L’ITALIA STA SCOMPARENDO?
Siamo a rischio. Il calo della popolazione si fa sempre più rilevante e i livelli di denatalità nel nostro Paese minacciano l’assetto socioeconomico. L’ultimo report diffuso dall’istat e relativo al 2022 fotografa un record storico in fatto di nascite, scese per la prima volta dall’unità d’italia al di sotto delle 400 mila. Se si considera che i decessi sono stati 713 mila e i nuovi nati soltanto 393 mila, il saldo naturale risulta di -320 mila: meno di 7 neonati e più di 12 decessi ogni mille abitanti. «La normale piramide demografica si sta invertendo», spiega Eugenio Gaudio, presidente della Fondazione Roma Sapienza e promotore di iniziative di sensibilizzazione sul tema. «In passato avevamo quattro figli, due genitori, un nonno. Adesso abbiamo un figlio, due genitori, quattro nonni, un bisnonno. È una società che non potrà stare in equilibrio, sia a livello previdenziale – visto che diminuisce la base lavorativa – sia su quello sociosanitario, poiché cresce il bisogno di tutelare la salute di italiani sempre più over 65. Mancherà la parte attiva della popolazione o sarà molto ridotta. E, come sta già avvenendo, avremo la necessità di un’immigrazione che possa colmare i vuoti lasciati».
Tra le cause spicca anche il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive, ovvero tra i 15 e i 49 anni. Nel 2022, il numero medio di figli per donna è stato di 1,24, dato che riconferma la tendenza al calo nel nostro Paese, dove l’età media del parto è stabile a 32,4 anni. La regione con fecondità più alta è il Trentino-alto Adige, con 1,51 figli per donna, seguita da Sicilia (1,35) e Campania (1,33). Meno nascite in assoluto invece nel Molise e in Basilicata (1,09 figli per donna), ma su tutte spicca la Sardegna che, con un valore pari a 0,95, è per il terzo anno consecutivo l’unica regione dove il tasso di fecondità è inferiore a uno.
Sulla denatalità sembra però influire anche il cambiamento culturale, oltre a fattori economici e lavorativi. Lo evidenzia Donatella Possemato, presidente dell’associazione Impresa per la Vita e fondatrice della Casa di Cura Santa Famiglia di Roma, clinica monospecialistica di ostetricia e ginecologia: «Si tende a posticipare sempre più il momento della procreazione. Ma a 40 anni, anche se la donna fisicamente ne dimostra 30, la fertilità non è più quella di prima», sottolinea.
«Un aiuto potrebbe arrivare da interventi di welfare che tutelino le donne che lavorano, per esempio attraverso la creazione di più asili nido all’interno delle aziende. La politica di oggi punta a risolvere i problemi del qui e ora.
Ma, per invertire la tendenza della denatalità, ci vogliono programmi che durano anni. Speriamo che una donna premier prenda in carico anche argomenti di questo genere». La preoccupante situazione italiana ha spinto a un commento persino l’imprenditore statunitense Elon Musk. Il suo recente tweet di risposta a un utente che ricordava il calo delle nostre nascite è la quintessenza della questione: «L’italia sta scomparendo», ha scritto il Ceo di Tesla e Twitter. Speriamo non diventi una profezia.