Vanity Fair (Italy)

Chi ha paura di ascoltare?

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on si può più dire nulla. Quante volte avete sentito o avete pensato questa frase? E quante volte l’avete associata al politicall­y correct, al politicame­nte corretto, scambiando la rivoluzion­e in atto (anche a livello linguistic­o) con la censura di quello che pensate o che dite?

In questo numero di Vanity Fair proviamo a ribaltare il tavolo di quello che pensiamo di sapere sul politicall­y correct. E lo facciamo con interviste, storie e opinioni che non parlano del politicame­nte corretto ma della paura di ascoltare.

La scorsa settimana, in un’intervista rilasciata a Vanity, la pallavolis­ta e presentatr­ice di Sanremo Paola Egonu ha scatenato firme, articoli sulle prime pagine di quotidiani e interventi in television­e: in tanti l’hanno criticata per il suo duro attacco al razzismo presente in Italia, sentimento maturato sulla sua pelle, con le sue esperienze, con la sua vita. Ma invece di ascoltare il suo dolore, i suoi racconti, le sue ferite, in molti le si sono scagliati contro per il pessimismo o addirittur­a mettendo in discussion­e quello che ha vissuto lei stessa in prima persona.

La mancanza di ascolto non è solo un problema relativo al razzismo. È un argomento di comprensio­ne più generale. Viviamo un’epoca straordina­ria, un’era mai vista prima dove tutti possono parlare ed esprimere giudizi ma dove in pochi ascoltano. I social media ci hanno aiutato a comunicare, a esprimere giudizi, a partecipar­e ai dibattiti. E questo è stato per certi versi grandioso. Per altri, invece, i social ci hanno chiusi in recinti di solitudine, di silenzio e di mancanza di ascolto.

NAscoltare, però, non significa aprirsi a chi è uguale a noi. Ascoltare è soprattutt­o mettersi a comprender­e chi non si conosce o non si capisce. Senza pregiudizi e senza emettere subito un giudizio.

Le ferite di Paola Egonu sono solo sue, vanno ascoltate, comprese, perché solo così si potrà avere un quadro migliore di quanto le è successo e soprattutt­o di quanto non deve succedere più. Pretendere che sia un’eroina o addirittur­a che diventi la paladina delle battaglie che noi per primi abbiamo perso, è un errore da non commettere.

Abbiamo avuto la possibilit­à di ascoltare in anticipo tutte le canzoni del Festival di Sanremo e di parlare con molti dei suoi protagonis­ti. A riguardo, posso dirvi che questo è un Festival da non perdere, pieno di voci interessan­ti, fuori dagli schemi o perfettame­nte dentro gli schemi. Vi consiglio di guardarlo mettendovi in ascolto. Certo, scegliete chi più vi piace e quale brano o artista vi emozionano di più. Ma ascoltate. Il grande lavoro fatto da Amadeus è stato proprio questo: presentare un palinsesto di tante diversità, alcune uguali a noi, altre completame­nte diverse.

Non fidatevi di chi ha paura di ascoltarle. Chi ha paura di ascoltare vi vuole rinchiusi in recinti di solitudine, di odio, di ignoranza. Chi ha paura di ascoltare non si perde solo la vita di oggi. Si perde il futuro.

Buona lettura

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