Vanity Fair (Italy)

A FIL DI LAMA

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Trovare a tavola forchetta, coltello e cucchiaio oggi è normale, ma non è sempre stato così. Fin dall’antichità, quando di tavole non si parlava ma si mangiava con le mani il pezzo conquistat­o in una caccia difficile, c’era solo il coltello, il cui uso si fa risalire al Paleolitic­o. La sua gloriosa «carriera» ha poi attraversa­to i secoli servendo sia per squartare e disossare, sia come arma: non c’era uomo che non ne portasse sempre uno con sé, pronto alla difesa o all’offesa, ma anche per la mensa. L’importanza del coltello già nel Cinquecent­o era tale che l’incaricato di tagliare le carni per i Signori (in Italia era il trinciante, in Inghilterr­a il carver) godeva di una posizione di prestigio, connessa al valore della materia prima trattata. Ancora qualche anno fa a Londra, in un ristorante celebre per le carni arrosto, al carver si usava far scivolare garbatamen­te una mancia, segno dell’importanza che questa figura aveva rivestito per secoli. In altre parti del mondo, come la Cina e il Giappone, il coltello a tavola fu invece sempre bandito, in quanto ritenuto strumento di offesa, limitandon­e l’uso agli addetti in cucina. Oggi il coltello compare alla destra del piatto e ha un suo «galateo»: va posizionat­o sempre con la lama rivolta all’interno, in quanto strumento comunque pericoloso; non va mai usato per tagliare il pane a tavola (si spezza con le mani!) e nemmeno per le uova. Celebre, e forse vera, la storia del cameriere di una nobile casata (che ricorda il Jeeves di P.G. Wodehouse), dimessosi quando la borghesiss­ima compagna del Signor Conte osò tagliare una frittata con il coltello. Ma anche per le verdure la forchetta è sempre più garbata. Lo stesso per il pesce, che richiede un apposito coltello, con la lama sagomata per non rovinare le carni delicate di un’orata o di una cernia. Qualcuno chiederà di forchetta e cucchiaio. Ma questa è un’altra storia.

Avvocato, esperta di storia della cucina e di arte del ricevere, cuoca appassiona­ta e collezioni­sta di testi dedicati alla gastronomi­a. Ha scritto il libro Dizionario irresistib­ile di storie in cucina (2021, Cairo).

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