LA TENDA DELLA SPERANZA di Félix González-Torres
Con il sangue si possono sigillare unioni indistruttibili, ma nel sangue la storia non smette mai crudelmente di ricordarci che si consumano crimini atroci e si distruggono intere società. Ci sono artisti che senza prevederlo hanno creato opere che, pur fatte in un momento storico diverso, ritornano attuali con significati differenti da quello immaginato dall’autore. È il caso di Untitled (Blood) del 1992 dell’artista di origini cubane Félix González-Torres, morto giovanissimo, a 38 anni, di Aids. L’opera consiste in una grande tenda fatta di semplici ed economiche perline di plastica colorate bianche e rosse che divide uno spazio. Con la semplicità umile del materiale l’artista riesce miracolosamente a comunicare un messaggio monumentale, il filtro che separa la vita dalla morte come una cascata trasparente e colorata di sangue, sostanza che porta vita e morte allo stesso tempo. GonzálezTorres parlava della tragica epidemia dellA’ ids che crudele si nascondeva e colpiva attraverso la naturalità del desiderio, della passione e dell’amore. Oggi la sua tenda diventa un confine che non separa l’amore dalla malattia, ma la tragedia della pandemia da quella ancora più assurda, perché artificialmente creata dall’uomo, della guerra. L’artista con questa sua opera e tutto il suo lavoro voleva ricordarci che l’umanità è condannata a sperare. Non si sarebbe forse mai immaginato che questa condanna potesse rischiare all’improvviso di essere commutata in una sentenza di morte della speranza stessa, appesa al suo futuro come le perline colorate attraverso ognuna delle quali passano i riflessi e i raggi di una luce che ci auguriamo non abbia nessuna intenzione di spengersi.