Vanity Fair (Italy)

Il bisogno della vita di «prima»

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Che bello dare (almeno) un’occhiata alla vita di prima, al mondo di prima. Lo abbiamo fatto in 14 milioni viaggiando in compagnia dell’uovo di Pasqua, la scorsa settimana, un po’ di mare, qualche ciliegio in fiore, i ragazzini sull’altalena. Lo abbiamo rifatto, appena l’altro ieri, celebrando la festa del 25 aprile, che a questo giro del giorno, con la cenere dei bombardame­nti sull’Ucraina invasa, ci è sembrata una festa della liberazion­e un po’ più carica di senso del solito.

Il mondo nuovo che ci circonda è diventato un assedio. Due anni di Covid con le piazze, gli alberghi e i ristoranti a digiuno. E in coda, a completare l’opera, la depression­e, l’isolamento, il fatalismo ripescato a contrastar­e paure ancestrali di contagio universale e multiplo delirio dei No Vax molesti. Poi è cominciata la guerra, esclusiva umana, specialità maschile. Si è accesa giusto ai confini della nostra Europa, come proprio nessuno si aspettava, tranne gli ucraini, i russi, gli americani, i cinesi, le diplomazie europee e i soliti centomila generali che ogni mattina si vestono a festa con le medaglie lucidate dal Sidol sul petto, per farla, la guerra. E quelli in pensione per commentarl­a, ogni sera nei giardinett­i dei talk show, prima e dopo i massacri perfeziona­ti nelle fosse comuni di Mariupol e Bucha.

Stavolta il calendario ci ha regalato un via libera, come ai vecchi tempi, e noi ci siamo lanciati come si fa dallo scoglio, quando il sole cuoce la testa e l’aria. «Esodo!» hanno cantato i contabili dell’algebra sociale: «130 mila turisti a Venezia!»; «A Roma tutti in coda»; «7 miliardi di euro spesi nel ponte!»; «Le città d’arte fanno il pieno!». Sono tornate neutrali – in queste giornate di festa festante – persino le mappe geografich­e da analizzare insieme in tv, non più aree rosse di lockdown, né cimiteri

delle terre invase, ma innocui borghi per il turismo slow che sta soppiantan­do quello mordi e fuggi, anche se dura altrettant­o, 48-72 ore, dicono gli esperti, ma è almeno di prossimità, ecologico, sostenibil­e, meglio ancora se con il bonus terme e la spa scontata, pioggia permettend­o. L’unico turismo che manca all’appello è quello russo, ma siccome vale meno del 2 per cento degli incassi, comprese le bottiglie di Cristal e le ostriche con cui fanno la prima colazione i trigliceri­di degli oligarchi, chi se ne frega.

A raffreddar­ci la vacanza ci ha pensato il Fondo monetario che ha tagliato tutte le stime di crescita, l’Italia dal 3,8 per cento previsto a un malinconic­o 2,3, perché né la guerra, né il virus se ne andranno da qualche altra parte dell’universo. Continuerà la crisi dei consumi. E pure quella delle produzioni negli stabilimen­ti. Mancherà il gas russo e il grano ucraino. La variante Omicron non mollerà la presa. Ci saranno miseria e danni sociali a vasto raggio. Ma intanto questa boccata d’ossigeno ce la siamo presa. L’uomo è una gioiosa macchina che vende e compra, scriveva George Saunders, insegue le cose, se le porta a casa, poi esce a comprarne altre. Il desiderio è la merce più pregiata. E qualche volta anche l’oblio, quando diventa vacanza.

DICONO

DICONO CHE UN GIOVANOTTO, CHE HA UN NOME PROFETICO, ABBIA DOVUTO RINUNCIARE ALLA SUA PROVA TELEVISIVA PER ASTINENZE AMOROSE. DICONO CHE SIA FURIOSO CON LA SORELLA PIÙ FAMOSA PER NON AVERLO SOSTENUTO. LEI PERÒ LO AVEVA AVVISATO.

MA NON SALVATO. DICONO

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Venezia è una delle mete più gettonate per i break veloci. Dopo l’assalto di Pasqua si sta pensando a ingressi su prenotazio­ne.
IN LAGUNA Venezia è una delle mete più gettonate per i break veloci. Dopo l’assalto di Pasqua si sta pensando a ingressi su prenotazio­ne.
 ?? ?? di PINO CORRIAS
di PINO CORRIAS

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