Ci manca Pasolini, poeta della libertà
Quando ero ragazza, Pier Paolo Pasolini – che oggi avrebbe compiuto cent’anni e allora era morto da poco – era il simbolo della libertà dagli schemi. Non aveva nascosto la sua omosessualità, era comunista, cristiano, era un poeta e un intellettuale, uno scrittore e un regista, e non stava mai dove pensavi di trovarlo. Era il simbolo della contraddizione, e a vent’anni tutti ci sentivamo orgogliosamente contraddittori (anche adesso, ma meno orgogliosamente).
Tra i foglietti appiccicati al muro col nastro adesivo di fronte alla mia scrivania c’era la sua poesia
Il pianto della scavatrice che diceva: «Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto. Dà angoscia il vivere d’un consumato amore. L’anima non cresce più», e mi attenevo a questa regola, facile da seguire a quell’età. Quando morì in quel modo violento ero solo al primo anno di liceo, ma ricordo che ci sentimmo vagamente derubati del nostro diritto adolescente di essere contraddittori, liberi ed estremi. A mia figlia, che oggi mi chiede «Cosa leggo di suo? Da dove comincio?», rispondo di guardare prima di tutto il suo film Uccellacci e uccellini, interpretato da Totò, sicura che ne sarà conquistata a partire dai titoli di testa cantati da Domenico Modugno. E di ascoltare il bellissimo podcast di Walter Siti, il più grande conoscitore del suo lavoro. E poi di leggere Caro Pier Paolo (Neri Pozza) di Dacia Maraini, così caldo e autentico, che racconta l’uomo e l’amico.
A quel punto sono sicura che le opere di Pasolini se le sceglierà da sola, nell’ordine più vicino a lei. Io invece sul muro di fronte alla scrivania stasera ho appeso la frase di PPP che Massimo Recalcati ha messo in esergo al suo saggio: «Sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che sbatte sulla polvere e sul piede. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio».