Che cosa c’è nella tua scatola?
Nessuno di noi sa quando morirà. Nel corso della storia profeti e veggenti, con l’aiuto di ogni tipo di oracolo, hanno provato a dare delle risposte, che però richiedevano fede e che non potevano essere provate. Niente di tangibile o vero al 100%, quindi, ma il tentativo umano di scrutare nell’imperscrutabile. Se oggi abbiamo il potere di modificare il corpo umano e controllare un grande numero di fenomeni naturali, la morte rimane però un interrogativo irrisolto.
Cosa accadrebbe, invece, se ogni essere umano potesse conoscere la lunghezza precisa del filo della propria vita, quello che le Moire greche filavano e recidevano seguendo il volere della Necessità (Anánke¯, la dea del destino), e a cui neppure gli déi potevano opporsi?
Prova a rispondere Nikki Erlick, autrice di Il filo della tua storia (Longanesi, pagg. 400, € 18,60), romanzo distopico appena arrivato in Italia. In una notte come le altre, ogni essere umano sulla Terra riceve una scatola dentro la quale è conservato un filo, più o meno lungo a seconda di quella che sarà la lunghezza della sua vita. Non c’è persona sul Pianeta che abbia compiuto i ventidue anni che adesso non abbia il potere di sapere quando morirà.
Emerge subito il primo interrogativo filosofico: se avessi una risposta così chiara, apriresti la tua scatola? Nella trama del romanzo emergono scelte diverse: chi la apre subito, chi decide di conservarla, chi prova a distruggerla (senza riuscirci). Accade anche un’altra cosa: un’informazione così importante – e così precisa, perché in effetti la lunghezza del filo corrisponde esattamente a quella della vita delle persone – diventa un’arma politica e uno strumento di discriminazione.
I filicorti vengono isolati dalla società, perdono l’accesso a cariche istituzionali e alle prospettive di carriera, riservate ai fililunghi. Chi ha un filo corto viene percepito come una testa calda che deve essere controllata, che potrebbe agire d’istinto e disturbare l’ordine sociale. Gli effetti, d’altra parte, riguardano anche le questioni private: come puoi iniziare una storia d’amore sapendo che la vita che ti resta è troppo breve? Come può un’altra persona innamorarsi di te sapendo che morirai presto? Meglio non provarci nemmeno.
Appare chiaro, quindi, che avere la possibilità di sapere quando si morirà non è un’informazione neutra, e che non tutti gli esseri umani farebbero la stessa scelta se potessero scegliere. Appare chiaro, soprattutto, che un’informazione come questa diventa immediatamente uno strumento per dividere l’umanità tra migliori e peggiori, degni e superflui. Il filo della tua storia mostra come le discriminazioni vengono create dall’umanità, perché non hanno niente di naturale, ma dipendono dall’incapacità di convivere nella diversità, e finiscono col decidere il destino di chi sembra essere nato con la caratteristica sbagliata.
Nel mondo reale, a oggi non sappiamo se i nostri fili sono lunghi o corti. C’è una sola certezza: i nostri fili sono intrecciati, e più impariamo a incontrarci armonicamente con gli altri e più bella sarà la trama delle nostre vite.
«Le discriminazioni vengono create dall’umanità, dipendono dall’incapacità di convivere nella diversità. I nostri fili sono intrecciati, più impariamo a INCONTRARCI ARMONICAMENTE con gli altri e più bella sarà la trama delle nostre vite»