… E QUANDO LEOPOLDO NON L’HA RICONOSCIUTA
“Era il 1973, stavo andando in una famosa sartoria, a Roma, per misurare i costumi per lo spettacolo che dovevo fare, l’aminta di Torquato Tasso con la regia di Giancarlo Cobelli. Aspetta con me l’ascensore una signorina alta imbacuccata fino al mento. Le chiedo se deve salire, lei mi risponde: “Sì, ma ho paura”. Era un ascensore tutto aperto, di quelli che ad alcuni fanno venire le vertigini. In uno slancio cavalleresco le dico: “Non si preoccupi, ci sono io”. Dovevamo andare al quarto piano, ma arrivati al terzo l’ascensore ha un sussulto e la signorina geme, in perfetto milanese: “Ossignùr!”. Finalmente usciamo, io vado da una parte e lei dall’altra e, mentre mi provo gli abiti, racconto quello che è successo e commento: “Quella signora, poverina, aveva proprio paura dell’ascensore”. Allora la sarta fa: “Ma chi, Mina?”. Non l’avevo proprio riconosciuta. Ho raccontato a Mina questo episodio, e se lo ricordava anche lei.
Passa un mese, sto ancora recitando ne l’aminta col Teatro Stabile dell’aquila, quando mi arriva una telefonata in albergo, è Antonello Falqui che mi propone di partecipare a una sua nuova trasmissione con Mina e Raffaella Carrà. “Ho bisogno di una presenza maschile ‘aerea’, e siccome ti ho visto a teatro diverse volte, mi farebbe piacere che fossi tu a stare tra le due prime donne”. Io già mi vedevo al Teatro delle Vittorie, corro a parlare con Cobelli, ma lui mi ricopre di insulti, mi urla di tutto, perché ero il primo attore e non poteva sostituirmi, in più il direttore dello Stabile non mi libera, quindi parto in tournée con la Compagnia per la Francia e tutto sommato sono contento, riscuoto un grande successo, riconoscimenti che non mi sarei nemmeno aspettato. Torno e Falqui mi ritelefona. Stava allestendo uno spettacolo nuovo per la Tv, Bambole, non c’è una lira, mi voleva e con quel lavoro vinsi pure la Maschera d’argento. Ma che rimpianto non aver lavorato con Mina e Raffaella… anzi, tra Mina e Raffaella”.