I FANTASTICI QUATTRO
COSA SAREBBE LA MUSICA LEGGERA ITALIANA SENZA I RICCHI E POVERI? LA RECENTE RUNION DELLA FORMAZIONE ORIGINALE RENDE GIUSTIZIA A UNA STORIA LUNGA E PIENA DI SUCCESSI CHE ORMAI FANNO PARTE DEL NOSTRO IMMAGINARIO COLLETTIVO.
Prima di parlare dei Ricchi e Poveri, vorrei che raccontaste le vicende di due altri gruppi nati a Genova nella prima metà degli anni 60, i Preistorici e i Jets.
ANGELA: I Preistorici sono stati il gruppo con cui ho incominciato a cantare, eravamo due ragazze e un ragazzo, Lili e Pierangelo, e grazie a questo produttore genovese, Manlio Giglio, che aveva una piccola etichetta abbiamo inciso qualche 45 giri che era distribuito nella zona. I Jets erano un complesso della stessa etichetta in cui c’erano tra i componenti Angelo e Franco: ci siamo conosciuti lì, anche perché poi ci incontravamo durante le serate in giro per la città. Diciamo anche che loro erano più conosciuti di noi, in quel momento erano il complesso genovese più famoso e si esibivano in quasi tutta la Liguria, mentre noi eravamo noti solo in città e nei paesini più vicini; e poi noi eravamo un gruppo vocale mentre loro suonavano.
Dei Jets ha fatto parte anche Gianni Belleno alla batteria, se non erro…
FRANCO: Giusto, e infatti l’idea dei Ricchi e Poveri è nata proprio quando Belleno ha lasciato il gruppo per formare i New Trolls, nel 1967. Angela conosceva Marina e da lì abbiamo deciso di unirci per le serate.
Marina tu, rispetto a loro, eri però già entrata nel mondo discografico nazionale: infatti nel 1965 avevi debuttato con la Ricordi con un 45 giri, Insegnami ad amare/Bastian contrario, e con un’altra canzone pubblicata in un EP insieme ad altri artisti dell’etichetta, A poco a poco.
MARINA: Sì, è vero, avevo vinto un concorso per voci nuove che come premio prevedeva proprio un contratto con la Ricordi; ero giovanissima ma avevo già le idee chiare e c’erano state alcune cose che non mi erano piaciute, certi atteggiamenti di cose che volevano impormi, canzoni che dovevo fare anche se non mi pia
«Presentavamo cover di canzoni inglesi e americane, tipo Mamas And Papas»
La reunion dei Ricchi e Poveri nella formazione a quattro è stata per certi versi clamorosa. Erano in tanti ad auspicarla e ora abbiamo anche un bell’album a testimoniare il ritorno di un quartetto storico della nostra canzone.
cevano e allora, dopo questi brani che hai citato, decisi di lasciar perdere.
Angela, tornando ai Preistorici, all’inizio del 1967 fate un salto a livello discografico passando alla CAR JukeBox di Carlo Alberto Rossi, per cui pubblicate un 45 giri, Eccomi/Piangerò domani.
ANGELA: Anche questo disco non è andato molto lontano, e pochi mesi dopo, come diceva Franco, dopo che i Jets si erano sciolti, abbiamo formato i Ricchi e Poveri. Non ci chiamavamo ancora così ma Fama Medium, dalle nostre quattro iniziali…
Questo per Fama, ma invece perché Medium?
FRANCO: Così, ci sembrava che suonasse bene, magari un riferimento ai mass media… non c’era un motivo preciso.
È in questo periodo che siete entrati in contatto con Fabrizio De André?
FRANCO: Sì certo, ci aveva visto in qualche locale genovese e siccome lo avevamo colpito ci contattò. Era una persona molto gentile e gli eravamo piaciuti, e ci organizzò un provino con la sua casa discografica di quel periodo, che era la Bluebell. Andammo quindi a Milano e ci presentammo davanti al titolare, Toni Casetta, e ai suoi collaboratori. Noi non avevamo ancora un repertorio nostro, di inediti, e quindi proponemmo delle cover come facevamo negli spettacoli, Mamas And Papas e cose di questo tipo, ma evidentemente non piacemmo. Tornando a Genova, Fabrizio ci disse “‘sti chi no capisce ‘n belin”, è una forma del nostro dialetto per dire “Non capiscono un…”, e poi disse che tanto eravamo bravi e avremmo avuto successo comunque. Di lì a poco conoscemmo Franco Califano, che ci fece da produttore, ci fece cambiare il nome e ci portò alla CBS.
Ho trovato un trafiletto su Musica e Dischi del febbraio 1968 in cui la Carosello annuncia il debutto dei Rich and Poor, gruppo vocale costituito da due ragazzi e due ragazze, che evidentemente siete voi.
FRANCO: Sì, è vero. Quando Califano ci diede il nome dicendo che eravamo ricchi di idee ma poveri dal punto di vista dei soldi, decise di sceglierlo in inglese per darci, come dire, un tocco di internazionalità. Solo che quando ci presentava in giro e diceva “Loro sono i Rich and Poor” gli chiedevano “Cioè?”, e allora diceva Ricchi e Poveri, per cui alla fine rimase il nome in italiano. La Carosello era una delle etichette che Califano aveva contattato e con cui avevamo fatto i provini, solo che alla fine l’offerta della CBS era migliore e quindi concludemmo con loro.
Il debutto avviene con il 45 giri L’ultimo amore/Un amore così grande. La canzone sul lato A è la cover di Everlasting Love dei Love Affair, con il testo di Mogol, che adesso avete inserito in questo disco nuovo, REUNION, e con cui all’epoca avete partecipato al Cantagiro, nel giugno 1968.
FRANCO: Come abbiamo detto, nelle serate presentavamo cover di canzoni inglesi e americane, Mamas And Papas ma anche Crosby, Stills & Nash, per esempio, e questo era uno dei brani che cantavamo in inglese. Quando si trattò di fare il disco, lo incidemmo in italiano, come si usava in quel periodo.
L’anno scorso è uscito un Cd intitolato RICCHI E POVERI LE ORIGINI, che contiene i 45 giri dei Preistorici e dei Jets e i primi come Ricchi e Poveri...
ANGELA: Non è stata un’uscita autorizzata da noi, è stato pubblicato autonomamente e noi non siamo stati coinvolti in nessun modo…
FRANCO: Nemmeno dal punto di vista economico per le royalties...
Con la CBS pubblicate tre 45 giri, dopodiché avviene il passaggio alla Apollo Record, una nuova etichetta fondata da Edoardo Vianello e Franco Califano distribuita dalla RCA Italiana. Come mai questo cambiamento di casa discografica?
FRANCO: Era successo che Califano si era trasferito da Milano a Roma, quindi ci siamo trasferiti a Roma anche noi e abbiamo iniziato questa collaborazione con l’etichetta che lui e Edoardo Vianello avevano fondato insieme. Da lì è nata l’occasione di andare a Sanremo con La prima cosa bella in abbinamento con l’autore, Nicola Di Bari, e il successo. Quell’anno aveva vinto Celentano, in gara c’erano tutti i più grossi nomi della musica leggera, noi eravamo praticamente dei debuttanti e quindi per noi il successo di La prima cosa bella è stato qualcosa di clamoroso.
ANGELA: In pratica è stato come vincerlo, dietro a Celentano…E dobbiamo assolutamente ringraziare, oltre a Califano che ricordiamo sempre, anche Edoardo Vianello, che come discografico in quel periodo ci ha seguito veramente molto, ci seguiva anche per quel che riguarda i vestiti, veniva a comprarli con noi e ci aiutava a scegliere, ci seguiva per l’immagine. Quando si parla dei nostri inizi, si cita sempre il Califfo ma anche Vianello è stato fondamentale.
L’anno successivo a Sanremo avete fatto il bis con Che sarà…
MARINA: Che sarà è stata la conferma del successo che avevamo raggiunto l’anno precedente. Adesso è un po’ la nostra bandiera: in questo nuovo disco, REUNION, l’abbiamo rifatta insieme a José Feliciano ed è stata una cosa toccante. Purtroppo a causa del Covid non siamo riusciti a registrarlo insieme in sala, però è venuta comunque bene ed è significativo che un grande artista come Feliciano sia ospite nel nostro disco e proprio con questa canzone che ha portato fortuna a noi e anche a lui.
ANGELA: Credo che per i nostri fan questo disco, che è uscito anche in vinile, sia un bel ricordo e una specie di tirare le somme in questo momento storico. FRANCO: Volevo aggiungere una cosa che può essere simpatica: quando abbiamo fatto Che sarà, prima che iniziasse il festival abbiamo incontrato Domenico Modugno, che ci chiese che canzone portavamo a Sanremo. Noi allora glie l’abbiamo fatta sentire, accompagnandoci solo con la chitarra, lui l’ha ascoltata e poi ci ha detto: “Ragazzi, sono fregato, contro questa canzone non posso assolutamente vincere”, era un modo per farci capire che la canzone gli era piaciuta.
L’anno successivo, nel 1972, partecipate nuovamente al Festival con Un diadema di ciliegie, che non è molto ricordata e che infatti non avete incluso nel nuovo album… Quella canzone segna tra l’altro il passaggio dall’Apollo alla Fonit-Cetra.
FRANCO: Questa è stata una decisione di Califano, che continuava a essere il nostro produttore e che aveva avuto un’offerta dalla Cetra in un periodo un po’ così, diciamo di stasi dal punto di vista discografico. Noi abbiamo accettato e anche Califano e Vianello sono stati contenti perché da questa cessione, chiamiamola così, hanno incassato qualcosa.
Un diadema di ciliegie era un brano di Romano Bertola, musicista torinese che ha lavorato molto nella pubblicità e che ha scritto, tra le tante musiche, quella dello spot della Fiesta Ferrero, che vi ha visto come protagonisti proprio in quel periodo…
FRANCO: Sì, per due anni abbiamo pubblicizzato la Ferrero, ma ne abbiamo fatte anche altre, con la Recoaro per esempio, o uno con una casa di dolciumi che era trasmesso in Germania. All’epoca c’era Carosello e quindi non erano gli spot brevi di oggi ma dei filmati un po’ più lunghi in cui cantavamo per due o tre minuti. Me ne ricordo uno che abbiamo fatto per la Fiesta in cui eravamo a
Torino d’inverno ma vestiti leggeri perché dovevamo far vedere che fosse estate, e io mi sono fatto prestare la calzamaglia da Angela perché avevo un freddo…
Nel 1973 avete partecipato con Pippo Baudo a una serie di spettacoli teatrali girando l’Italia con un tendone con vari artisti e avvicinandovi anche alla recitazione: cosa ricordate di quel periodo?
ANGELA: Io mi ricordo che facevo l’imitazione di Liza Minnelli con le gambe di fuori… era uscito da poco Cabaret e lei era il personaggio del momento. All’inizio quando mi avevano detto che avrei dovuto imi
tarla, quindi vestirmi in quel modo, come lei nel film, che vuol dire agghindata con le calze nere e il reggicalze, non so se hai presente, mi sono vergognata da morire e ho detto di no, che non l’avrei mai fatto. “Io sul palco mezza nuda non ci vado”. Poi mi hanno fatto capire che si trattava di interpretare un personaggio, e insomma alla fine mi è piaciuto molto, ho imparato ad apprezzare, non solo io ma tutti noi, la personalità artistica della Minnelli. Ma in quello spettacolo abbiamo fatto di tutto e di più. In quello spettacolo lavoravano anche le due gemelline, Nadia e Antonella, Angelo e Franco ne hanno da raccontare: Angelo se l’è sposata, una delle due, e Franco si è fidanzato con l’altra, poi dopo un po’ si sono lasciati mentre Angelo ha avuto tre figli e poi si sono separati...
Nel periodo Cetra c’è anche la vostra partecipazione come ospiti fissi ai programmi del sabato sera di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Tante scuse nel 1974 in cui cantate la sigla Non pensarci più e l’anno successivo Di nuovo tante scuse, la cui sigla era Coriandoli su di noi. Ma non vi limitate a cantare, partecipate anche agli sketch della coppia.
FRANCO: Sono stati due anni bellissimi, perché lavoravamo con due persone meravigliose ed educatissime, molto simpatiche e rispettose. Io in particolare seguivo molto Vianello perché mi piaceva molto il suo umorismo e quindi volevo capire il suo modo di lavorare: ma il fatto era che fuori dalla scena era uguale, e in pratica non capivo mai quando parlava sul serio o quando scherzava. Un sacco di volte poi lui mi prendeva in castagna e se ne approfittava, nel senso buono, cioè mi prendeva un po’ in giro e poi alla fine mi diceva, “Ma guarda che sto scherzando”, era fortissimo. ANGELA: È vero, noi partecipavamo proprio agli sketch, abbiamo recitato con loro, non siamo rimasti relegati solo al ruolo di cantanti, ci coinvolgevano molto spesso. Ogni tanto mi succede di rivederci in televisione in programmi come Techetecheté che ritrasmettono qualche scenetta con Vianello, Mondaini e noi, ed è una cosa meravigliosa, una comicità sempre attuale. MARINA: Mi ricordo una scenetta in cui Angela ballava il tip tap, che ridere…
«In televisione abbiamo fatto di tutto e di più. Sono stati due anni bellissimi»
Nel 1976 ritornate nuovamente a Sanremo: quell’anno pubblicate un disco, I MUSICANTI, scritto da Sergio Bardotti e Luis Enriquez Bacalov e tratto dalla favola I musicanti di Brema dei fratelli Grimm. Al Festival presentate due canzoni dell’album unite in un unico mix, a memoria credo che sia un caso unico nella storia di Sanremo, I-o bao coccodè miao e Il mio canto, con il titolo Due storie dei musicanti. Come era nata questa idea?
ANGELO: Questo era un progetto di Bacalov e Bardotti, che in quel periodo era il nostro produttore: la sua idea era di attualizzare i vari personaggi, per cui si trattava di una cosa duplice, all’apparenza per i bambini ma con un significato dentro che era invece rivolto agli adulti, e noi dovevamo fare dopo il Festival uno spettacolo teatrale basandoci sul disco. Non è però andato a buon fine, ma in seguito lo hanno rappresentato altre compagnie: all’estero, dopo essere stato tradotto in varie lingue, ci sono ancora oggi spettacoli basati sul nostro disco, per esempio in Sudamerica. Noi a Sanremo abbiamo presentato le due canzoni con dei bambini: sapevamo che si trattava di un prodotto bellissimo, fatto molto bene, ma non propriamente sanremese.
Gli ultimi anni del decennio hanno visto un po’ calare la popolarità del gruppo, per molti fattori. E infatti, i dischi di questo periodo hanno avuto meno successo, almeno fino al cambio di etichetta e al passaggio alla Baby Records. Come lo spiegate, a distanza di anni?
ANGELO: La verità è che a partire dalla metà del decennio, diciamo pure dal
1976 in poi, noi ci siamo dedicati di più al teatro: dopo l’esperienza con Baudo che hai ricordato prima con Angela, abbiamo partecipato a Chi vuol esser lieto sia, uno spettacolo con Walter Chiari che ha girato l’Italia per due anni. Non è che avessimo abbandonato la canzone, ma avevamo voglia di arricchirci dal punto di vista dello spettacolo in un modo diverso. Ci siamo quindi distaccati naturalmente dalla Fonit-Cetra, che invece ci vedeva come cantanti e basta, e a un certo punto abbiamo registrato un disco per conto nostro, con l’intenzione di produrcelo da soli: solo che poi lo ha ascoltato Freddy Naggiar e ha deciso di produrlo lui e pubblicarlo con la sua etichetta. Da lì è iniziata la collaborazione ci ha portato ai successi degli anni 80, da Sarà perché ti amo in poi.
Oltre a Pupo, Sarà perché ti amo ha come autore Dario Farina, che in questo periodo scriverà molti dei vostri successi.
ANGELA: Sì, bisogna sempre ringraziare chi ti aiuta e noi, per quel periodo degli anni 80 in cui ritorniamo al successo forse ancora maggiore rispetto ai primi anni 70 perché è veramente un successo mondiale, dobbiamo ringraziare Dario Farina, che ha scritto la musica di Sarà perché ti amo, il testo è anche di Daniele Pace, non solo di Pupo, e poi ha scritto Come vorrei, M’innamoro di te, Mamma Maria. Freddy Naggiar, anche lui dobbiamo ringraziare, oltre che fare il discografico spesso dava gli input a Farina, dicendogli cose come “Tu devi fare una canzone che abbia questo andamento qui…”, “Bisogna preparare un ritmo di questo tipo”, e poi Farina procedeva, diciamo che creava un maglione usando la lana che gli forniva Freddy Naggiar e dandoci le misure precise… non dimenticandoci di Cristiano Minellono, che rifiniva il tutto con le parole. Poi noi ci mettevamo i colori e alla fine Naggiar pensava a vendere questi maglioni, e ci pensava molto bene.
FRANCO: E non bisogna dimenticare Gian Piero Reverberi, che ha arrangiato quasi tutte queste canzoni del periodo Baby Records, che è genovese come noi e che ha anche scritto Made in Italy.
Come ha accennato Angela, questo periodo con la Baby Records ha coinciso con il grande successo internazionale, in particolare nell’Europa dell’est: come mai secondo voi proprio in quegli anni?
ANGELO: In quegli anni in Russia e negli altri Paesi si seguiva moltissimo Sanremo, che dopo un periodo di crisi si stava riprendendo, e non arrivavano le altre musiche inglesi e americane, quindi a parte la loro la musica italiana di Sanremo era l’unica che arrivava. Per cui da Sanremo siamo riusciti, anche grazie alle canzoni, ha ottenere un successo internazionale ma in tutta Europa, non solo nell’Est, anche in Germania, Austria, Olanda, Francia, Belgio, Spagna, tutti Paesi che seguivano il festival.
Nel 1985, a coronamento di questo successo, arriva anche la vittoria con Se m’innamoro. La partecipazione successiva al Festival nel 1988 genera qualche polemica per la canzone che presentate, Nascerà Gesù di Umberto Balsamo: volete raccontare perché?
ANGELO: Prima bisogna premettere che stava finendo il periodo meraviglioso che avevamo passato con Freddy Naggiar, lui fondamentalmente voleva cambiare mestiere e quindi seguiva meno il discorso musicale, alla fine ha chiuso, e così noi abbiamo trovato questa canzone che forse era un po’ avanti come tematiche, perché parlava in sostanza della fecondazione artificiale, in maniera anche critica, diciamo così, evidenziando qualche contraddizione, e a noi sembrava un discorso importante da affrontare al Festival. Invece probabilmente non era nelle nostre corde, il pubblico è rimasto spiazzato e non ci ha seguito, il disco non ha venduto come i precedenti e quindi abbiamo deciso di cambiare nuovamente. Nascerà Gesù è rimasta una cosa estemporanea, l’unico singolo per la Cinevox Ricordi. Poi siamo passati alla EMI, iniziando un nuovo ciclo e ritornando in seguito altre volte a Sanremo.
L’ultima vostra partecipazione in gara è del 1992, con Così lontani, scritta da Cutugno…
ANGELO: Con Toto abbiamo avuto una grande amicizia e frequentazione, e poi è stata anche una collaborazione fruttuosa. Siamo sempre in contatto con lui.
In quell’anno avete inciso ALLEGRO ITALIANO, un album particolare in cui, a parte questo inedito di Cutugno, vi erano cover di celebri canzoni di vari cantautori, come La donna cannone di De Gregori, Caruso di Dalla, due canzoni di Tozzi o La mia banda suona il rock di Fossati. Come è nata questa idea?
ANGELO: In un periodo, bisogna dirlo, in cui fare dischi di cover non era così diffuso come ora. La EMI ci ha chiesto, e noi abbiamo aderito subito al progetto, di scegliere una serie di canzoni italiane di successo internazionale, ecco perché Gloria e Ti amo di Tozzi, Adesso tu di Ramazzotti, L’italiano di Toto, Soleado, Quando quando quando di Tony Renis, Vado via di Drupi e le altre. ANGELA: Diciamo anche che noi abbiamo accettato perché ci piaceva l’idea di interpretare queste canzoni in un modo diverso, nel nostro stile, non come gli ascoltatori erano abituati ad ascoltarle. Anche perché molti di essi erano pezzi che già cantavamo tra di noi, giocando durante le prove. ANGELO: Una volta ho incontrato De Gregori e ci ha fatto i complimenti perché, così ha
«La Fonit-Cetra ci vedeva come cantanti e basta e a un certo punto abbiamo registrato un disco per conto nostro»
detto lui, tra tutte le varie incisioni fatte da altri artisti de La donna cannone, la nostra è stata quella che gli è piaciuta di più. FRANCO: Un bel complimento, fatto da un grande come De Gregori...
Una cosa che salta all’occhio esaminando la vostra discografia è che però non avete mai inciso un disco dal vivo, come mai? C’è un motivo particolare?
ANGELA: È vero, non lo abbiamo mai fatto…ma non è mai troppo tardi, siamo ancora in tempo per farlo.
ANGELO: Noi siamo pronti a riprendere l’attività dal vivo una volta terminata l’emergenza Covid, però naturalmente bisogna che ci siano tutte le condizioni; anche perché vorremmo proporre al pubblico dal vivo REUNION.
REUNION vede il ritorno della formazione storica a quattro: come è nata la reunion, visto che negli ultimi anni il gruppo era costituito solo da Angelo ed Angela?
FRANCO: Molto semplicemente: Danilo Mancuso, il manager dei Ricchi e Poveri, in accordo con Angelo e Angela ha contattato me e Marina proponendoci di ritornare insieme per un disco e poi per riprendere il tutto, e noi abbiamo accettato. Era una cosa che avevo dentro, parlo per me ma credo che per gli altri sia stata la stessa cosa. Siamo partiti in quattro nel 1967 e dovevamo tornare in quattro, è stato un po’ come ritornare alle origini.
REUNION è una raccolta dei vostri brani più noti, ventuno, riarrangiati da Lucio Fabbri; come avete lavorato per la scelta dei pezzi?
ANGELO: È stato difficile, perché nella nostra carriera abbiamo inciso circa duecento pezzi, per cui ovviamente c’era chi voleva questo e chi voleva quello, si parlava e si decideva. Una cosa che ci è piaciuta molto è stata riscoprire brani che da qualche anno avevamo lasciato un po’ da parte, come Coriandoli su di noi, di cui parlavamo prima e che era un po’ dimenticata. MARINA: Ci siamo rimessi a studiare i brani, gli arrangiamenti vocali con le quattro voci, un po’ come quando avevamo iniziato. ANGELA: Noi stiamo vivendo il tutto con gioia, divertendoci e senza fare programmi, poi si vedrà.
ANGELO: Per la promozione abbiamo puntato su L’ultimo amore, che è stato il nostro primo 45 giri come Ricchi e Poveri, adesso vedremo se puntare su un’altra canzone come secondo singolo. Nel frattempo, la Sony ha pubblicato l’album anche in vinile.