Vanity Fair (Italy)

Il mio Angelo

- di Marta Caramelli

A 10 anni ho chiesto a mio papà di portarmi a tagliare la coda di cavallo in cui raccogliev­o i miei lunghissim­i capelli per averli corti come Gianni Morandi: mi piaceva e volevo essere come lui. A 15, per fortuna, mi sono innamorata di un certo Alessandro e ho rivoluto la mia chioma. Anzi, per la precisione, quella di Farrah Fawcett. Dopo averla vista in Charlie’s Angels nulla è stato più come prima. La massa luminosa, le onde morbide quando schizzava via con lo skateboard sono diventati la mia piacevole ossessione. Complice la mia naturale chioma leonina, non è stata una «mission impossible»: li ho scalati, ho copiato ogni suo movimento e da allora il volume è diventato il mio mantra e il mio segno distintivo. Piccolo particolar­e: il volume che ho è genetico, perché sono una frana nel gestirlo da sola. Incurante delle critiche di mia figlia, che sostiene che non mi applico vista la facilità di utilizzo di piastre e ferri, sono un’addicted del parrucchie­re, il mio Marco Rizzi, che mi vuole bene e non ha il coraggio di dirmi che oggi, dopo la piega, assomiglio molto più a Joan Collins in Dynasty piuttosto che alla mia adorara Farrah di allora. Ma io me ne frego e penso di essere come lei. Il mio angelo.

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