2022 , fuga dalla capanna
In un tempo non remoto sviluppammo tutti insieme la «sindrome della capanna», come la battezzarono i cartografi sociali, mentre imperversava la prima e la seconda ondata del maledetto Covid. Consisteva nel rimanere chiusi in casa il più a lungo possibile, al sicuro, con il lievito pronto per il pane e Netflix per l’insonnia, lasciando che solo il Papa, indifferente alla pioggia, attraversasse l’intera notte italiana, in una piazza perfettamente vuota.
La capanna c’è ancora, ma le porte le abbiamo da gran tempo spalancate e proprio adesso nella nuovissima notte della nuovissima frenesia italiana non si trova un posto libero al ristorante. Per l’ombrellone del prossimo weekend dobbiamo telefonare e prenotarlo adesso, oppure stendere l’asciugamano su spiaggia libera. Negli spicchi d’ombra dei giardini c’è la folla. E se vuoi lo spritz da Mario, fai il favore di metterti in fila. Naturalmente senza mascherina.
A proposito. Settimana scorsa, dentro la bolla d’aria condizionata del supertreno che inghiottiva la Pianura rovente a 300 all’ora, il controllore ha alzato le braccia davanti a tutto lo scompartimento ammutinato: «Ragazzi, ce la vogliamo mettere la mascherina, che sarebbe obbligatoria?». E qualcuno gli ha pure dato retta, ma sbuffando una nuvola di virus per la scocciatura, mentre ubbidiva.
In questo allegro luglio della collettiva impazienza, la curva dei consumi si è impennata, nonostante il gas alle stelle, la benzina raddoppiata, l’inflazione che sale, la siccità che brucia. E nonostante la guerra che ancora riempie di sangue i nostri telegiornali. Ma intanto siamo di nuovo all’apoteosi dei saldi, appena sbocciati dentro qualche milione di vetrine. Varranno la bellezza di
243 euro di spesa, mediamente, dice Confcommercio, anche se la media se ne infischia di dividere la torta in parti eguali: 486 euro li spenderà la signorina del terzo piano, nulla di nulla la figlia del portiere.
Diventati la patria dei B&B domestici, specie nelle città d’arte, aumentano a dismisura gli arrivi degli stranieri da una notte, e le partenze mordi e fuggi degli italiani. Gli alberghi raddoppiano le tariffe, ma la Sardegna, la Sicilia, il Salento annunciano già il tutto esaurito.
Il mio barista filosofo dice che questa fame di vita compensa il digiuno che abbiamo subito. E fin qui ci siamo. Quel che sorprende è la velocità con cui la nutriamo, persuasi come siamo che potrebbe sfuggirci da un momento all’altro, causa Omicron 5 in risalita. Corriamo per allontanarci da quel turbamento che ci ha depresso dentro la capanna, quando ci eravamo accorti che la morte tornava d’improvviso visibile. E che ci aspettava appena fuori dalla porta. A dispetto di tutte le luci, la musica e i consumi che nel mondo di prima avevamo allestito per cancellarla. La novità è che abbiamo deciso di sbarazzarci della malattia invece di parlarne all’infinito. E di relegarla, per scaramanzia, a un’informazione di servizio: «Ho avuto il Covid. Sono guarito. Usciamo?».
DICONO CHE TRA DUE AMICHE DEL CUORE SIA SBOCCIATA UNA PASSIONE CHE È SEMPRE STATA LATENTE. DICONO CHE NON VOGLIONO RENDERE PUBBLICO IL LORO LEGAME PER TIMORE DI ROMPERE IL RAPPORTO VIRTUOSO CHE HANNO CON IL LAVORO E CON UN’AZIENDA POLITICIZZATA E PROGRESSISTA. DICONO