LA LIBERTÀ RITROVATA NELLA NEBBIA
Ci aveva già pensato Giosuè Carducci a trasformare la nebbia in arte con le parole: «La nebbia agli irti colli…». E il pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich l’ha immortalata nel famoso quadro Viandante sul mare di nebbia. L’artista giapponese Fujiko Nakaya non usa parole né pennelli, ma la nebbia stessa per creare le sue sculture che, a differenza di quelle tradizionali in bronzo, marmo o legno, attorno alle quali lo spettatore gira, girano attorno allo spettatore, avvolgendolo, nascondendolo e regalandogli un senso di libertà che l’arte convenzionale non riesce mai completamente a dare. In Nebel Leben (Haus der Kunst, Monaco, fino al 31/7) la nebbia in diretta, lo spazio dentro e fuori dal museo si trasforma in un paesaggio, proprio come quello del dipinto di Friedrich. Lo spettatore diventa un viandante immerso nello spazio della realtà e dei propri pensieri. In un mondo in cui volenti o nolenti siamo obbligati o ci piace essere sempre presenti, l’artista novantenne ci aiuta a ritrovare l’eccitazione di perdersi o di nascondersi anche se solo per qualche attimo. Dentro la soffice atmosfera riusciamo magari a ritrovare un po’ di leggerezza divina, come quella che usava la dea Minerva nell’Odissea per nascondere Ulisse e se stessa. Se poi non siamo distratti dallo smartphone che ci chiede di fotografare l’aria diventata batuffolo, magari scopriamo di essere pure un pizzico romantici e, senza che nessuno ci veda, arrossiamo. Certo, se poi continuiamo a pensare che la nebbia, come la forfora o le zanzare, sia soltanto una seccatura, allora nulla potrà liberarci dalle volgari catene della quotidianità. Nemmeno i più potenti fari antinebbia potranno illuminare i nostri pensieri.