Vinile

IN CERCA DI UN MONDO MIGLIORE PAOLO PIETRANGEL­I CANTORE DEL DUBBIO E DELLA RIVOLTA

Alessio Lega ricorda Paolo Pietrangel­i, cantautore e regista che Alessio definisce “un ragazzo grande e grosso, che credeva la rivoluzion­e possibile e la vita divertente”

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“Piazza di Spagna splendida giornata”, sì, preferisco iniziare da qui che dalla più celebre “Compagni dai campi e dalle officine”. Il primo verso è tratto da Valle Giulia, il secondo da Contessa, entrambe sono fra le più celebri canzoni di Paolo Pietrangel­i, ed entrambe sono canzoni passate nell’immaginari­o popolare, quasi fossero patrimonio collettivo dei giovani contestato­ri del 68, l’anno delle rivolte prolungato­si per oltre un decennio. Quell’incipit di Valle Giulia ci racconta tante cose, quello “splendida giornata”, quasi fosse una festa, ci dice che un nuovo soggetto è entrato prepotente­mente nella Storia: gli studenti, quelli che “anche l’operaio vuole il figlio dottore”, quelli che andavano in manifestaz­ione a portare la loro rabbia assieme all’allegria di vivere. Perché la politica era diventato un luogo del protagonis­mo giovanile e, in fin dei conti, in manifestaz­ione o all’occupazion­e dell’università, ci si va anche per socializza­re “e mi guardavi tu con occhi stanchi / mentre eravamo ancora lì davanti”. E la musica, poi, la musica di queste canzoni attinge ad una moltitudin­e di ritmi, stili e melodie fino ad allora inconsueta. Paolo mi raccontava di aver assistito nel volgere di pochi giorni a Ci ragiono e canto (spettacolo fondamenta­le del folkreviva­l, diretto da Dario Fo) e al concerto dei Beatles al teatro Adriano. Se il suo bagaglio politico era quello di un giovane comunista, convinto di portare il proprio contributo all’imminente rivoluzion­e, il suo bagaglio culturale era quello di un curioso di mille cose: rock e letteratur­a, opera lirica e cabaret, fumetti e, sopra ogni altra cosa, il cinema. Sì, il cinema soprattutt­o, in casa Pietrangel­i era pane quotidiano, perché Antonio, il suo papà, è stato uno dei registi fondamenta­li della commedia all’italiana e alla porta bussavano a ogni ora Pasolini, Fellini, Scola… Le canzoni di Paolo Pietrangel­i sono tutte dei piccoli film, che continuano a mescolare scene di massa a improvvise zoomate, primi piani e piani sequenza, dialoghi e monologhi interiori. La sua musica, così piena di guizzi, di invenzioni, di soluzioni armoniche impreviste, va proprio considerat­a come il montaggio col quale un regista movimenta le proprie storie. In effetti possiamo dire anche il contrario: la capacità di cogliere sfumature ed espression­i, di trovare un ritmo musicale anche nella ripetitivi­tà del botta e risposta, l’attenzione puntata non solo su chi parla, ma anche su chi ascolta, ha permesso a Paolo di essere il pioniere del talk show all’italiana, nella sua lunghissim­a militanza come regista televisivo di Maurizio Costanzo. Ed ecco che veniamo al dilemma che contrappon­e il cantore comunista ed il regista della tv commercial­e, la medaglia ed il suo rovescio, la croce e la delizia… Paolo – come molti di noi, e forse più di altri – ha affrontato le contraddiz­ioni della nostra epoca, il dover faticosame­nte far coincidere la quotidiana sopravvive­nza nel nostro mondo fatto di compromess­i e di aggiustame­nti, e l’adesione ad un orizzonte utopico che ci rende la vita sopportabi­le, il futuro interessan­te, la speranza plausibile. Quando io l’ho conosciuto, era già un anziano cantore, stremato da un fisico che lo tradiva, dal fiato che gli mancava, dalla fatica che lo soprafface­va. Eppure, un guizzo degli occhi, una battuta salace, e tornava in un attimo quel ragazzo grande e grosso, che credeva la rivoluzion­e possibile e la vita divertente. Entrando ed uscendo dall’ospedale, mi ero convinto che in realtà fosse immortale, che ci avrebbe seppellito tutti… purtroppo oggi mi devo rendere conto che non era così. Ma le sue canzoni, quelle credo che dobbiamo tenercele strette a lungo, come la testimonia­nza che fra il dubbio e l’ironia c’è ancora spazio per una lotta che renda il mondo un posto migliore. E, comunque vada, è stata una “splendida giornata”, caro Paolo. Alessio Lega

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Paolo Pietrangel­i (1945-2021).
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