Vivi Milano

« I ricordi più belli? Da Eco a Mehldau sotto il diluvio »

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«La Milanesian­a» è una sua creatura: Elisabetta Sgarbi, che ha ideato e dirige la rassegna, ci racconta le origini e i momenti più belli di questi primi vent’anni. La storia di una lunga avventura, la prima di molte iniziative che hanno fatto nascere il «modello Milano», che unisce eventi, spettacoli, talk, reading e musica insieme.

Quali sono i personaggi o i momenti che ricorda con più affetto?

«Michael Cunningham che canta i versi di Anthony (and the Johnson). Il quale lo accompagna al piano perché rimasto senza voce. E poi le lezioni di Eco al Dal Verme. Terrence Malick allo spazio Oberdan, in silenzio, tra il pubblico, perché aveva preteso di non fare interventi pubblici; Michael Cimino che, durante la lettura al Dal Verme, scoppia a piangere, si commuove e smette; Susan Sontag a Palazzo Isimbardi in una lectio lunghissim­a; la gentilezza assoluta di De Oliveira... E poi Brad Mehldau che suona il piano sotto un diluvio universale; io che tengo l’ombrello su George Moustaki mentre esegue i suoi brani... E poi tutte le volte che un mecenate crede nella “Milanesian­a” e decide di contribuir­e».

Come è nata la Milanesian­a?

«È nata da una richiesta. Ombretta Colli e Cesare Cadeo, allora alla Provincia, mi chiesero di dare vita a qualche incontro nello splendido cortile di Palazzo Isimbardi. Non si chiamava “La Milanesian­a”, ma “Da tutte le pArti”. Ombretta volle legarla (con mio iniziale disappunto) a Milano e fare eco a “la Versiliana”. La mia idea era un festival di arti: Letteratur­a Musica Cinema, lo avevo chiaro sin dalla prima edizione. L’ultima serata di quella prima edizione registrò una quantità di pubblico ben oltre la capacità del cortile, ospiti Muti e Carmelo Bene. Capii che sarebbe andata avanti».

Che cosa è diventata nel tempo?

«È diventata se stessa. Quando si apre alle arti, non dentro un perimetro letterario editoriale (che era il mio campo), gli argini sono già rotti. È solo questione di tempo, di risorse, ma “La Milanesian­a” era destinata ad abbracciar­e tanti saperi».

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