GENTE VERA DI DOMODOSSOLA
Scoperti e lanciati dalla PDU di Mina, i Domodossola rappresentano la faccia oscura di una discografia cinica e a volte distratta, abituata a bruciare talenti alla ricerca di un successo veloce quanto effimero.
Provate a immaginare un ambiente che sa di fresco, pulito. Con segretarie indaffarate che passano da un ufficio all’altro e con lunghi corridoi serviti da modernissimi ascensori che portano a piani dirigenziali. E poi una musica di sottofondo, delicata, soffusa e piacevole. Se fossimo in un Paese anglofono, al 90% la scelta cadrebbe su Sergio Mendes e i Brasil ’66 (poi diventati ’77 e ’88) o a un altro gruppo “vocalese” come gli Harper’s Bizarre, i Free Design o i Manhattan Transfer. Bene, in Italia abbiamo avuto i Domodossola. A scoprirli furono due discografici, Edilio Capotosti (Nessuno, Julia, Il primo mattino del mondo etc.) ed Enrico Gentile (Julia, Speedy Gonzales, Non amarmi così). Sono tre fratelli (Urbano detto “Bani”, Maura e Laura), uno zio (Franco Bertagnini), un cugino (Riccardo Miserocchi) e due “foresti” (Pierluigi Saccani e Renzo Reami).
Inutile, ascoltando il vostro stile, chiedervi quali fossero i vostri ascolti musicali dell’epoca…
Franco: Fin da bambino ascoltavo la bella musica americana. Quando ho lasciato la fisarmonica passai al clarino e anziché fare gli studi che mio cognato mi diceva di fare, suonavo le partiture con esempi di improvvisazioni fatti da bravi musicisti italiani come Glauco Masetti, Gianni Basso o Henghel Gualdi.
Laura: Tutto quanto! Si ascoltavano le prime “radio clandestine”. Ma se preferisci un elenco: Beatles, The Mama’s and the Papa’s, Bee Gees, Four Freshmen, Equipe 84, New Trolls… In casa si ascoltava e si suonava di tutto, da Count Basie a Gershwin.
Bani: Idem come Laura. Ancora adesso ascolto Beatles e Beach Boys, come facevo allora. Per anni, alla sera ascoltavo Radio Luxembourg. Ho avuto la fortuna di cominciare a 14 anni con il miglior gruppo di Domodossola [I Boys, ndr] e suonato nei migliori locali.
Renzo: A me piaceva ascoltare jazz, swing, soprattutto chitarristi come Barney Kessel o Wes Montgomery, o il nostro Franco Cerri. Ma anche i Beatles, Ray Charles, Elvis Presley etc. Ed ero uno sfegatato ammiratore di Giorgio Gaber e dei Due Corsari. Naturalmente, anch’io ero un fanatico di tutti i più famosi gruppi vocali del mondo, a cominciare dai Four Freshmen. Il “Vocalese” era per tutti noi il massimo del piacere e delle aspirazioni!
Franco, come sei entrato in un progetto musicale composto da ragazzi appena usciti dall’adolescenza, a parte la familiarità con gli stessi? Qual era il tuo ruolo?
Franco: Io ero in giro come professore e mia sorella (mamma di Laura, Maura e Bani) mi dice che i figli hanno formato un gruppo e suonano al Trocadero. Un giorno vado a sentirli e resto incantato per quello che fanno vocalmente. Sono entrato dopo il secondo 45 giri e oltre a cantare facevo molti assoli con il flauto, che a quell’epoca era poco sfruttato e dava un sound interessante al gruppo.
Ci raccontate il vostro primo approccio nel mondo professionistico e alla discografia?
Bani: Il primo approccio fu alla Ricordi, dove abbiamo fatto un provino. E poi alla PDU, davanti a Mina. Sono ricordi indelebili pieni di emozioni e tremori. Io avevo 16 anni.
Renzo: Mina l’abbiamo conosciuta in occasione del provino al quale lei e Augusto Martelli hanno voluto sottoporci, perché non credevano che quei provincialotti fossero in grado di eseguire dal vivo quel magnifico brano dei Mamas & the Papas che li aveva strabiliati ascoltando quell’acetato propostogli da Abramo, uno dei due tecnici del suono della PDU. E fu così che ci fu richiesto, come primo brano, proprio Dedicated To The One I Love. Seguirono altri brani vocali, all’americana, e così li convincemmo di cosa e chi erano quei ragazzini di Domodossola! Alla fine dell’audizione, Mina venne a parlare con noi che, non molto convinti di aver fatto poi così bene, ci eravamo allontanati e rifugiati nel fondo della chiesa, verso l’uscita, piuttosto abbacchiati. Ma lei, dolcissima e gentilissima ci disse: “Non vi ha mai detto nessuno che siete bravissimi?”. Si squarciò il cielo e un raggio di luce ci illuminò di una gioia indefinita!
Gigi: Avevamo inciso Dedicated To The One I Love a nostre spese, noleggiando la sala d’incisione. Probabilmente, quando l’ha ascoltata Mina avrà pensato a un montaggio in sala d’incisione, ma non era così. Alla Basilica, in presenza di Mina l’abbiamo eseguita e abbiamo osato anche fare E se domani arrangiato da noi a 4 voci. Il nome de “I Domodossola” è stato voluto da lei: “Ma perché voi che venite da Domodossola non vi chiamate così?”.
«Mina era splendida, era di una bravura pazzesca e con noi era molto protettiva»
Mina vi piaceva musicalmente o eravate distanti dal suo genere?
Maura: Vuoi scherzare? Mina era ed è tuttora un idolo. Era nel periodo più fulgido della sua carriera, era splendida, era di una bravura pazzesca e con noi era molto protettiva. Purtroppo, non sapemmo sfruttare la sua disponibilità, eravamo timidissimi e nessuno di noi, a parte Franco, osava rivolgerle la parola.
Fra tutte le persone incontrate alla PDU, con chi vi sentivate più in sintonia? E chi