I figli sono (anche) dei rompipalle
Quando a Simonetta Sciandivasci, in un programma del primo dell’anno su Raiuno, hanno chiesto perché i giovani italiani non fanno figli e lei ha risposto che non li fanno neanche in Germania dove ci sono migliori condizioni economiche, sua zia, madre di due ventenni amatissimi, le ha scritto un messaggio: «La prossima volta rispondi che i figli sono una gran rottura di palle». Sciandivasci, trentasei anni, lucana, giornalista brillante e prolifica, lo racconta in un dibattuto pezzo di domenica su lo Specchio de La Stampa intitolato I figli che non voglio, in cui scrive di quelli che non fanno figli perché non vogliono e non perché non possono. Non voglio parlare qui né di dati Istat (i giovani fanno sempre meno figli) né delle dichiarazioni di papa Francesco («Oggi la gente non vuole avere figli, ma ha due cani, due gatti… avere un figlio è sempre un rischio, ma lo è di più negare la paternità e maternità») ma di quanto mi sembri sano e liberatorio che oggi una giovane bella e talentuosa giornalista molto in vista metta la faccia su questo tema. Serve non solo a chi di figli non ne vuole e si sente in colpa (sì, la pressione sociale esiste ancora), ma anche a chi ce li ha e magari si vergogna a dire quello che la zia di Sciandivasci le ha scritto in quel messaggio: i figli sono una gran rottura di palle.
Lo si dice troppo poco, invece servirebbe farlo, aiuterebbe i genitori e aiuterebbe anche loro, i figli, che non hanno bisogno di genitori innamorati e iperprotettivi come più o meno siamo tutti noi boomer, ma di genitori che fanno i genitori. Le madri, soprattutto dei figli grandi, se lo sussurrano in segreto: «Ah, ma quindi è così egoista anche il tuo?», sentendosi liberate da un peso segreto.
Sì. I figli rompono, sono egoisti e stronzetti, ed è giusto e sacrosanto che lo siano. Lo eravamo anche noi coi nostri genitori: quand’è che ce ne siamo dimenticati? Chi ce li ha se lo ricordi. Chi ne vuole lo tenga presente. Chi non ne vuole, si accomodi.