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François Civil è un sorprendente D’artagnan accanto a tre moschettieri stellari
Il mondo ha scoperto François Civil quando la serie Chiami il mio agente! è sbarcata su Netflix. Ma per il 33enne francese il vero banco di prova internazionale è il film I tre moschettieri - DA’ rtagnan (dal 6/4 in sala), dove interpreta il giovane guascone cresciuto con nobili ideali e pronto a rischiare la vita per difenderli. Accanto a lui, un cast all-star: Louis Garrel, Vincent Cassel ed Eva Green.
Chi è per lei D’artagnan?
«Uno dei personaggi mitici della letteratura, verso il quale ho sentito subito una grande responsabilità: il pensiero che lo abbia interpretato un mostro sacro come Jean-paul Belmondo mi faceva tremare le ginocchia. A un certo punto, però, mi sono scrollato di dosso la pressione e mi sono fidato del taglio moderno che il lavoro di Martin Bourboulon gli ha dato. D’altronde, come tutti i classici, inclusi quelli di William Shakespeare, per fare un esempio, è naturale che abbia avuto molte rivisitazioni, ma questo non deve scoraggiare».
Si è mai sentito un novellino proprio come D’artagnan?
«Sì, al cospetto di Fanny Ardant. Avevamo girato insieme un film per la tv, Le clan des Lanzac; qualche anno dopo l’ho ritrovata sul set di Amici d’infanzia: tutto gasato, sono andato a salutarla, ma lei, ad alta voce e davanti alla troupe, ha detto che non aveva la più pallida idea di chi fossi. Volevo sprofondare».
La maggior parte dell’azione nei Tre moschettieri - D’artagnan pesa su di lei. Come se l’è cavata?
«Le scene di lotta sembravano un balletto, ma con le spade vere: sono state coreografate in ogni minimo dettaglio oltre che girate in un unico ciak. Quando uno solo di noi sbagliava, si doveva ricominciare tutto da capo. Ecco perché ci siamo avvalsi di stunt eccezionali e di campioni olimpici di scherma».
Che sport pratica?
«L’arrampicata. Uno dei miei miti resta Patrick Edlinger, che negli anni ’70 e ’80 è stato insuperabile».
Condivide il romanticismo del suo personaggio?
«Mi commuove che DA’ rtagnan sia naïf e innocente nei confronti dell’amore. E mi piace che Athos (Vincent Cassel, ndr), uno dei suoi mentori, sia al contrario deluso e disincantato. È il confronto con altri modelli che gli permette di crescere e di diventare un uomo».
Come sarà il sequel?
«Dumas stesso è l’inventore dei cliffhanger (finale sospeso, ndr). Per onorarne il lascito, il sequel avrà una storia complessa e articolata, che fa leva sulla suspense. Non vedo l’ora».