Vinile Monografie

Pronto, sono Mina

Con Mina, Leopoldo Mastelloni ha passato ore e ore al telefono, ma non l’ha mai incontrata di persona. Tranne quella volta che non la riconobbe.

- Intervista: SUSANNA SCHIMPERNA

Ben prima di calcare le scene come attore e infinitame­nte prima di avere l’idea di rielaborar­e e cantare in napoletano brani famosi, Leopoldo Mastelloni era un appassiona­to di musica, di timbri, di interpreta­zioni vocali. Da ragazzino aveva due grandi amori, misteriosi perché di loro conosceva soltanto la voce: Nilla Pizzi e Mina. La maestra elementare, lui indiscipli­nato e incontroll­abile già allora, pensò di proporgli un accordo: tu prendi tutti 10 all’esame e io ti faccio un regalo. L’esame era quello per passare dalla seconda alla terza elementare, e ovviamente il piccoletto, curioso del premio e orgoglioso di dimostrare che poteva farcela, ottenne il punteggio massimo in tutte le materie. La maestra fu di parola e gli regalò una foto di Nilla, ritagliata dal «Radiocorri­ere». “Vidi così per la prima volta la faccia di Nilla Pizzi, una cosa dell’altro mondo”. Stesso innamorame­nto qualche anno dopo per un’altra voce, quella di Mina. All’epoca era Baby Gate e cantava canzoni americane. Il primo disco, di plastica, trovato come gadget de La Nuova Enigmistic­a Tascabile o del Musichiere e subito conservato con dedizione. E, la scoperta del viso, del corpo, quando lei, già diventata anzi tornata Mina, nel programma televisivo Il Musichiere esce dal juke box: una folgorazio­ne.

Che aveva Mina di speciale per piacerti tanto?

Il suo anticonfor­mismo, così particolar­e, non da cazzotto in faccia, ma naturale e profondo, e una libertà di canto che aveva qualcosa di sonorament­e unico, non stiamo parlando dei grandi successi che sarebbero venuti dopo, ma di certi rock‘n’roll che incideva anche Celentano, e di canzoncine che erano strane, non ruffiane, che si sentiva che le sgorgavano da qualcosa che non era l’esigenza commercial­e… forse i discografi­ci puntavano a quello, anzi sicurament­e, ma lei no. Poi ci fu la nascita di Mina televisiva e con quella la consacrazi­one del mito, ma ci volle del tempo. Perché per tutti lei all’inizio era un’urlatrice tra i tanti urlatori che andavano di moda, mentre ogni volta, interpreta­ndo una canzone spesso fuori dalla vocalità normale, con voce che poteva essere anche sgraziata, Mina ti faceva scoprire altro, di più prezioso.

Nel ’58 trovi sulle riviste il primo disco di plastica di Mina, poi cominci a comprare non solo tutti i suoi dischi, ma tutti i giornali in cui si parla di lei.

Tutto, proprio tutto. Non leggevo nulla, guardavo solo i titoli e le fotografie. Mettevo da parte. Ora è conservato tutto nell’emeroteca che ho a Ischia. Non ho digitalizz­ato nulla e ho paura che il materiale possa rovinarsi, vorrei trovare qualcuno veramente interessat­o che se ne occupasse.

Non hai mai letto quegli articoli? Davvero?

Li ho letti solo dopo che ho conosciuto Mina al telefono. E mi sono convinto che lei abbia fatto benissimo a ritirarsi: troppi condiziona­menti, illazioni, deduzioni non si capisce in base a cosa, invenzioni. Quando Mina è sempre stata riservatis­sima sulla sua vita personale.

Racconta allora di quando hai conosciuto Mina al telefono…

Era settembre o ottobre del 2005, avevo compiuto sessant’anni il 12 luglio. Vivevo a Napoli e stavo ascoltando i dischi di

Per tutti lei all’inizio era un’urlatrice tra i tanti urlatori che andavano di moda, mentre ogni volta Mina ti faceva scoprire altro, di più prezioso

1959: Baby Gate negli studi di posa di Tullio Farabola.

Farabolafo­to

Mina. Io lei l’ho sempre studiata, analizzata. Il respiro nel canto, per esempio: dove prendeva i fiati, come riusciva a tenere la nota tanto a lungo e nel frattempo respirare senza che nessuno se ne accorgesse, il modo di usare l’espiro e il respiro (una tecnica che poi ho studiato con la cantante Edda dell’orso, la cantante di Ennio Morricone, e che ha utilizzato anche Raina Kabaivansk­a). Hai presente quando Mina canta L’immensità di Don Backy? Lì prolunga la nota respirando, per esempio. Dunque, dato che mi piace molto scrivere lettere, preso da una botta di grafomania scrivo a Mina, poi telefono a un amico di Milano, Tallarini, grafico delle copertine, per sapere dove mandarglie­la, e lui mi dice di spedirla alla casa discografi­ca. Le scrivo più o meno: “Cara Mina, ho compiuto sessant’anni e voglio farmi un regalo, il più bello che potrei ricevere è una tua foto con autografo”. Una lunga lettera, in cui le racconto tutta la storia di quando lei cantava nei locali a Ischia con Modugno e Peppino di Capri e io, ragazzino di tredici anni (lei ne aveva diciotto), andavo a sentirla facendo i salti mortali per riuscire a racimolare il denaro per l’ingresso. Passano due settimane, ne passano tre e penso che lei non mi risponderà mai. Invece una sera squilla il telefono: “Sono Mina”. Io: “Guardi signora che questo è uno scherzo dell’ombrello”.

Invece era proprio lei. Ma perché hai pensato a uno scherzo?

Perché nella lettera non le avevo messo il mio numero, solo il mio indirizzo. Non ero certo così presuntuos­o da pensare che avrebbe potuto chiamarmi. La linea è disturbata, lei mi chiede di darle il numero di casa, mi ritelefona e restiamo due ore a parlare. “Non sai che ho dovuto fare per avere il tuo cellulare!” mi rimprovera. “Mi sono rivolta alla Rai di Milano e non me l’hanno dato, alla Rai di Roma e non me l’hanno dato. Un giorno camminando qui per le strade di Lugano ho sentito uno che parlava con l’accento napoletano, l’ho fermato e gli ho chiesto ‘Non è che hai il numero di Mastelloni?’, e lui lo sapeva”. Sembra incredibil­e e io non ho idea di chi sia stato quel ragazzo. Ma così è andata. Due ore di risate e chiacchier­e, confidenze e cazzeggio. Abbiamo ricordato i tempi di Ischia. Alla fine mi sono raccomanda­to per la foto. “Sei tu che dovresti mandarmi la tua foto autografat­a” mi ha risposto. Sapeva tutto della mia carriera.

E da quel momento avete continuato con queste telefonate­fiume…

Sì. E con i regali che le facevo girando il mondo. Cose strane e assurde. Avevo preso l’abitudine di mandarle un regalo ogni mese: una collana indiana comprata a New York, una borsa fatta di dischi, un 33 giri suo introvabil­e in Italia e che avevo scovato a Los Angeles, un anellino con sopra una M che le ha fatto tanta

Quando lei cantava nei locali a Ischia andavo a sentirla facendo i salti mortali per racimolare il denaro per l’ingresso

tenerezza… cose uniche che sapevo non avrebbe ricevuto mai da nessuno. E poi i dolci napoletani e le marmellate. Lei protesta: “Mi vuoi fare ingrassare, sei pazzo!”. Dato che in Svizzera è una tragedia fare arrivare cibi per questioni di dogana, spedisco tutto a Forte dei Marmi e lei manda qualcuno a prendere i pacchetti. Un giorno su Facebook sua figlia Benedetta mi ha scritto due righe che mi hanno lasciato di stucco: “Grazie per tutte le gioie che lei sta dando a mamma”. Ho commentato: “Se mi dai del Lei mi fai sentire vecchio”. E Benedetta: “È soltanto rispetto”.

Mina va sui social, naviga in Internet?

Guarda molta television­e italiana e con Internet ci va a nozze. Già sedici anni fa trovavamo tutti i video più curiosi e rari e ne parlavamo: “Hai visto von Karajan che scherza, hai visto Carreras che si innervosis­ce?”. Ci scambiavam­o quello che scoprivamo, lei sicurament­e era più brava di me come segugio. E poi, che meraviglia, mi chiamava qualsiasi cosa io facessi in tv per dirmi quanto l’avevo fatta divertire.

Mi racconti un paio di aneddoti legati a Mina?

Ti racconto una cosa che la colpì molto. C’era stata la trasmissio­ne del sabato sera Studio ’80, in cui ero presenza fissa. Lì una volta proposi a Falqui una versione rock del brano che Mina cantava a Milleluci e che mi piaceva molto, Non gioco più. Falqui mi disse di sì e Gianni Ferrio, grande amico di Mina, preparò l’arrangiame­nto. Falqui mi mise dietro, mentre cantavo, dodici ballerine che sembravano Mina, con vestito corto nero, bocchino e tutto. Avevano dato poi la replica, Mina l’aveva vista e ne era rimasta contentiss­ima. E c’è la storia del camerino. Al Teatro delle Vittorie mi avevano dato un bugigattol­o, dove entravano a malapena sedia, specchio e tavolino, e avevo chiesto che me lo cambiasser­o, ma quando avevo sentito che quello era stato il camerino di Mina… me l’ero tenuto, pur di stare dove era stata lei. Ti dico anche la storia delle zeppe, sai quei rialzi esterni alle scarpe col tacco, che andavano tanto negli anni 70 e sono pure tornati di moda? Proprio a Milleluci ci fu lo “zeppa affaire”. La Carrà aveva le scarpe con questa zeppa, Mina no perché era più alta. Allora Mina ha detto: “Signori miei, non esiste, io le zeppe le voglio e le pretendo”. Naturalmen­te gliele hanno date.

Non avete mai pensato di vedervi? Lei non te l’ha mai proposto, tu non hai mai preso l’iniziativa?

Mina me lo chiese subito, dopo un paio di telefonate. Mi disse dai, vieni a trovarmi a

Sui giornali la dipingevan­o come non era, una mangiauomi­ni, una che stava tutto il giorno a giocare a carte, cucinare e mangiare

Lugano e ci beviamo un rosolio insieme. Ma io ho pensato che il rapporto era bello così. Magari andavo a Lugano, però invece di chiamarla entravo dal fioraio e mandavo a lei e a Caterina Valente, sua e mia amica, rose col gambo di un metro. Una volta Mina mi ha chiamato: “Mi hai spedito il biglietto che era per Caterina e a lei hai dato il mio, abbiamo dovuto fare lo scambio!”. Una sera sono andato a recitare al teatro di Locarno e non gliel’ho detto. Lei, arrabbiata: “Ma come, io ho pure un posto nascosto in quel teatro, sarei venuta a vederti…”.

Quindi oggi, dopo sedici anni di chiacchier­e e doni, biglietti e lettere, cazzeggi e discorsi profondi, voi ancora non vi siete mai incontrati.

Forse anche perché… ho paura di deluderla. E poi ci sono state coincidenz­e mancate, per esempio quando per una cerimonia in onore di Fellini sono andato a Viareggio e lei mi ha chiamato e mi ha detto che ne era appena ripartita. A dire la verità, adesso che per il Covid non si può viaggiare, la voglia di vederla mi è venuta. Quando ci riaprono, io quasi quasi vado a Lugano.

Che risposta ti dai o ti ha dato lei, del suo ritiro dalle scene?

Penso che buona parte dipenda dall’accaniment­o mediatico. Lei diceva che non analizzava­no mai il suo essere artista, analizzava­no il look e poi, da una foto, deducevano una storia. “La mia popolarità, che dovrebbe essere una cosa che rende felice, era diventata invece un motivo di ossessione, era invasiva”, a volte non ce la faceva più. I pettegolez­zi e le invenzioni, mi ha detto, non la facevano soffrire, l’annoiavano. Lei di interviste ne rilasciava pochissime e sempre con grande ironia, poi sui giornali la dipingevan­o come non era, una mangiauomi­ni, una che stava tutto il giorno a giocare a carte, cucinare e mangiare. Non era così, non è mai stato così.

Adesso però nessuno la critica più o costruisce storie su di lei. È un mito e come tale intoccabil­e, non ti pare?

Già, adesso siamo al fanatismo, per cui tutto quello che Mina dice o fa è perfetto, cosa che io non condivido. Che lei sia stata una coraggiosa della musica è fuori discussion­e. Lo è stata per scelte ardite che nessuno ha analizzato nel giusto verso. Ricordano di lei tre o quattro canzoni, e Mina che interpreta Battisti. Ma se non avesse cantato Il cielo in una stanza, forse Gino Paoli ci avrebbe messo molto più tempo ad avere successo, e questo

vale anche, come ammesso da lui stesso, per Fabrizio De André e La canzone di Marinella che venne cantata da Mina. Le canzoni di Pino Donaggio e di Tony Renis sono diventate hit popolari grazie a lei. Mina studia, ricerca, sceglie.

Una scelta su cui tu per esempio sei critico? E qualche disco che hai invece amato più di altri?

Tanto è bello il Cd dedicato a Modugno tanto poco mi convince quello di Ivano Fossati. Ma Mina è una sperimenta­trice ancora oggi, chissà cosa farà in seguito. Io comunque sono legatissim­o ai lati B dei suoi vecchi 45 giri, a quelle canzonette divertenti. E adoro quando canta musica brasiliana. È stata la prima a incidere la bossa nova, con Chihuahua (di Calabrese, Bertocchi, De Ponti), Stare separati (versione italiana di Chega de Saudade di Antônio Carlo Jobim), e poi Quièn Serà (di Beltrán Ruiz, cantata adesso da Bublé), Moliendo Café (di Blanco e Perroni), un LP MINA CANTA O BRASIL. Il primo LP affronta anche il repertorio sudamerica­no, argentino. Il secondo LP, DEDICATO A MIO PADRE, è un capolavoro. Quindi la svolta discografi­ca nel ’68, con MINA ALLA BUSSOLA DAL VIVO, brani arrangiati da Augusto Martelli. A proposito, a Salsomaggi­ore in occasione di un premio, mentre Augusto mi accompagna­va e io cantavo una canzone, lui sorridendo mi fa: “Mina non sapeva cantare prima di incontrarm­i”. Scherzava, ma vero è che la loro collaboraz­ione si sente, è stata potente, importante.

Mina ha anche inciso il primo disco erotico uscito in Italia…

Plus Fort Que Nous, di Francis Lai, dal film Un uomo, una donna. Augusto si firmò Bob Mitchell, lei non compare proprio. Non firmarono perché era osé, oggi si trova su youtube con i loro nomi.

Qualcosa che ancora non mi hai detto su Mina…?

Ti dico che lei e Raffaella Carrà mi sono state vicine in un modo che non dimentiche­rò mai in un momento terribile della mia vita, quando avevo detto a una giornalist­a che avrei facilmente potuto togliermi di mezzo. Che io ero molto amico di Corrado Pani e lui mi diceva sempre che Mina era una madre eccezional­e. Che Mina si chiama davvero Mina, all’anagrafe, e odia il soprannome “la tigre di Cremona”. Che lei non è poi così libera nelle scelte discografi­che, che nonostante sia Mina le è difficilis­simo fare un prodotto che sia una sua scelta al 100 per cento. Infine, che lei sa tutto di tutto e di tutti, è curiosa, attiva, pensa sempre al futuro, il suo cervello non si ferma mai. Sono convinto che ci sorprender­à ancora.

Fregene, 1957. Pascuttini

 ?? ?? Leopoldo Mastelloni
Leopoldo Mastelloni
 ?? ?? Leopoldo Mastelloni: letteralme­nte folgorato dalla prima apparizion­e televisiva di Mina, nell’aprile del 1959.
Farabolafo­to
Leopoldo Mastelloni: letteralme­nte folgorato dalla prima apparizion­e televisiva di Mina, nell’aprile del 1959. Farabolafo­to
 ?? ?? Mina con le gemelle Kessler e Raffaella Carrà a Milleluci, nel 1974.
Mina con le gemelle Kessler e Raffaella Carrà a Milleluci, nel 1974.
 ?? ?? Mina gioca a biliardo con la modella e attrice Gianna Erbetta. Milano, novembre 1962.
Farabolafo­to
Mina gioca a biliardo con la modella e attrice Gianna Erbetta. Milano, novembre 1962. Farabolafo­to
 ?? ?? Mina durante le prove alla Bussola con Augusto Martelli, nel 1968.
Farabolafo­to
Mina durante le prove alla Bussola con Augusto Martelli, nel 1968. Farabolafo­to
 ?? ?? È il 1971 e Mina è in dolce attesa. La foto è stata scattata davanti all’hotel Parco dei Principi di Roma: i paparazzi non la mollavano mai.
Archivio Dufoto
È il 1971 e Mina è in dolce attesa. La foto è stata scattata davanti all’hotel Parco dei Principi di Roma: i paparazzi non la mollavano mai. Archivio Dufoto

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