Licorice Pizza non lasciarmi
Se rinasco voglio essere Alana in Licorice Pizza. Voglio essere amata perdutamente da un ragazzino di quindici anni divertente come Gary. Voglio essere anche Gary, e innamorarmi di una ragazza di dieci anni più grande col naso, le gambe e il brutto carattere di Alana. Vorrei essere Alana perché guida benissimo, dà corda a tutti gli uomini che incontra, litiga con tutti quelli che conosce, ma è l’unico personaggio del film che ha una famiglia presente, pure troppo presente, e io voto troppo piuttosto che troppo poco.
Vorrei andare anch’io sempre nello stesso bar come Alana e Gary, un bar dove una sera incontro Tom Waits e dove Sean Penn mi offre il mio primo Martini. Vorrei prendere anch’io a mazzate il parabrezza della Ferrari di Bradley Cooper. Vorrei correre fortissimo come Alana e Gary. Vorrei portare la minigonna come la porta Alana. Vorrei farmi fare un completo bianco come Gary. Vorrei essere giovane incasinata inconsapevole come loro. Vorrei uscire con una banda di amici ragazzini. Vorrei vivere per sempre nel 1973 in California.
Non voglio sapere se Licorice Pizza vincerà degli Oscar, anzi ora lo consegno al giornale prima di saperlo e mi tappo le orecchie, ma andate a vederlo comunque e se potete in lingua originale. Il regista è Paul Thomas Anderson, quello di Magnolia, Boogie Nights, Il petroliere, Il filo nascosto, insomma un genio.
I dialoghi sono meravigliosi, gli attori sono meravigliosi, sia i veterani che gli sconosciuti, Gary è Cooper Hoffman, il figlio di Philip Seymour Hoffman, Alana è Alana Haim del gruppo musicale delle Haim, e la famiglia del film è la sua vera famiglia. Alana, Gary, dove siete, vi prego non lasciatemi.