Vanity Fair (Italy)

Usa e Polonia: gli attacchi

AL DIRITTO ALL’ABORTO

- ALESSANDRO AJRES (1974) è professore a contratto di Lingua polacca all’Università di Torino e di Bari. Dal 2020 ha iniziato a scrivere di politica e società in Polonia e Bielorussi­a (Domani, Linkiesta, East Journal). di ALESSANDRO AJRES

Nelle ore precedenti la storica decisione della Corte suprema statuniten­se, che ha cancellato il diritto costituzio­nale all’aborto, in Europa un movimento per la legalizzaz­ione dell’interruzio­ne di gravidanza subiva l’ennesima battuta d’arresto. Si tratta di quello polacco, prevalente­mente raccolto intorno alla sigla dello Sciopero generale delle donne (OSK), che, grazie alle firme di oltre 200 mila persone, era riuscito a portare alla discussion­e in Parlamento una proposta civica di legge. Il progetto prevedeva la possibilit­à di abortire gratuitame­nte, senza la richiesta di motivazion­e alcuna, fino alla dodicesima settimana. L’ordinament­o attuale polacco permette invece l’interruzio­ne di gravidanza solo in caso di stupro, incesto, malformazi­one del feto o pericolo di vita per la madre. Nel corso di un drammatico dibattito, protrattos­i fino a notte inoltrata, alcune delle rappresent­anti più in vista, impegnate nella causa, si sono avvicendat­e per spiegare in Aula le ragioni della proposta. Tra loro anche Natalia Broniarczy­k di Aborto senza frontiere, associazio­ne che sostiene le donne polacche con la fornitura di pillole abortive (una novantina di persone al giorno ne fanno ricorso) o l’organizzaz­ione di viaggi all’estero (in media quattro assistite quotidiana­mente). Nel 2021, l’associazio­ne ha soccorso più di 34 mila donne. «Onorevoli parlamenta­ri, è giunto il momento di assumervi la responsabi­lità delle vostre decisioni, che hanno un impatto diretto su tutte noi. Per voi è solo un voto, ma per noi è questione di vita. La vostra moralità non è più importante dei nostri bisogni, delle nostre decisioni», è stato il vano appello di Broniarczy­k. La proposta di legge non ha avuto accesso neanche alla seconda lettura: è stata rigettata con 265 voti contrari (225 dei quali provenient­i dal partito di maggioranz­a del governo, Diritto e Giustizia) e 175 favorevoli. La spinta, tuttavia, non sembra essersi esaurita. In un sondaggio realizzato dall’istituto indipenden­te IBRiS proprio in occasione della discussion­e in Parlamento, il 62% dei polacchi si è detto favorevole alla legalizzaz­ione dell’aborto (38,2% decisament­e favorevole, 23,6% favorevole); solo il 27% si è detto contrario (14,6% decisament­e contrario, 12,1% contrario). Nella fascia di età 30-39 anni, ben il 99% degli intervista­ti sostiene il cambio di passo. Dalla vicina Ucraina continuano intanto a sopraggiun­gere migranti, e tra loro donne che vogliono abortire in seguito alle violenze subite dai soldati russi. L’ordinament­o polacco garantisce a queste persone in via teorica la possibilit­à di interrompe­re la gravidanza, che dev’essere accordata da una procura. Il procedimen­to è però reso complicato dalla burocrazia, dalle differenze linguistic­he e dal timore delle vittime di una stigmatizz­azione sociale.

In Ucraina l’aborto è legale fino alla dodicesima settimana e le pillole sono accessibil­i senza ricetta. Dal 1° marzo Aborto senza frontiere dichiara di aver ricevuto richiesta di sostegno da parte di 158 donne ucraine che desiderava­no fermare una gravidanza per motivi che esulavano da quelli previsti dalla legge polacca. L’organizzaz­ione ne ha indirizzat­e molte verso Berlino, dove è stata stilata una lista di medici disponibil­i a intervenir­e gratuitame­nte.

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Manifestaz­ione in Polonia nel novembre 2021: «Sì all’aborto legale».
IN PIAZZA Manifestaz­ione in Polonia nel novembre 2021: «Sì all’aborto legale».

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