NEL MONDO DI ELTON JOHN
Piume di struzzo, scarpe glamour, lustrini, paillette e occhiali a non finire, più di Wertmuller, nel ripostiglio dell’inconscio che è il guardaroba oltre kitsch di Elton John (all’anagrafe inglese Reginald Dwight) e duplicato dal bravo gallese Taron Egerton. Il film si tuffa nel primo tempo della turbinosa vita-carriera (non c’è Lady D.) e si prende il titolo dalla sua canzone più celebre, «Rocketman». Lo dirige Dexter Fletcher già produttore esecutivo e regista (ha sostituto Bryan Singer) di «Bohemian rhapsody», quindi è lui a giocarsi i best seller musicali dell’anno. Perché il film, ripieno di ogni eccesso – vederlo è come fare indigestione di panna - è in parte un musical classico con centinaia di comparse svolazzanti, come ai tempi di «Hello, Dolly!», ma poi mena qualche sberla. La scena di Elton bimbo, poi al luna park, poi divo che guarda il pubblico sospeso per aria in un concerto, è tutto un sogno di una notte di eccessi di mezza estate. Il personaggio richiede di andar fuori dalla norma e a sgargianti pezzi musical si alternano isterie e momenti depressi, alcol e droghe, genio e sregolatezza. Ma Elton vince e il finale perbenista ce lo mostra padre modello col marito e due figli dopo averci raccontato la fatica di emergere da una famiglia stile Ken Loach, con un padre peggio che anaffettivo. Jamie Bell, ex Billy Eliot, è il suo paroliere e amico-nemico di fiducia, Richard Madden è il manager, mentre il marito vero, David Furnish, produce il film, così finisce in gloria di famiglia.