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AL CASTELLO DI TAGLIOLO LUCA PINELLI GENTILE HA SAPUTO PROGETTARE NUOVE TIPOLOGIE ADATTE PER I DESSERT, COME L’AMBRA NOBILE E L’IN..CHINO
La silhouette del Castello di Tagliolo si staglia fiera a dominare il borgo medievale su una delle colline che fanno corona a Ovada. La sua storia è molto antica, le prime notizie risalgono al 967, quando l’imperatore del Sacro Romano Impero, Ottone I di Sassonia, concesse il Monferrato in feudo al marchese Aleramo I. Da allora molta acqua è passata sotto il ponte levatoio, di cui rimangono alcune tracce, e tutti i feudatari succedutisi nei secoli - fra questi le prestigiose dinastie genovesi Doria e Spinola - lo hanno conservato e impreziosito, ingrandendolo e modificandolo a seconda dei gusti dell’epoca. Importanti restauri in stile medievale si devono, a fine 1800, all’architetto Alfredo d’Andrade. Oggi il maniero è proprietà della famiglia Pinelli Gentile: nel 1498 passò ai Gentile, divenuti conti di Tagliolo, e nel 1750 a seguito del matrimonio tra Teresa Gentile e Costantino Pinelli, ebbe inizio l’attuale dinastia di marchesi. Entrambe le famiglie, di origine genovese, erano state tra i finanziatori del primo viaggio di Cristoforo Colombo. Questo luogo, ancora pienamente vissuto - il giovane marchese Luca vi abita stabilmente con la famiglia, mentre il padre Oberto e la madre Maria Immacolata si dividono tra il Piemonte e il Vallese - è l’unico del territorio ad avere mantenuto l’antica tradizione della viticultura. L’azienda di famiglia, cui egli si dedica con passione, dopo essersi specializzato in Francia “in due regioni fra le più quotate, prima a Digione da un piccolo propriétaire –récoltant-négociant, e poi, sempre in Borgogna, a Pouillac al prestigioso Chateau Lafite dei Rotschild”, comprende 20 ha di proprietà nel comune di Tagliolo Monferrato, una delle più belle zone vinicole della provincia di Alessandria e del Piemonte, e 1 ha di Cortese in quello contiguo di Ovada. Da questi fertili terreni si ricavano annualmente circa 1000 q. d’uva con una produzione di 80 mila bottiglie. Tutta la lavorazione, dalla pigiatura all’imbottigliamento, avviene nella suggestiva cantina del castello (una parte della quale situata sotto la torre, risalente al 970), dove poi i vini restano a riposare in botti di rovere. Alcuni, come
La Castagnola, da un vitigno dolcetto in purezza, dopo essere stati vinificati in vasche d’acciaio termocondizionate, rimangono dodici mesi in barriques di rovere francese, per poi essere ulteriormente affinati nelle grosse botti prima dell’ imbottigliamento; altri, come il Barbera rosso del Castello, vengono affinati quindici –diciotto mesi nelle barriques. Se il Dolcetto d’Ovada DOC, emblema di questo territorio, un vino rosso, fermo e secco, è certo fra le etichette più importanti dell’Azienda Castello di Tagliolo, Luca Pinelli Gentile ha saputo progettarne nuove, inattese varianti, come il frizzante Gentile, dalla bottiglia personalizzata con lo stemma di famiglia, l’unico in versione dolce, ideale per accompagnare i dessert, e il Dolcetto chinato, ribattezzato L’in..chino. Altre tipologie da lui introdotte sono l’Ambra Nobile passito, la Riserva del Marchese Metodo classico, il rosso Chiaben - Cabernet Sauvignon e Barbera - dedicato alle figlie Chiara e Benedetta. Alla domanda, quale fra questi vini sia il suo preferito, il marchese trova difficile rispondere anche perché, dice, “anch’io cambio preferenze nel corso dell’anno, ma dovendomi sbilanciare direi l’Ambra Nobile, in quanto in Piemonte un vino passito non ottenuto da uve aromatiche (noi non ne coltiviamo), ma da vitigni Cortese e Sauvignon bianco, è piuttosto difficile da realizzare, e mi pare che siamo riusciti a fare qualcosa di unico e di diverso”. Una delle esperienze più belle è visitare la cantina con il marchese, degustare gli ottimi vini e vivere un po’ dell’atmosfera magica del castello e del suo borgo medievale, oggi in parte votato all’ospitalità come guest house. Ci si immerge così nella storia di una famiglia, che ha coltivato con sapienza e a volte … con originalità, la passione per la viticoltura e il buon vino. Lo dimostra, come ci racconta Luca Pinelli Gentile, la vicenda del bisnonno Giuseppe: “presentando la nostra produzione a un concorso a Bordeaux nel 1895, egli si innamorò a tal punto dei loro vini che decise di interpretare il concetto di “terroir” a modo suo e chissà con quali spese. Fece arrivare alla stazione di Ovada due vagoni di terra da una vigna di Bordeaux e con i carri trainati da buoi questa arrivò in una vigna attualmente ancora in produzione..” .