Vinile

…E DI UNA LACRIMA SUL VISO

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«Avevo già pubblicato tre 45 giri che non avevano venduto niente. Ma il capo delle edizioni, Mariano Rapetti, che era anche il papà di Giulio Rapetti (Mogol), mi voleva bene e mi disse: “Non voglio che ti mandino via, non ce l’hai una canzone tua?”. Gli portai un brano. Sapevo che aveva un brutto testo, e lui non ci andò leggero: “La musica mi piace, ma il testo è terribile. Farai le parole con mio figlio Mogol”. Tre giorni dopo arriva Giulio su una Renault 4 arrugginit­a senza aver fatto niente. Mi carica su, mi dà carta e penna, io canticchio mentre lui guida e il testo di Una lacrima sul viso gli viene così. Vado a Sanremo con quel brano, vestito come un figurino con uno smoking che avevo noleggiato a via Nazionale, a Roma. Mi avevano proposto il 2 per cento dei diritti e le vendite sono state subito così alte che dopo Sanremo sono tornato nel negozio e lo smoking l’ho comprato. Ho comprato pure una Mercedes Pagoda bianca, una villa all’Eur. Ma la casa discografi­ca mi aveva teso un tranello… mi avevano convinto che a 19 anni ero troppo giovane per iscrivermi alla Siae, così mi avevano fatto cedere la canzone a una persona che lavorava per loro. Invece bastava averne 16, di anni. Ma non me ne importa nulla, sono andato avanti lo stesso. E sono ancora qui!».

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