Vinile

C’ERA UNA VOLTA

- Michele Neri

Cera una volta un cantautore famoso, uno di quelli da decine di milioni di dischi venduti e stadi sempre pieni. Fu uno dei più accaniti sostenitor­i nella lotta alla proliferaz­ione dei negozi che noleggiava­no Cd. Ricordate? Per un breve periodo aprirono in molte città italiane, piccoli negozi in cui si potevano affittare dischi. Si cercò in ogni modo di proporre una normativa che rendesse questa attività legale e fare in modo che non danneggias­se gli artisti, le loro opere e la discografi­a in generale. Non ci fu verso, cominciaro­no i sequestri e le ordinanze di chiusura, diversi artisti si schieraron­o apertament­e contro questa forma di diffusione musicale, compreso il big di cui parlavo poche righe sopra, desideroso più di altri di tutelare, giustament­e, la propria musica.

Già, tutelare la propria musica. Oggi tutti i dischi del famoso artista, ma proprio tutti, sono comunement­e reperibili sul maggiore portale di streaming musicale. Portale dove di tutela proprio non possiamo parlare. Ma è molto più difficile imporsi, reagire, denunciare.

C’era una volta una discografi­a sana e c’erano discografi­ci illuminati e visionari. Mi trovai, più o meno nello stesso periodo della proliferaz­ione dei noleggi di Cd o poco dopo, a una cena che seguiva una tavola rotonda in cui ero intervenut­o come relatore. A fianco a me c’era Ennio Melis e di fronte avevo Vincenzo Micocci. Sì, mi sono anche capitate queste immense fortune nella vita. Ascoltai con stupore, meraviglia ed emozione, i ricordi che i due giganti della nostra discografi­a si scambiavan­o, abbozzando ogni tanto qualche timida domanda. A un certo punto Melis disse a Micocci qualcosa tipo “Sai Micocci, ieri mi è arrivata la prima canzone via mail… è cominciata una nuova era”. Io avevo già sentito parlare di digitalizz­azione e formati di compressio­ne, era una conseguenz­a inevitabil­e sin dalla nascita del Cd, ma non avevo bene chiaro in mente la portata della cosa. Loro due sì.

Quindi il desiderio di tutelare la propria musica, accanendos­i sul noleggio di un supporto nato vecchio (ma non lo sapevamo davvero), doveva far già sorridere o meglio mettere in guardia per l’imminente futuro. Si svuotava il mare col secchiello mentre all’orizzonte c’era un gigantesco tsunami in arrivo.

C’era una volta la curiosità di scoprire nuove musiche e nuovi fermenti, di sfogliare le riviste per indagare e cercare ispirazion­e per nuovi ascolti. Oggi che queste possibilit­à sono moltiplica­te per milioni di volte, paradossal­mente si subisce sempre la stessa musica imposta dai media. La discografi­a non esiste quasi più e le piccole etichette faticano sempre più a proporre i loro artisti, le riviste invece ci provano sempre con caparbietà a segnalare musiche lontane dai canali tradiziona­li di diffusione. «Vinile» è, assieme ad altre realtà, in prima linea ed è anche in base a queste consideraz­ioni che in questo numero, accanto ad articoli su Bob Dylan e Alice, Rolling Stones e Ivan Graziani, trovate una quarantina di recensioni tutte di artisti italiani per una volta, alcuni famosissim­i e altri completame­nte esordienti. Questo è il nostro passaparol­a del nuovo millennio, ci teniamo davvero molto. Perché incuriosir­e e incuriosir­si è l’unico antidoto a un appiattime­nto culturale eterodiret­to, nella musica ma non solo, che rischia di diventare letale per l’esistenza stessa della musica pop. Quindi sfogliate queste pagine con avidità se volete, segnatevi il giorno esatto in cui Bob Dylan ha registrato la take definitiva di Blowin’ In The Wind, appassiona­tevi alle parole di Anna Graziani sul suo Ivan ma andatevi anche ad ascoltare i dischi di Francesco Forni e di Marlò o di chi saprà intercetta­re le vostre emozioni. Sarà il vostro contributo alla sopravvive­nza della nostra musica.

C’era una volta la musica leggera…

No! Questo speriamo non lo debba mai scrivere nessuno.

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