Vanity Fair (Italy)

LA LIBERTÀ RITROVATA NELLA NEBBIA

- di FRANCESCO BONAMI di Fujiko Nakaya

Ci aveva già pensato Giosuè Carducci a trasformar­e la nebbia in arte con le parole: «La nebbia agli irti colli…». E il pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich l’ha immortalat­a nel famoso quadro Viandante sul mare di nebbia. L’artista giapponese Fujiko Nakaya non usa parole né pennelli, ma la nebbia stessa per creare le sue sculture che, a differenza di quelle tradiziona­li in bronzo, marmo o legno, attorno alle quali lo spettatore gira, girano attorno allo spettatore, avvolgendo­lo, nascondend­olo e regalandog­li un senso di libertà che l’arte convenzion­ale non riesce mai completame­nte a dare. In Nebel Leben (Haus der Kunst, Monaco, fino al 31/7) la nebbia in diretta, lo spazio dentro e fuori dal museo si trasforma in un paesaggio, proprio come quello del dipinto di Friedrich. Lo spettatore diventa un viandante immerso nello spazio della realtà e dei propri pensieri. In un mondo in cui volenti o nolenti siamo obbligati o ci piace essere sempre presenti, l’artista novantenne ci aiuta a ritrovare l’eccitazion­e di perdersi o di nasconders­i anche se solo per qualche attimo. Dentro la soffice atmosfera riusciamo magari a ritrovare un po’ di leggerezza divina, come quella che usava la dea Minerva nell’Odissea per nascondere Ulisse e se stessa. Se poi non siamo distratti dallo smartphone che ci chiede di fotografar­e l’aria diventata batuffolo, magari scopriamo di essere pure un pizzico romantici e, senza che nessuno ci veda, arrossiamo. Certo, se poi continuiam­o a pensare che la nebbia, come la forfora o le zanzare, sia soltanto una seccatura, allora nulla potrà liberarci dalle volgari catene della quotidiani­tà. Nemmeno i più potenti fari antinebbia potranno illuminare i nostri pensieri.

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