TINTARELLA DI LUNA
ITALDISC, 1960
Folle banderuola / È vero, Whisky / My Crazy Baby / Nessuno / Ho scritto col fuoco / Tintarella di luna / La verità / Non sei felice, Piangere un po’ / La luna e il cow-boy / Vorrei sapere perché
L’esordio per la Italdisc di Davide Matalon fotografa una sorta di “rito di passaggio”: quello dall’adolescenza all’età adulta, dalla provincia alla metropoli, dalla musica americana alla canzone melodica all’italiana. Una canzone che evidenzia aspetti tipicamente italiani senza rinnegare i modelli d’oltreoceano, che cresce grazie all’apporto dei suoi primi arrangiatori-direttori orchestrali, Giulio Libano e Tony De Vita, e della quale Mina si fa portavoce anche in programmi televisivi di grande consenso popolare. L’esito di questa nuova relazione figura-sfondo (testi e sensibilità italiani sullo sfondo di generi e colori americani) permea tutti i brani: Folle banderuola, al contempo jazzistico e latino-americano (è un cha-cha-cha), o il notturno Whisky (nel quale sassofono e tromba con sordina, nello stile del jazz californiano, fanno da controcanto alla sua voce e, come anche in Ho scritto col fuoco, la batteria insiste su un terzinato anni 50). L’ancoraggio al rock and roll permane in Nessuno e nella hit Tintarella di luna, cui concorrono il rock “moderato” di Bruno De Filippi e il testo ironico e surreale di Franco Migliacci. Qui il sax baritono, come in Little Richard e nel rhythm and blues, disegna efficaci controcanti alla voce solista, proponendosi anche (La verità) in icastici spazi solistici. Il gruppo è quello de I Solitari: Lino Pavesi, Memo Fieschi, Enrico Grossi, Ermanno Scolari, Fausto Coelli.