PIETRO PASCUTTINI
“Non lo dico per fanatismo, ma mio marito era un artista”. Annamaria ha ragione: Pietro Pascuttini non può essere definito altrimenti.
Nato a Milano nel 1936, dopo aver studiato col pittore Cecchetti comincia a fotografare a diciotto anni, e il primo ritratto che fa non è di una persona, ma di colombi che girano all’alba per una Milano piena di nebbia. Annamaria quella foto ce l’ha ancora. Quando ha sufficienti lavori da far vedere, va all’agenzia Farabola dove lo prendono subito. Impara da Tullio Farabola nuove tecniche, gira il mondo per reportage e servizi a personaggi importanti. A soli ventisei anni vince il Premio Nazionale Fotoreporter, conferitogli da una giuria presieduta da Aligi Sassu, e a ventisette fotografa, sul suo panfilo ormeggiato a Montecarlo, uno degli uomini più ricchi e controversi del mondo, l’armatore greco Aristotele Onassis.
Charlie Chaplin posa per Pascuttini nella sua casa svizzera, ed è la prima volta che accetta di mostrarsi all’obiettivo con tutta la sua numerosa famiglia. Anche con Salvador Dalì, Pascuttini segna un primato: fino a quel momento il pittore non aveva permesso a nessun fotografo di varcare la soglia della sua casa.
Negli anni Settanta, Pascuttini passa all’agenzia Grazia Neri e continua a lavorare, sempre ai massimi livelli, fino al 2004, quando si ammala. “Secondo me, mio marito si è ammalato proprio perché è uscito il digitale. Lui non lo sopportava. Era un modo di lavorare completamente diverso, e la differenza dei risultati si vede. Le foto di oggi non fanno venire fuori il personaggio, sembra tutto falso”, dice Annamaria.
“C’è un servizio che Pascuttini non è riuscito a fare? Un personaggio che gli ha detto di no?”, le chiediamo. “Vivien Leigh, l’interprete di Via col vento. Lui era già partito per Londra, erano d’accordo, ma lei gli ha mandato un biglietto in cui aveva scritto ‘Caro Pietro, non posso riceverti perché ho la febbre’, e non l’ha ricevuto”.