thomas. Sotto, al Sundance Festival all’età di 17 anni; sotto, a sinistra, con il padre Dennis Page. AFFARI DI CUORE
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