Aiutare è meglio che non aiutare
Richard Gere si è stufato di Hollywood. Come ci racconta nell’intervista esclusiva che trovate nelle prossime pagine, da molti anni l’attore ha scelto di vivere lontano da Los Angeles e presto si trasferirà in Spagna con l’attuale moglie. Tra le molte cose che troverete nelle sue dichiarazioni, una mi ha colpito particolarmente: «C’è un elemento molto importante nel buddismo e si chiama “saggezza eguagliatrice”», spiega. «Esiste l’errata convinzione secondo cui chi ci sta vicino è importante, mentre chi ci sta lontano non lo è. È un’assurdità. È una distorsione pericolosa che subiamo perché l’uguaglianza dovrebbe equipararci anche agli animali e agli spiriti invisibili. Siamo tutti uguali nel nostro desiderio di felicità. E più riusciremo a ritenerci uguali in tal senso, ad amarci e a prenderci cura di tutti gli esseri, meglio sarà non solo per noi, ma per l’intero universo».
Il numero di Vanity Fair che avete tra le mani (con uno speciale dedicato alla sostenibilità) e il nuovo allegato design che trovate in regalo vogliono portare una riflessione sulla necessità di ragionare insieme, non da soli, e di agire in grande scala, non solo nella prossimità del proprio Paese o delle proprie convinzioni.
«Ci siamo tutti dentro», ricorda giustamente Richard Gere. Nell’affrontare le emergenze del clima impazzito, nel gestire gli equilibri dei conflitti e delle guerre, nel discutere delle politiche migratorie: «Ci siamo tutti dentro» perché siamo tutti parte di un quadro generale. E chiamarsi fuori da questa arena, badare solo a quanto succede nei confini nazionali, rifugiarsi soltanto nei propri diritti e nei propri privilegi è sempre la scelta peggiore, quella che comunque non ci ha portato né ci porterà da nessuna parte.
Aiutare è meglio che non aiutare. Pensare insieme è più proficuo che agire da soli. Spero che gli articoli, le interviste, gli speciali e i racconti che troverete nelle prossime pagine vi forniscano validi motivi per capirlo ancora di più.