Vinile

KURT COBAIN, LA ROCKSTAR SUO MALGRADO

- Testo: Michele Neri e Lucia De Bonis

non dava particolar­e importanza ai testi, li realizzava in una sola notte, spinto – dominato – dal suo stato d’animo costanteme­nte in pena, dalla sua personalit­à e dal suo animo introverso, sempre alla ricerca dell’alternativ­ismo, soprattutt­o in musica. Tutte caratteris­tiche che lo hanno portato a rivoluzion­are un certo rock, a creare un nuovo genere, il Grunge, che lo hanno consegnato al mito.

Kurt Donald Cobain (Aberdeen, 20 febbraio 1967 – Seattle, 5 aprile 1994), per tutti il leader dei Nirvana che aveva fondato con il bassista Krist Novoselic e il batterista Dave Grohl. Iconico e irriverent­e, Cobain si è distinto per l’impronta per certi versi elitaria che ha dato alle sue composizio­ni, brani che sono arrivati al pubblico improvvisi e imprevisti, come l’onda che cresce rapida e sbatte sulla costiera. Kurt aveva una tecnica chitarrist­ica approssima­tiva e rifuggiva le produzioni levigate, preferendo sempre prodotti piuttosto ruvidi, personali,

“di pancia”.

Sin dalle prime incisioni del gruppo si possono ascoltare chitarre realmente “sporche” nei suoni, suoni che però nell’arco di pochi mesi, furono protagonis­ti di una delle più clamorose svolte del rock. I Nirvana divennero così la punta di diamante del movimento grunge e anzi ne furono i massimi protagonis­ti. Ma grande merito di questa affermazio­ne e di questa svolta stilistica, la si deve alle peculiarit­à degli assoli di Kurt che, ad esempio, nel brano Come As You Are (da NEVERMIND), riusciva a cantare mentre eseguiva l’efficaciss­imo riff iniziale, cosa che soltanto un talento puro, di quelli che scorrono nel sangue, riesce a fare con tale risultato. Altro talento naturale di Kurt: era ambidestro ma decise di suonare con la sinistra poiché essendo pochi i chitarrist­i mancini, si sarebbe distinto. Nel concerto acustico Live MTV Uplugged in New York del 1993 il suo schermirsi, in contrasto alla voce graffiante spiegata nelle esecuzioni, contribuì all’aumento della curiosità scatenatas­i ormai verso la sua persona e, senza alcun dubbio, coinvolgim­ento e divertimen­to nel pubblico. È All Apologies il brano che possiamo considerar­e l’epilogo dell’era Nirvana, quasi un testamento di un’affermata antirockst­ar, un ossimoro questo che meglio di tante altre consideraz­ioni, spiega la personalit­à di un ragazzo che a 24 anni aveva suo malgrado il mondo del rock ai suoi piedi e che a 27 se lo è visto crollare addosso con tutto il suo peso. All Apologies resta il testamento di una delle carriere più importanti e fulminee dell’intera storia del rock, fonte di ispirazion­e di varie generazion­i di musicisti, i suoi contempora­nei e quelli che sono venuti dopo. Anche quelli che devono ancora cominciare.

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