di Simone Marchetti
In pochi hanno davvero capito che cosa diavolo siano. In questo numero di Vanity Fair ve lo raccontiamo. Perché gli NFT rappresentano la nuova frontiera digitale che cambierà tante cose.
Per capirli, facciamo un passo indietro. Immaginatevi di tornare, diciamo, all’inizio degli anni Duemila, quando ancora non c’erano i grandi social network. Bene, se qualcuno fosse venuto da voi a dirvi che di lì a poco chiunque, con dei seguaci in un mondo che non esisteva, avrebbe potuto costruire fortune e accumulare molti soldi, lo avreste sicuramente guardato increduli. Primo perché vi sembrava impossibile. Secondo perché quello che diceva non era per niente chiaro: cosa vuol dire avere dei seguaci in un mondo che non esiste? E chi mai avrebbe messo dei soldi in una cosa che non esiste?
Davanti agli NFT si prova lo stesso stupore. In breve: un NFT è un contratto che stabilisce la provenienza, l’autenticità e la proprietà di un bene digitale. Qualcosa che esiste solo in rete ma che è maledettamente reale. Quando si pensa a un NFT, infatti, il primo errore sta nel non capire che il digitale è reale. Quindi: provate a immaginare un futuro, molto prossimo, in cui si venderanno tantissimi beni con contratti NFT. Dall’arte alla moda, dal design alla cultura e così via. Per capire sviluppi, scenari e conseguenze, abbiamo voluto l’inchiesta che trovate a pagina 70. Non perdetela: prova a spiegare come e perché questa tecnologia sembra avere tutte le caratteristiche per compiere un’altra rivoluzione.
Anche per questo, abbiamo voluto che questa copertina di Vanity Fair sia la prima vera cover in NFT: l’abbiamo creata insieme a Valuart, un team di giovani creativi di cui vi parliamo a pagina 65. L’immagine di Elodie, nostra cover star, e l’elaborazione artistica diventano così un bene digitale unico e irripetibile, una sorta di opera d’arte che ha già un compratore che ha scelto di acquistarla per la cifra di 25.000 dollari (veri, non criptovalute) e di cederne i diritti a Pangea, onlus che si occupa dell’assistenza delle donne afghane arrivate in Italia (in questo teniamo fede al nostro impegno «Non lasciateci sole», lanciato con la copertina di Vanity del 15 settembre).
Ripeto: il digitale sta diventando sempre più reale. E la sua influenza su di noi è sempre più radicale. Il nostro compito è comprenderlo, forse indirizzarlo, sicuramente non sottovalutarlo. Perché oggi, come nei primi anni del Duemila, non è importante cosa sembra impossibile, ma quando, come e perché sarà possibile.