EVOCAZIONI E INVOCAZIONI
Questo è un album meraviglioso, che vi invito ad ascoltare. Resterete rapiti dalla potenza evocativa, dai ritmi trascinanti di tamburi e tammorre che sono il ritmo del nostro inconscio, dalla phoné spogliata dai significati per diventare strumento aggiunto di questo esordio fulminante che mostra una maturità e una compattezza incredibile. Ne sono rapito. Il dialetto d’Aspromonte si fa qui strumento misterioso e gravido di storia, mito e religiosità, credenza e scongiuro, racconto focolare e gioco, grido liberatorio e invocazione, superstizione e sogno, recitanti richieste di grazia o di semplice risoluzione del dramma. È un album questo che restituisce alla memoria comune suoni e versi scardinanti, rivelatori, tonificanti, con l’amore e il tradimento tipico dei figli; che media tra rapimento, estasi e scìnnide, la danza dionisiaca che confondeva sacro e credenza nel mondo pastorale diffuso fino all’altro ieri, con l’originale e intelligente tocco di elettronica misto agli strumenti tradizionali del globo, recuperando Lomax e Buttitta, con spregiudicatezza e sagacia. Bello.
Alberto Marchetti