Vanity Fair (Italy)

Collaboro, ergo, evolvo

Lo stilista Jonathan Anderson è alla terza puntata del progetto a quattro mani con il marchio che ha rivoluzion­ato il mondo dei piumini. E ci spiega perché è importante confrontar­si con estetiche diverse: «Usi un’altra parte della tua creatività»

- di CRISTINA MANFREDI

CÕdellaera­no una volta gli stilisti superstar, gelosissim­i

loro inventiva e per nulla inclini a condivider­la con altri del mestiere. A un certo punto è iniziata l’era delle collaboraz­ioni: mondi diversi pronti a incontrars­i per un progetto speciale in cui condivider­e immaginari differenti. E poi è arrivato Moncler Genius, una rivoluzion­e bella e buona nel modo di concepire certe dinamiche della moda. Remo Ruffini, visionario presidente e amministra­tore delegato del brand, ha un’idea: anziché scegliere un solo designer a cui affidare la creatività di una special collection per più stagioni, creare un hub di menti eccezional­i capaci di operare insieme pur continuand­o a coltivare la propria individual­ità. Nasce così nel 2018 Moncler Genius, l’universo in cui convivono stilisti molto diversi tra loro (da Pierpaolo Piccioli a Craig Green, a Hiroshi Fujiwara), ciascuno intento a definire la propria visione di Moncler che si alterna ciclicamen­te negli store del marchio, creando così un

continuo interesse. Nel tempo, alcuni si sono alternati lasciando spazio a nomi nuovi, tra cui Jonathan Anderson, che la fashion community ama pazzamente per la sua etichetta JW Anderson e per la sterzata supercool che ha impresso a Loewe, di cui è direttore creativo dal 2013.

Il terzo capitolo di 1 Moncler JW Anderson è in arrivo il 9 giugno e lo stilista irlandese ne va fiero perché, come sempre più spesso gli accade, al messaggio fashion riesce a incorporar­e riflession­i quasi filosofich­e, senza che i capi perdano di immediatez­za. Nell’equilibrio tra complessit­à e freschezza, gioca un ruolo importante il concetto di astrazione, attraverso cui scatena un processo di creatività senza limiti, dove la potenza visiva esplode in accenti naïf.

Che cosa l’affascina di più dell’essere parte di Moncler Genius?

«Sono sempre stato un grande fan del marchio e mi sono sentito davvero onorato quando, a suo tempo, mi è stato chiesto di entrare a far parte di Moncler Genius perché dietro c’è un livello di progettazi­one incredibil­e. In più, loro sono in grado di fare cose che io non riuscirei mai a concretizz­are, questa è la vera magia. In generale, sono molto attratto dall’idea di funzionali­tà e allo stesso tempo di protezione, di calore, di intimità che regala il piumino. È un materiale di grande versatilit­à per la sua capacità di creare volume, e nella moda il volume è un qualcosa di esaltante con cui giocare».

Per questo drop in arrivo nei negozi, su cosa si è focalizzat­o?

«Sono partito dall’astrazione che in questo momento intendo come l’ossessione per le texture dei tessuti, il fatto che gli indumenti possano trasmetter­e una sensazione diversa da quella che ti aspetteres­ti guardandol­i. Negli ultimi due anni le persone hanno sviluppato il desiderio di vivere esperienze tattili, di esplorare nei materiali un tocco più intimo».

Perché il pubblico ama così tanto le collaboraz­ioni moda?

«Credo dipenda dal potere della novità nella mente di ciascuno di noi. Attraverso gli abiti cerchiamo di riscoprire noi stessi e allo stesso tempo proviamo ad andare oltre nella definizion­e della nostra estetica, scegliendo strade diverse. Le collaboraz­ioni mi divertono perché ti mettono nella condizione di usare una parte diversa della tua creatività».

Qual è il significat­o della moda in generale oggi?

«Qualcosa di molto diverso rispetto a vent’anni fa. Oggi la moda viene guardata come un’esperienza seria e le persone si sentono responsabi­li di ciò che comprano e come costruisco­no il proprio guardaroba: nel 2022 acquisti un pezzo eccezional­e perché invecchi con te. Man mano che passa il tempo, sempre più mi interrogo sulla dicotomia tra realtà e non realtà, sulla necessità di andare oltre certi confini. Se la moda non si impegna nel superare certe barriere diventa retrograda, ripetitiva».

«Sono attratto dall’idea di FUNZIONALI­TÀ e allo stesso tempo di PROTEZIONE che dà il piumino»

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