KURT COBAIN, LA ROCKSTAR SUO MALGRADO
non dava particolare importanza ai testi, li realizzava in una sola notte, spinto – dominato – dal suo stato d’animo costantemente in pena, dalla sua personalità e dal suo animo introverso, sempre alla ricerca dell’alternativismo, soprattutto in musica. Tutte caratteristiche che lo hanno portato a rivoluzionare un certo rock, a creare un nuovo genere, il Grunge, che lo hanno consegnato al mito.
Kurt Donald Cobain (Aberdeen, 20 febbraio 1967 – Seattle, 5 aprile 1994), per tutti il leader dei Nirvana che aveva fondato con il bassista Krist Novoselic e il batterista Dave Grohl. Iconico e irriverente, Cobain si è distinto per l’impronta per certi versi elitaria che ha dato alle sue composizioni, brani che sono arrivati al pubblico improvvisi e imprevisti, come l’onda che cresce rapida e sbatte sulla costiera. Kurt aveva una tecnica chitarristica approssimativa e rifuggiva le produzioni levigate, preferendo sempre prodotti piuttosto ruvidi, personali,
“di pancia”.
Sin dalle prime incisioni del gruppo si possono ascoltare chitarre realmente “sporche” nei suoni, suoni che però nell’arco di pochi mesi, furono protagonisti di una delle più clamorose svolte del rock. I Nirvana divennero così la punta di diamante del movimento grunge e anzi ne furono i massimi protagonisti. Ma grande merito di questa affermazione e di questa svolta stilistica, la si deve alle peculiarità degli assoli di Kurt che, ad esempio, nel brano Come As You Are (da NEVERMIND), riusciva a cantare mentre eseguiva l’efficacissimo riff iniziale, cosa che soltanto un talento puro, di quelli che scorrono nel sangue, riesce a fare con tale risultato. Altro talento naturale di Kurt: era ambidestro ma decise di suonare con la sinistra poiché essendo pochi i chitarristi mancini, si sarebbe distinto. Nel concerto acustico Live MTV Uplugged in New York del 1993 il suo schermirsi, in contrasto alla voce graffiante spiegata nelle esecuzioni, contribuì all’aumento della curiosità scatenatasi ormai verso la sua persona e, senza alcun dubbio, coinvolgimento e divertimento nel pubblico. È All Apologies il brano che possiamo considerare l’epilogo dell’era Nirvana, quasi un testamento di un’affermata antirockstar, un ossimoro questo che meglio di tante altre considerazioni, spiega la personalità di un ragazzo che a 24 anni aveva suo malgrado il mondo del rock ai suoi piedi e che a 27 se lo è visto crollare addosso con tutto il suo peso. All Apologies resta il testamento di una delle carriere più importanti e fulminee dell’intera storia del rock, fonte di ispirazione di varie generazioni di musicisti, i suoi contemporanei e quelli che sono venuti dopo. Anche quelli che devono ancora cominciare.