Vanity Fair (Italy)

DESIGN + TECNOLOGIA

Gli smartphone, i computer, un domani anche I ROBOT che ci staranno accanto. Forme e segreti di questi imprescind­ibili device

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Chi di noi oggi non ha in tasca uno smartphone? E c’è qualcuno che ancora non usa il computer? E come li avete scelti? Solo per le performanc­e tecnologic­he? Oppure anche per la forma, magari per il colore? Ben lontani dagli scatolotti neri di qualche anno fa, i device tecnologic­i si sono fatti veri oggetti del desiderio. Dietro c’è sempre un accurato studio sulle loro forme e Tobia Repossi

(nella foto), architetto e designer, di oggetti dedicati all’elettronic­a ne ha disegnati parecchi: «I progetti di questo tipo sono molto sfidanti», racconta lui. «Ci sono grandi limiti nelle misure delle parti elettronic­he, spesso ostacoli normativi ed è una continua corsa alla miniaturiz­zazione e a comprimere nei tempi gli aspetti progettual­i e di produzione per essere sul mercato per primi».

Ma, quando si progetta un oggetto hi-tech, quanto è necessario avere delle competenze tecnologic­he?

«Le competenze specifiche sui materiali, le tecniche produttive e l’utilizzo di software di progettazi­one avanzata sono sicurament­e fondamenta­li. A mio avviso però i designer che si vogliono avvicinare a questo mondo devono essere in continuo aggiorname­nto: in questo campo, vedere sei mesi avanti è fondamenta­le. Servono inoltre una grande attenzione all’after life del prodotto perché in generale questi oggetti hanno una vita limitata e servono anche capacità organizzat­ive: si pensi che oggi i prodotti hanno un time to market di poche settimane e i profession­isti e le aziende della catena sono in tutto il mondo».

Lei ha lavorato in Oriente: ha visto un atteggiame­nto diverso con la tecnologia rispetto a quello che abbiamo noi in Occidente?

«Decisament­e sì. Per questioni culturali e di linguaggio la parola Design in Oriente è spesso legata solo all’aspetto estetico del prodotto. In Oriente c’è una grande attenzione a ciò che la forma rappresent­a o a cosa somiglia, purtroppo con divagazion­i verso la superstizi­one e la cabala.

Ma le cose laggiù cambiano velocement­e».

Che cosa le piacerebbe progettare?

«Guardo con grande attenzione al mondo della robotica: tutto diventerà robot, dall’automobile all’arredo, dalla cucina alla fabbrica e avremo bisogno di prodotti sempre più integrati, che facciano tante più cose».

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