Rockleberry Roll: DROPOUT
(1972) Dropout / Hi Jack / Give You All My Love / True True (All My Love Is Just For You) / Why Don’t You Love Me Tonight / Sit Down / Run To Me / Like A Boy I Cried / Cry For No One / Ticket To Ride / Here There And Everywhere
Rockleberry Roll: DESPERATION
(1973)
Desperation / Like A Boy I Cried / Crystal Dale / For Julia / The Message / Sometimes Maryanna / Hi Jack / Give You All My Love / Stupid Strong Man / Guitar Woman
C’è un oscuro 45 giri del 1965 a inaugurare la carriera discografica di Ivan Graziani, un singolo registrato con Nino Dale & his Modernist, l’istrionico caporchestra che Ivan ricorderà quasi vent’anni dopo in una deliziosa canzone. Poi c’è l’esordio con gli Anonima Sound. Quattro singoli per il trio formato da Ivan, Velio Gualazzi e Walter Monacchi, anche se in realtà l’ultimo vede una formazione a quattro con l’aggiunta di Roberto Carlotto (in arte Hunka Munka). Degli Anonima Sound esistono diversi brani inediti, registrati per un album mai completato e poi c’è una delicata versione di Con le mie lacrime, lezione italiana di As Tears Go By dei Rolling Stones, pubblicata nel 2010 in una tripla raccolta di Ivan intitolata RITRATTO. Per avviare, nel 1972, la sua attività solista Ivan sceglie lo pseudonimo Rockleberry Roll con cui pubblica due album. Il primo, DROPOUT, distribuito solo su nastro, contiene alcuni originali in inglese scritti da Ivan con Andreas Wyden e una serie di cover che vanno dai Bee Gees ai Beatles di Here There And Everywhere e Ticket To Ride. Di Ivan anche il bel disegno di copertina. Nel 1973 esce il secondo album, DESPERATION, questa volta anche in vinile. I brani sono tutti originali, sempre in inglese e il suono si fa più ricco, avvicinandosi a un rock progressive di pregio, grazie anche alla presenza di Hunka Munka (tastiere) e Nunzio Favia (batteria). Anche in questo caso la grafica è di Ivan che si firma come Omerus von der Welt. Alcuni brani tratti da questi due album, sono stati pubblicati su singolo e uno, inedito su album, è attribuito a Ivan and Transport (Longer Is The Beach). Inedite rivisitazioni di Rocket Man di Elton John e Children Of The Revolution e Telegram Sam dei T. Rex, sono state pubblicate su TOP POPS una miscellanea realizzata in musicassetta (Airplane AMC 1213, 1973) che contiene anche tre brani in versione editata estratti da DESPERATION.
Michele Neri
“È l’alba e il cielo è più chiaro, piano piano si fa giorno, rosa dietro i vetri, azzurro sui balconi. Scivolando verso il basso, un raggio di luce buca la polvere del suolo, bacia le lenzuola stese al vento, le chiese addormentate: fa giorno, fa giorno, pian piano, pian piano, comincia la vita, pian piano…”. Quanta poesia nella voce di Ivan Graziani che canta a cappella l’Apertura del primo album a suo nome. Non c’è solo poesia, c’è molto altro. C’è tutto un mondo dentro, il suo, fatto di provincia e quotidianità, emozioni e immagini, suggestioni e colori, visioni che gli si spalancano davanti e personaggi che incontra nel viaggio. C’è la nostalgia di chi non ritrova più la città che vorrebbe. Non resta che ricercarla e magari sognarla. Ivan è talmente bravo a mettere le parole giuste sui suoni giusti che riesce a trasportare chi ascolta nel suo sogno. Le canzoni sono immaginifiche, sembra di scorgere ogni luogo, imbattendosi in Tom Sawyer, nello storpio di Il campo della Fiera, nell’ubriaco o commuovendosi di fronte alla storia d’amore (criminale) di Luisa, strangolata con una sciarpa di seta. Ne viene fuori una favola musicale, o meglio un’opera rock di grande incanto. La moglie di Graziani, Anna Bischi, pur non comparendo nei crediti, collabora alla stesura dei testi dell’Lp, tra i più ricercati della discografia del cantautore (per fortuna rimasterizzato e pubblicato in Cd nel 2013. Nel 1980 era uscita una riedizione in vinile intitolata IVAN GRAZIANI con copertina completamente diversa). L’immagine di copertina è la foto di gruppo del loro matrimonio davanti alla Pieve di Ponte Messa a Pennabili.
Andrea Direnzo
Poco più di un divertimento, un tenero pensiero per Anna, lei e Ivan sono da poco diventati genitori di Tommaso, il loro primogenito. E quindi una manciata di brani strumentali tra originali (un paio) e cover dalla provenienza abbastanza eterogenea: da Celentano a Patty Pravo, dagli Abba a Cocciante. Un album straordinariamente raro che
Dopo LA CITTÀ CHE VORREI e dopo un bizzarro album strumentale realizzato in omaggio alla nascita del figlio Tommaso, Ivan Graziani torna nel 1976 con BALLATA PER QUATTRO STAGIONI, pubblicato dalla Numero Uno, storica etichetta di Mogol e Battisti con cui Ivan sta collaborando proprio in quel periodo. A questo lavoro partecipano Claudio Pascoli (produttore e ai fiati con Pier Luigi Mucciolo e Gianni Bogliano), Lucio Fabbri (archi), Walter Calloni (batteria), Hugh Bullen (basso) e Claudio Maioli (pianoforte e tastiere). Scrittura e arrangiamenti molto raffinati, con forti influenze jazz, fusion, funk e rock, mescolano pianoforte e tastiere a linee di basso di grande personalità e presenza; i fiati sono elementi di ricamo (I giorni di novembre), ma anche strutturali, come in Dimmi ci credi tu? e La pazza sul fiume. La chitarra di Graziani non è pensata per essere sempre protagonista, come invece sarà di nuovo ne I LUPI, bensì dialoga e crea una relazione molto equilibrata con gli altri strumenti, tanto da lasciare ampio spazio al pianoforte, su tutti in Il mio cerchio azzurro e I giorni di novembre. Interessante la presenza di Trench, unico brano strumentale, che propone anche l’anima più decisamente funk/rock dell’album. La title-track è quintessenza del simbolismo, nel testo e nella struttura, di cui è ricco questo lavoro, con la scrittura in quattro sezioni, una per ogni stagione narrata. Con un filo sottile la mente viaggia fino a Vivaldi, in un album che ha del resto tra le sue caratteristiche anche temi e melodie a tratti barocche. Eleonora Betti
I LUPI
(1977)
I lupi / Motocross / Zorro / Ninna nanna dell’uomo / Lugano addio / Eva / Il topo nel formaggio / Il soldo
Se l’esordio per la Numero Uno con BALLAperò
TA PER QUATTRO STAGIONI aveva suscitato qualche interesse, è con il suo successore che Ivan Graziani compie un primo salto di qualità. Il felice connubio tra l’indole da cantautore e l’animo da chitarrista mostra segni di una maturità artistica acquisita e di quello stile peculiare che giungerà a compimento nei due riconosciuti capolavori che seguono. Sarebbe errato però considerare I LUPI come un’opera di transizione, poiché brani come la metaforica title-track, l’amara Motocross, per non dire della struggente Lugano addio, si stagliano all’interno della sua ricca discografia, con quest’ultima assurta a evergreen della musica italiana. Sono canzoni magnifiche, dove emerge oltretutto un linguaggio nuovo per l’epoca, con testi narrativi che esulano dalla sfera autobiografica e un apparato musicale incisivo e coinvolgente. Graziani si cimenta anche per la prima (e unica) volta con il dialetto della sua amata terra nell’intensa Ninna nanna dell’uo