La lezione di Gino Strada
Nel momento in cui scrivo in Ucraina stanno cadendo le bombe sui civili e le evacuazioni sono state sospese, Mariupol è una trappola, Kiev assediata, intanto in Russia migliaia di persone che manifestano contro l’invasione sono state fermate e il direttore del Teatro Bolshoi di Mosca, Tugan Sokhiev, si è dimesso. E noialtri cosa facciamo adesso? Che cosa possiamo fare? Molti volontari sono partiti per andare a dare una mano, altri stanno lavorando da qui per raccogliere denaro o beni di prima necessità: abiti pesanti, medicine, pannolini, latte in polvere. A me non viene in mente nient’altro che cercare di fare il mio lavoro meglio che posso. Dal giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina sento in radio ogni mattina un giornalista da Kiev: prima Valerio Nicolosi, poi Cecilia Sala. Valerio i primi giorni stava in un bunker con otto neonati, la più piccola aveva dodici giorni e sentivamo il suo pianto attraverso il telefono. Ogni giorno che passava di più. Poi Valerio è dovuto partire insieme a quelle famiglie: ora sta raccontando l’esodo, al momento è in Romania. Cecilia invece è ancora a Kiev, che lei chiama Kyiv, con pronuncia ucraina, e fa racconti agghiaccianti nel suo podcast Stories per Chora Media. Seguo Francesca Mannocchi che su La Stampa e La7 racconta storie che spezzano in due senza mai perdere un secondo di lucidità. Anzi, sembra ogni giorno più disperatamente lucida. Domenica non sapevo cosa potevo fare e ho letto il libro postumo di Gino Strada appena uscito per Feltrinelli. È una specie di autobiografia illuminante e riottosa che dice: «Bisogna curare le vittime e rivendicare i diritti. Una persona alla volta». Ci sono passaggi davvero inquietanti: sul «nemico», sui civili, sul rischio atomico, sull’utopia della pace. Soprattutto sui bambini, le maggiori e più insopportabili vittime di ogni guerra. Ho pensato che questo libro ha un titolo che mostra una strada possibile a ognuno di noi: Una persona alla volta. Se possiamo aiutare anche solo una persona alla volta, qualcosa possiamo fare, tutti, ognuno nel suo.