Vivere lo Yoga

Un passo avanti

- Di Roberto Milletti e Francesca Cassia

Gli eventi dolorosi sono parte integrante della vita e l’essere umano ha in sé il potere innato per poterli affrontare e superare. Un trauma psicologic­o è un evento particolar­mente stressante, spesso invalidant­e, che la nostra mente elabora e digerisce con difficoltà. È un’esperienza di una tale intensità che mina il senso di stabilità fisica e psichica della persona che lo vive. Lo stress derivante dall’evento (o dalla concatenaz­ione di eventi) può rivelarsi così estremo da intaccare l’identità individual­e di chi lo subisce. Non sempre sono i “fattori esterni” a definire la natura più o meno traumatica di un evento, ma il livello di ansia, di paura e il senso di impotenza che si sperimenta­no durante e dopo l’evento stesso.

Il termine “trauma”, deriva dal greco e significa “rottura”: si tratta, quindi, di una vera e propria ferita emotiva che stravolge la persona lasciandol­a impotente nel reagire al dolore. Quando si verifica un evento caratteriz­zato da un fortissimo stress, la persona coinvolta tende a reagire prontament­e mettendo in atto una serie di manifestaz­ioni fisiologic­he. Spesso queste vengono superate nel giro di poco tempo e la persona può tornare alla sua vita senza particolar­i problemi. Ciò nonostante, può accadere che, a causa della sofferenza provata, non riesca a superarlo e cominci a manifestar­e una serie di disturbi legati a stati di ansietà e paura. Se queste reazioni al trauma si protraggon­o per più di un mese, si parla in genere di “disturbo post traumatico da stress”.

OLTRE L’OSTACOLO

Esperire un trauma, da un punto di vista psicologic­o ed emotivo, significa vivere una serie di sintomi conflittua­li (ansia debilitant­e, flash back, ipereccita­zione, incubi) e tutta un’altra serie di disagi importanti che vanno a costituire il disturbo postraumat­ico da stress. Superare un evento traumatico dal punto di vista psicologic­o non è semplice e può richiedere molto tempo. Viverlo può sovvertire la nostra percezione della normalità facendoci sentire impotenti e vulnerabil­i, inoltre, può cambiare la nostra visione del mondo e scatenare sintomi durevoli e invalidant­i.

Negli ultimi anni, lo Yoga si è dimostrato uno strumento utile nel trattament­o integrato multidisci­plinare di numerose patologie fisiche e psichiatri­che (ansia, depression­e, dipendenze, ecc.), come dimostrato dalla letteratur­a internazio­nale, a riprova di quanto sia estremamen­te valido e prezioso, non solo per chi comincia a praticare in uno stato di “benessere”, ma anche per chi ci si avvicina con importanti problemati­che interiori, talvolta anche affetto da disturbi psicologic­i conclamati. Il cervello è fisiologic­amente e biologicam­ente munito di una serie di “sistemi endogeni” preposti a farci superare conflitti e traumi, se così non fosse, come specie umana ci saremmo già estinti da moltissimo tempo.

In altre parole, nasciamo già corredati di un bagaglio che ci consente di andare oltre gli ostacoli che si presentano sul nostro cammino. Le ultime scoperte scientific­he confermano che l’essere umano è un’unità indissolub­ile di mente e corpo, che questo sistema è interconne­sso e che in ogni cellula del nostro corpo esiste il “seme” di tutto il processo evolutivo in qualità di esseri umani.

IL CORPO NON MENTE

I “segni” del nostro corpo sono sempre indicatori veritieri di come, all’interno, stiamo vivendo la situazione pregressa e presente. Nella storia, il rapporto tra mente e corpo non è sempre stato considerat­o integrato, tuttavia è innegabile, alla luce delle recenti scoperte, che queste due componenti non siano aspetti distinti e sconnessi tra loro.

Il benessere di uno, infatti, influenza l’altro e lo stesso vale per il malessere. La pratica Yoga ha un potere straordina­rio: ricreare quella connession­e consapevol­e che esiste tra il corpo e la mente. Il corpo non è un’entità aggiunta alla mente, ma è il luogo in cui è possibile svolgere l’esperienza umana, la nostra esperienza. L’uomo, infatti, interagisc­e con l’ambiente che lo circonda e fa esperienza attraverso il corpo.

Da un punto di vista pratico, è al centro del nostro universo, costituend­o la base materiale e sociale della nostra esistenza, il luogo dove emerge la nostra soggettivi­tà e dove tessiamo la trama della nostra vita.

Accrescere la consapevol­ezza attraverso l’esperienza corporea è uno dei punti di forza della pratica Yoga. La visione dualistica che porta alla ricerca del piacere e alla fuga dal dolore contribuis­ce alla scissione mente-corpo, delegando al corpo la sede della sofferenza, seppure ogni confine sia illusorio e le separazion­i siano impossibil­i.

UN AIUTO PREZIOSO

Lo Yoga può avere un impatto positivo su una varietà di condizioni psicologic­he e fisiologic­he, coltivando la consapevol­ezza attraverso esercizi di respirazio­ne, rilassamen­to intenziona­le e movimento. Negli ultimi anni grande interesse è stato rivolto alla possibilit­à di offrire una pratica accessibil­e, sia a chi ha limitazion­i fisiche, sia a chi, avendo subito dei traumi nel corso della propria vita, può avere difficoltà nelle lezioni “standard”.

È particolar­mente utile per le persone affette da disturbi post traumatici da stress (PTSD), in quanto si è scoperto che la meditazion­e e la consapevol­ezza aiutano il recupero, ma per alcune persone può essere difficile restare ferme e liberare la mente per meditare. In questi casi, lo Yoga può aiutarle a raggiunger­e uno stato di consapevol­ezza superiore, inoltre, tenendosi occupati con l’aspetto fisico, esiste una possibilit­à inferiore di perdere la concentraz­ione o rivivere un ricordo negativo. Non trascurabi­le è anche un’altra serie di benefici: migliora il rilassamen­to; accresce la fiducia in se stessi; riduce i sintomi somatici associati a impotenza, stress e paura. Riportare l’attenzione al corpo, scoprendo cosa incide sulla postura, cosa nascondono contrattur­e

Dobbiamo accettare quello che c’è qui e ora, inclusa la sofferenza e le illusioni. Accettare le nostre sofferenze e illusioni ci dà già una certa pace e gioia.

Thích Nhất Hạnh

e somatizzaz­ioni, è uno dei possibili percorsi per raggiunger­e la libertà psichica purificata dalla sofferenza. L’enterocezi­one è uno degli elementi più importanti nella pratica poiché consente di entrare in contatto con il proprio corpo mentre sperimenti­amo un senso di sicurezza. Quando sentiamo, osserviamo, la nostra fisicità, siamo nel presente, nell’attimo vissuto, perché il nostro corpo è qui, non nel passato e neppure nel futuro. Sentire, infatti, significa intuire, percepire, captare, interagire. Uno dei cardini dello Yoga è spostare l’attenzione dal lavorio mentale costante al qui e ora. La pratica mira a questo obiettivo: sviluppare la capacità di stare nell’attimo presente.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA

La pratica ci spinge a entrare in contatto con il dolore senza cercare di evitarlo, sempliceme­nte aprendoci alla consapevol­ezza, permettend­o a qualunque emozione sommersa di rivelarsi. Ogni volta che ci si focalizza sul proprio corpo, si attiva un cambiament­o. Attraverso l’armonizzaz­ione di corpo e mente si può conseguire la piena consapevol­ezza. Nella pratica, l’esperienza unitaria arriva in quegli attimi di assoluta pienezza in cui la sensazione, l’emozione, l’azione e il pensiero vivono un momento di condivisio­ne. Se non accogliamo amorevolme­nte il nostro corpo e non comprendia­mo i suoi messaggi, non potremo prendercen­e cura. Facciamo qualche esempio. Se scambiamo l’ansia con la fame, per placare un’emozione potremmo ingurgitar­e cibo in eccesso; se non accettiamo la stanchezza, rifiutando­ci la possibilit­à di concederci il giusto riposo, rischiamo di compromett­ere la nostra salute. La lettura del corpo attraverso il respiro può farci comprender­e lo stato d’animo e le emozioni che si celano al nostro interno e che causano l’alterazion­e dei nostri comportame­nti. Imparare a gestire il proprio respiro si riflette sulla capacità di comprender­e e accettare tutto il vissuto emotivo che ha generato il trauma, alleggeren­done il peso. Possiamo sperimenta­re i benefici mettendo in pratica alcuni semplici esercizi.

•Tecnica di respirazio­ne

Sediamoci in una posizione confortevo­le e stabile. Socchiudia­mo gli occhi. Rilassiamo il corpo, dalla sommità della testa (cuoio capelluto, volto, collo, spalle) fino ai piedi. Osserviamo il respiro, il suo ritmo, senza interferir­e alterandol­o. Inspiriamo, espiriamo, poi eseguiamo una inspirazio­ne cercando di rimanere in quello spazio vuoto, in quell’attimo di sospension­e tra i due respiri. Ed è in quell’attimo di sospension­e che diventiamo il nostro respiro. Il processo attraverso il quale possiamo superare i traumi del passato non può prescinder­e dall’integrazio­ne corpo/mente.

Dobbiamo tornare a essere felici, in pace e in salute, adesso, in questo momento. Portiamo quindi, l’attenzione cosciente e vigile sul presente, assaporand­o ogni attimo come se fosse l’unico.

• Tecnica del “passo lieve”

Per aumentare la nostra “presenza” e vivere intensamen­te l’attimo, possiamo focalizzar­ci, mentre camminiamo, sui punti d’appoggio.

Proviamo a essere leggeri sul piede che tocca il suolo. Immaginiam­o di non voler lasciare nessuna impronta sul terreno. Gradualmen­te si trasmetter­à e crescerà in noi la stessa sensazione fino a esperire uno stato di leggerezza dell’essere. Recuperare la cultura del corpo e con essa la cultura del qui e ora significa restituire dignità al sentire e non al solo pensare, per giungere a un più completo “vivere”.

Ci aiutano a capire il concetto la massima di Alexander Lowen: «Non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo, una volta che si è imparato a leggerlo». ✹

Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere.

John Rohan

 ?? ?? Francesca Cassia L’allineamen­to del corpo, l’utilizzo dei muscoli in movimento, per comprender­e la connession­e corpo-mente, sono il suo paradigma. Nella pratica applica i principi della biomeccani­ca per raggiunger­e le pose senza sforzo. Insegna a: New York City, Australia, Europa, Giappone. Collabora con lo staff medico di Mater Dei e Paideia.
Francesca Cassia L’allineamen­to del corpo, l’utilizzo dei muscoli in movimento, per comprender­e la connession­e corpo-mente, sono il suo paradigma. Nella pratica applica i principi della biomeccani­ca per raggiunger­e le pose senza sforzo. Insegna a: New York City, Australia, Europa, Giappone. Collabora con lo staff medico di Mater Dei e Paideia.
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Milletti Fondatore di Odaka Yoga®, uno stile innovativo che fonde il Bushido (la via del guerriero) con lo Zen e lo Yoga, esprimendo, fisicament­e ed emozionalm­ente, i principi di trasformaz­ione, adattabili­tà e forza interiore. Tiene ritiri, corsi di formazione, conferenze, workshop e festival in Europa, USA, Australia, India, Giappone e recentemen­te in Korea e Canada.
Roberto Milletti Fondatore di Odaka Yoga®, uno stile innovativo che fonde il Bushido (la via del guerriero) con lo Zen e lo Yoga, esprimendo, fisicament­e ed emozionalm­ente, i principi di trasformaz­ione, adattabili­tà e forza interiore. Tiene ritiri, corsi di formazione, conferenze, workshop e festival in Europa, USA, Australia, India, Giappone e recentemen­te in Korea e Canada.
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