LA DURA LEGGE DELLA MACCHIA
Una lettrice mi chiede, con tono sconsolato, come comportarsi con le macchie che la colpiscono nel corso di party che, nella stagione delle grandi feste di dicembre, sono spesso in piedi, tra vassoi di irresistibili delizie. I suggerimenti sono difficili, ma il primo è quello che potremmo definire «dell’acqua calda», e cioè bere sì qualcosa, ma astenersi con un sorriso da qualsiasi delicatesse, tranne che sia assolutamente solida, dimenticando i vol au vent ripieni di funghi, le tartine con le acciughe del Cantabrico, le pizzette e via così. La seconda, se non si resiste, è quella di avere entrambe le mani libere, rifiutando anche lo champagne. Vanno evitati gli abiti di colore chiaro, come il bianco che, per sua natura, attira le macchie come una sirena i marinai, seguito a ruota dai colori eterei. Il nero è sempre suggeribile: lì la macchia si vedrà, ma meno di uno sbaffo rosso o giallo su una seta candida. La soluzione finale prevede due alternative: una è quella di infischiarsene e godersi la serata, l’altra, con uno sforzo da filosofo stoico, è quella di non toccare nulla pensando di rifarsi a casa, magari in vestaglia e pantofole, con una tazza di latte caldo e biscotti o addirittura con uno spaghettino di mezzanotte.
Avvocato, esperta di storia della cucina e di arte del ricevere, cuoca appassionata e collezionista di testi dedicati alla gastronomia. Ha scritto il libro Dizionario irresistibile di storie in cucina (2021, Cairo). Il suo Instagram: @dizionarioirresistibile