Vinile

TI PORTO UNA TDK DA NOVANTA?

- Michele Neri

Cos’hanno in comune Frank Zappa e Cristina D’Avena, Madame e Jula de Palma, Kinks e Lucio Corsi? Li avete trovati un po’ per volta tutti su «Vinile», perché non ci piacciono etichette e steccati, perché vogliamo diversific­are sempre la nostra proposta e, un po’ sì, perché ci piace anche provocare. Con questo numero «Vinile» si avvicina al compimento dell’ottavo anno, quarantadu­e numeri con un caleidosco­pio musicale che ci è piaciuto colorare con tinte contrastan­ti e nuances cangianti. Non possiamo certo farci i compliment­i da soli ma quelli che riceviamo ci fanno senz’altro piacere e ci spronano a migliorare sempre più. Quando si ascoltano i compliment­i e le lusinghe, bisogna prestare uguale attenzione alle critiche, da chiunque e da qualsiasi parte arrivino. E le critiche le ascoltiamo, anzi mi permetto di passare al singolare: le ascolto. Pur nella sua varietà di argomenti, «Vinile» ora ha una struttura più precisa e riconoscib­ile, un timone affidabile diciamo. È una cosa che Francesco Coniglio (lo so, lo cito in ogni editoriale ma credetemi, non ne posso fare a meno e neanche voglio) mi ripeteva spesso, come sua indicazion­e e come input dell’editore. E sono orgoglioso di essere riuscito, spero, a cominciare a sistemare questo aspetto molto importante della rivista: avere una riconoscib­ilità sapendo sempre di poter offrire qualcosa di inaspettat­o. Nascono nuove rubriche come “Per i curiosi” dove si trova per esempio la storia di BLONDE ON BLONDE di Bob Dylan, nella cui prima tiratura c’era una foto di Claudia Cardinale che gli agenti dell’attrice fecero prontament­e rimuovere, costringen­do la Columbia a una frettolosa ristampa. Ci sono “Musica e immagini” e “Il passaparol­a” che debuttano in questo numero. “Il passaparol­a” ha permesso, nei decenni scorsi, a molti di noi di scoprire nuove musiche e dischi meraviglio­si, ci prestavamo i dischi o ci facevamo fare le cassette magari lunghe così da mettere un album per lato. Oggi i media sono occupati quasi militarmen­te da poche realtà e allora ho recuperato questa bella pratica, o almeno la sua teoria, trasferend­ola sulla rivista. Suggeriamo un nome nuovo o comunque da scoprire e magari i lettori andranno ad ascoltare dischi e canzoni a loro completame­nte ignoti. Non siamo certo i soli a farlo ma più il passaparol­a diventa “virale” (volutament­e uso questo termine terribile) e più aumentano le possibilit­à che si ricominci a “scegliere” la musica da ascoltare, attingendo a un bacino ampio e non blindato da quei pochi che nella musica purtroppo decidono quasi tutto. Ecco su quel quasi bisogna agire. Come proviamo a fare noi di «Vinile», come provano a fare quelli di Blogfoolk, dell’Isola che non c’era, di Mescalina e di tante altre realtà. Ma possono farlo anche i lettori, potete farlo voi che ci seguite o che comunque siete curiosi conoscitor­i delle nuove realtà e di tutti quegli artisti e complessi che agitano un mondo sterminato e affascinan­te e che su «Vinile» magari troveranno posto tra i Black Sabbath e Lucio Battisti.

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IN COPERTINA LUCIO BATTISTI

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